La benzina del boss Vernengo| Sigilli agli impianti di Cosa nostra - Live Sicilia

La benzina del boss Vernengo| Sigilli agli impianti di Cosa nostra

Nuovi guai per il mafioso scagionato dalla strage di via D'Amelio. Sequestrato pure un rimessaggio di barche

PALERMO – Secondo gli inquirenti, era la benzina di Cosa nostra. I finanzieri dei Nucleo speciale di Polizia valutaria hanno sequestrato due impianti riconducibili all’anziano boss Cosimo Vernengo, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Nei mesi scorsi era finito n cella dal luglio con l’accusa di avere chiesto il pizzo ai gestori di una sala bingo alla Guadagna. Poi, era tornato libero per motivi di salute.

Sotto sequestro finiscono gli impianti Q8 di Giuseppe Farina, che si trova in viale Regione Siciliana 2028, nella zona di Pagliarelli, e per il Fuel di Antonino Sampino, di via dell’Olimpo 30. Farina e Sampino, imparentati con Vernengo, ne sarebbero divenuti i prestanome. Sequestrata anche la Gpv Service, impresa con sede in via Paternò che si occupa di rimessaggio barche.

Vernengo, 52 anni, ha rischiato l’ergastolo per la strage di via D’Amelio. Si tratta, infatti, di uno dei condannati al “fine pena mai” e scarcerati quando sono state smascherate le bugie dei falsi pentiti. In carcere Cosimo c’era finito nel luglio del 1994. Nel 1999 tornò libero quando la Corte d’assise di Caltanissetta lo assolse per la strage, ma lo condannò a 10 anni per associazione mafiosa. Nel 2002 i giudici d’appello gli inflissero l’ergastolo e lui si rese irreperibile. Lo scovarono due anni dopo in una palazzina a Monreale. Nel 2011 la nuova scarcerazione dopo che il processo per l’eccidio di via D’Amelio è stato azzerato.

Tornato in libertà si era rimesso nel giro mafioso a Santa Maria del Gesù e si era lanciato nel mondo degli affari. Avrebbe individuato una serie di imprese che, secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, ha fatto intestare ai parenti, fra cui il figlio e il genero.

 


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