Bianco brinda con Renzi |I "nuovi" equilibri del Pd etneo - Live Sicilia

Bianco brinda con Renzi |I “nuovi” equilibri del Pd etneo

La compagine renziana  ottiene il doppio dei consensi dei cuperliani, sfiorando quota 12800 voti. Le consultazioni registrano, però, un dato in controtendenza: Cuperlo guadagna un 10% in più rispetto alla percentuale nazionale. Affluenza alle stelle: ventuno mila e ottocento votanti.

CATANIA –  Primarie del Pd: Renzi vince con il 60% dei consensi. Alla fine “il plebiscito” invocato da Enzo Bianco è arrivato. Complice il voto d’opinione, non necessariamente legato ai candidati all’assemblea, le primarie catanesi hanno confermato il trend nazionale. I renziani “cambiano verso” (almeno sulla carta) e modificano il volto del partito progressista più grande del Paese, ma mantengono un elemento della tradizione rossa: la maggioranza bulgara. La compagine renziana, infatti, ottiene il doppio dei consensi dei cuperliani, sfiorando quota 12800 voti (in realtà qualche briciola in meno). Le consultazioni registrano, però, un dato in controtendenza: Cuperlo guadagna un 10% in più che nel resto del Paese. Una magra consolazione per i laburisti etnei che ottengono quattro posti in assemblea nazionale. A Catania ce la fanno Giuseppe Berretta e Luisa Albanella, in provincia Concetta Raia ed Enzo Napoli. Tra i seimila voti ottenuti dal candidato triestino e i dodici mila del sindaco di Firenze, si colloca l’ottimo e inaspettato risultato dei supporter di Pippo Civati, che con 2800 preferenze ottengono l’elezione di Danilo Festa all’assemblea nazionale.

Il plebiscito per il sindaco di Firenze premia Enzo Bianco, Francesca Raciti, Giovanni Barbagallo, Chiara Reina, Gianfranco Vullo nel collegio cittadino e Giovanni Burtone, Margherita Francalanza, Carmelo Nigrelli ed Enrichetta Pollicino in provincia. Resta fuori, invece, il sindaco di Paternò Mauro Mangano, che ha pagato con il quinto posto in lista la corsa alla segreteria provinciale in opposizione al candidato di Enzo Bianco. E pensare che un anno fa i dati delle primarie catanesi dicevano tutt’altro. Catania incoronava Bersani leader del centro sinistra, con 48,8% dei voti.

Altri tempi, appunto. E altri schieramenti in campo, non solo perché si votava per il premier della coalizione (in corsa c’era pure Vendola) e non per il segretario del partito democratico ma perché tanti big etnei non avevano ancora subito il fascino di Renzi. Burtone e Bianco in primis. Diverso il caso dei renziani doc, come i giovani di Futurdem capitanati da Giulio Seminara, che oggi si godono una bella vittoria, un seggio all’assemblea nazionale (Chiara Reina) e un premio per la pervicacia e la coerenza. Fare un’analisi puntuale del voto non è semplice. Il popolo del Pd ha di certo manifestato la voglia di partecipare attivamente e dare uno scossone a un partito imbrigliato nella maglia delle larghe intese e nel tatticismo sterile. Un partito che mobilità tanti simpatizzanti nelle piazze, una volta ogni due anni, ma che non entusiasma a tal punto da convincere i potenziali elettori a prendere la tessera di partito e rimboccarsi le maniche nelle sezioni. Non a caso circoli e piazze sembrano due rette parallele. Prendiamo i dati di Catania. Le consultazioni che hanno riguardato i circoli, infatti, hanno registrato 3959 votanti e una vittoria di Gianni Cuperlo, che con il 48% staccava di nove punti il sindaco di Firenze. Un risultato ribaltato da quello uscito fuori dai gazebo di domenica scorsa. Ventuno mila e ottocento votanti, la débâcle di Cuperlo e la vittoria schiacciante di Renzi raccontano un’altra storia.

Matteo Renzi e le sue ricette in salsa liberista erano state bocciate un anno fa dagli elettori, ma adesso qualcosa è cambiato. Realisticamente gli alleati migliori del sindaco di Firenze sono stati la vittoria mutilata di Bersani alle politiche, le larghe intese e la solita autoreferenzialità del dibattito interno. I confronti serrati che hanno caratterizzato queste settimane ben presto lasceranno il posto alle contese locali, che poco appassionano simpatizzanti ed elettori.

In primo luogo il classico tentativo, da parte dei “pezzi grossi” del partito, di orientare la lettura del voto di domenica in vista del confronto interno. Il Pd catanese può vantare un primato: ha già anticipato il verbo renziano, abbattendo gli steccati ideologici tra ex e post qualcosa. Basti pensare alle composite compagini create per il congresso provinciale che raccontano di equilibri interni che nulla hanno a che vedere con le idee. Accentando questa chiave di lettura, la tenuta di Cuperlo premia il radicamento territoriale del gruppo che fa riferimento a Giuseppe Berretta e all’asse Raia- Albanella, che in casa giocano una partita su fronti contrapposti. Ma il risultato di domenica rafforza soprattutto liberal ed ex popolari che riescono per la prima volta a Catania a imporsi sulla dirigenza di provenienza diessina. La vera scommessa, però, sarà quella di “convogliare” i simpatizzanti dentro un progetto politico che ha nel partito il suo perno fondamentale, altrimenti sarà una sconfitta per tutti. Ma ai tempi del partito liquido di matrice renziana anche la militanza, che già non godeva di buona salute, rischia di essere “rottamata”. Staremo a vedere.


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