Tutta Palermo abbraccia Biagio: "Fratello, non lasciarci mai"

Tutta Palermo abbraccia Biagio: “Fratello, non lasciarci mai”

L'addio al missionario laico. La camera ardente. Le lacrime.

“Non lasciarci, Biagio, non lasciarci mai”. C’è una città dolente, in via Decollati, alla Missione, che attende di salutare l’uomo che la salvò, indicandole la strada dell’amore. C’è Palermo, con il suo mormorio, con il peso di una pena tremenda che soltanto la speranza rende un poco più lieve. Biagio Conte è stato trasportato in chiesa, per il rito della camera ardente. Intorno alle tre del pomeriggio ha lasciato la stanza-infermeria che l’aveva ospitato negli ultimi mesi di sofferenza. Sotto un cielo plumbeo, con radi squarci di sole, ha raggiunto una delle sue ultime dimore terrene, prima dei funerali, fissati in Cattedrale, per martedì prossimo.

Biagio non lasciarci, è l’invocazione che rispecchia il grido silenzioso di tutti. Perché ci sono tutti. Ci sono le ragazze e i ragazzi che, forse, hanno soltanto sentito parlare dell’umanissimo miracolo di un fraticello laico che, con il saio e con i sandali, scese in pacifica guerra contro la durezza del cuore. Ci sono i sognatori di una volta e di oggi, di questa o di quella fazione politica. Li conosciamo: persone perbene, in buonafede che cercano una strada. Sono qui, per trovarla. Ci sono donne e uomini con i capelli bianchi. Alcuni si sorreggono, appoggiandosi a un bastone. Guardano quello che temono e che sperano di più: la vita che finisce e che desidera ricominciare. Ma senza il dolore.

Siamo nel primo pomeriggio di una giornata che nessuno dimenticherà. Il giorno in cui Palermo piange Biagio, chiamandolo ‘santo’. Da qualche minuto, si è compiuto il tragitto dalla stanza-infermeria alla chiesa della Missione. Ci sono stati, ancora una volta, canti e preghiere, come poco prima, nella stanza che ha visto le notti impallidire.

Erano tutti lì – la porta socchiusa ha rivelato una visione d’insieme – e cantavano e pregavano, con i volti rigati dalle lacrime. E c’erano le sorelle di Biagio Conte che hanno dovuto comunicare al papà e alla mamma la notizia della morte del figlio. Una presenza amorevole, con l’affetto infrangibile di chi aveva accolto una scelta difficile. Perché non è semplice avere davanti un figlio, un fratello, un familiare, che decide di lasciare tutto e fare della strada la sua casa.

C’è Fadil che piange e abbraccia quelli che ha accanto, mentre i lacrimoni gli piovono sulla giacca. Ieri, sorrideva perché era arrivato dall’Inghilterra per il suo amico Biagio, per il suo fratello col saio che lo aveva ospitato quando lui, ragazzo sudanese, aveva poco più dei vestiti che indossava. Anni dopo, Fadil avrebbe ricambiato il ricovero e i pasti e il caldo, durante un pellegrinaggio del missionario laico.

E ci sono don Pino, Francesco, Antonio, Riccardo. Li abbracceresti tutti, perché sono loro – i compagni di viaggio di una speranza radicale – a portare la croce della sofferenza con chi ha condiviso quel cammino. “Fratello, non lasciarci mai”. Così grida, intanto, Palermo. Lo gridava in chiesa e continua a gridarlo. Addio Biagio, ti vogliamo bene. Così piange Palermo. Che ha perso l’uomo che l’ha salvata, per restare con lui e non perderlo mai più. (Roberto Puglisi)

Fratel Biagio nella camera ardente

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI