"Ora si alza, rimani con noi..." La Messa con Biagio Conte

“Ora si alza, rimani con noi…” La Messa con Biagio Conte

La celebrazione con il missionario laico. Le emozioni di un incontro indimenticabile.

Chissà cosa sente, l’uomo sulla lettiga. Chissà cosa avverte della risacca amorevole che lo sorregge e lo circonda, mentre lo portano a braccia, all’uscita dalla Messa, nella chiesa della Missione di via Decollati. Chissà se avverte i sussurri di chi prega: “Fratel Biagio, alzati… Ora si susi... Dio, aiutalo…”. Forse qualcosa sì, perché ha dei momenti di lucidità nel sopore in cui il suo male, clinicamente molto avanzato, lo imprigiona benevolmente, attutendo la sofferenza. Ma lui l’aveva chiesto, con un filo di voce: “Voglio esserci”. E Biagio Conte c’è. I suoi fratelli lo hanno accontentato.

Chissà in che forma gli sta passando nella mente la sua vita. La tenerezza e l’amore per la famiglia che lo segue, tra i banchi c’è una delle sorelle. Chissà se ricorda lo stupore di suo padre e di suo madre, quando scelse di non essere più il giovanotto borghese che era, perché decise che avrebbe cercato gli ultimi, non sopportando di vederli soffrire. E’ don Pino Vitrano, il suo amico don Pino, che lo ricorda, durante la celebrazione, di questa domenica di profondo dolore e di immenso amore, nell’attesa dell’ineluttabile. Dice don Pino: “Dopo il primo pellegrinaggio ad Assisi, sulle orme di San Francesco, si dedicò ai poveri di Palermo. Una sera passò dalla stazione, vide persone che dormivano all’addiaccio. Tornò a casa, prese un thermos, un Vangelo, un sacco a pelo e li raggiunse. Ai suoi genitori disse semplicemente: ‘Ora so quello che il Signore vuole da me’. Poi fondò la Missione di via Archirafi”.

E’ un gigante, don Pino, questo prete dalla barba bianca che è di esempio a molti con la forza di una incredibile spiritualità. Riccardo, anima generosa della Missione, racconta: “Ci affidiamo a lui, perché sa confortarci ed è sostenuto da una immensa fede che infonde serenità”. Don Pino è addolorato, non lascia Biagio un momento, ma porta sul viso i segni di di una speranza che non vacilla. Come accade a Francesco, il medico, e ad Antonio, un altro volontario storico. Sono accanto alla lettiga di Biagio, durante la celebrazione. Assistono il sacerdote che riesce a impartirgli la comunione. E, quando tutti cantano, è Francesco ad accarezzare la testa del missionario laico. Con la bocca canta. Con gli occhi piange. Con le braccia stringe colui che non vorrebbe vedere andare via.

Ora, Palermo c’è, ancora una volta. Perché sa che Fratel Biagio se ne sta andando. C’è, Palermo, e partecipa alla Messa in forma ordinata, rispettando le indicazioni, senza accalcarsi, senza spingere. Mentre le voci del coro intonano, con dolcezza: “Le mani alzate verso te”. E ci sono gli ultimi, i piccoli. I bambini, figli delle persone migranti, scampati al mare. Sono qui che ridono, cantano, pregano. E manifestano la ricchezza di ogni vita salvata. E sono qui gli ammalati, nonostante tutto. Come una signora che si trascina sulle stampelle, centimetro dopo centimetro. Non poteva mancare.

E sono tutti qui, sempre, alla fine, all”andate in pace’. Si mettono di fianco, mentre Biagio Conte passa, portato a braccia, nella lettiga, prima di scomparire nell’aria fresca della sera, per tornare alla sua stanza-infermeria. Siamo qui, tutti, e aspettiamo un miracolo. E preghiamo con il cuore: ‘alzati, Biagio, resta con noi, rimani, non ci lasciare’. Ma il miracolo vero, quel prodigio che cerchiamo, per cui saremmo disposti a cedere qualcosa di noi stessi, è sotto i nostri occhi. E’ già avvenuto. (Roberto Puglisi)


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