Biondo, scontro Regione-Comune| Si ipotizza l'asse con Catania - Live Sicilia

Biondo, scontro Regione-Comune| Si ipotizza l’asse con Catania

L'assemblea dei soci ha deciso la costituzione di un comitato per valutare la possibilità di una domanda congiunta tra il Biondo e il Bellini per il riconoscimento di Teatro nazionale. Cusumano: "In caso contrario, pronti a fare da soli con Libero, Cuticchio e Garibaldi".

PALERMO – Una soluzione di compromesso per tentare di salvare il Teatro Biondo di Palermo, ma soprattutto per appianare lo scontro tra Comune e Regione. Non è stato un pomeriggio facile per lo Stabile di via Roma, che prima ha visto riunirsi una tesa assemblea dei soci e poi il cda in una delle giornate più drammatiche per la vita di quello che una volta era il fiore all’occhiello della cultura cittadina.

L’assemblea ha infatti deciso di costituire un comitato, proposto da Palazzo delle Aquile e guidato dall’assessore Andrea Cusumano, che entro il 31 gennaio presenti un progetto al ministero per veder riconosciuto il Biondo come Teatro nazionale. Un titolo che consentirebbe di accedere ai fondi ministeriali, secondo le nuove modalità decise dal governo che hanno mandato in soffitta il Fus e gli Stabili. Il comitato dovrà capire in prima istanza se è fattibile un asse con lo Stabile di Catania, ovvero il Bellini, ipotesi questa fortemente voluta dalla Regione ma che gli altri soci (Comune e Fondazione) riterrebbero assai improbabile. Significherebbe, in poche parole, creare un unico ente, con un unico management, che possa competere a livello nazionale ma le difficoltà di unire le due città sono evidenti.

L’operazione comprenderebbe anche altre realtà minori palermitane e catanesi ancora da definire, mentre se non dovesse andare in porto c’è l’opzione B, caldeggiata dal Comune: unire il Biondo al teatro Libero, al Laboratorio teatrale figli d’arte Cuticchio e al Garibaldi e presentare così la richiesta in salsa tutta palermitana. Per entrambe le ipotesi, però, la risposta ministeriale resta un punto interrogativo.

Il nuovo meccanismo, in poche parole, ha cancellato il titolo di “Stabile” che finora era toccato a 17 realtà sparse per l’Italia. Adesso ci saranno i Teatri nazionali e i Teatri di rilevante interesse culturale: i primi prenderanno più dei secondi, in termini economici, ma devono avere requisiti ben precisi come un minimo annuale di 240 giornate recitative di produzione e di 15.000 giornate lavorative. Ecco perché Palermo cerca sinergie con altri soggetti. In più serve il contributo degli enti locali pari a quello ministeriale (sia Regione che Comune), una sala da almeno 500 posti, due da 300, bisogna dare più spazio agli autori viventi e avere una scuola di formazione (di cui il Biondo si è dotato grazie al nuovo direttore Roberto Alajmo).

La sfida, per tutti gli Stabili d’Italia, è di vedersi riconoscere come Teatro nazionale per non perdere i finanziamenti pubblici e non è un’impresa facile. Ma a Palermo c’è un secondo problema, non meno rilevante: la Provincia vuole uscire dall’associazione, costringendo alla rimodulazione. Gli altri soci sono il Comune, la Regione e la fondazione che è proprietaria del teatro di via Roma. Il sindaco Orlando, che ha voluto Alajmo e che nel 2014 ha stanziato 2 milioni di euro (più di quanto previsto, ma i 250mila euro sono vincolati a prepensionamenti), chiede da tempo con forza l’impegno dei soci per il riconoscimento di Teatro nazionale e non sembra disposto ad accettare soluzioni di ripiego. La Regione preferisce l’asse con il Bellini.

Cusumano, dal canto suo, batte i pugni sul tavolo e si dice pronto a tutto pur di salvare il Biondo. “Il comitato dovrà valutare la fattibilità di mettere insieme il Biondo con altre realtà palermitane e lo Stabile di Catania – spiega – ma noi siamo decisi, nel caso in cui questa strada non sia percorribile, a presentare l’istanza con il Biondo e gli altri il Libero, il Cuticchio e il Garibaldi”. Il termine ultimo è il 31 gennaio e quindi bisogna fare in fretta: per il 23 gennaio è stata riconvocata l’assemblea dei soci.

Ma a quanto ammonta il possibile finanziamento? Quello erogato fino al 2014 a poco più di 800mila euro, il prossimo è un mistero e varierà a seconda del progetto presentato: l’asse con Catania frutterebbe sicuramente di più, ma non è detto che alle pendici dell’Etna non vogliano correre in solitaria e che ci siano i tempi tecnici. Dall’altro lato Libero, Cuticchio e Garibaldi non hanno sale tanto grandi, quanto quelle richieste dal ministero.

In caso di bocciatura si potrebbero ricorrere al titolo di Teatro di rilevante interesse culturale in sinergia con altre realtà, ma a quel punto il Comune potrebbe non confermare il contributo visto che punta tutto sul titolo Nazionale. Insomma, lo scontro Comune-Regione è in atto: hanno strategie diverse, prospettive divergenti e alla peggio minacciano entrambi di tirarsi fuori, con buona pace di Teatro e lavoratori.

Il cda per il momento ha temporeggiato sul budget 2015 e ha dato mandato ad Alajmo di verificare le due proposte. Il direttore per ora si trincera dietro il no comment.

LE REAZIONI
“Prendiamo atto che, ancora una volta, il Comune di Palermo e la Regione Siciliana non trovano un’intesa su temi importanti come la salvaguardia di un pezzo della cultura della nostra città e dei livelli occupazionali. Ci sembra di difficile attuazione l’ipotesi di accordo tra il Teatro Biondo e il Bellini di Catania”. Lo dicono i consiglieri comunali di Idv, Paolo Caracausi e Filippo Occhipinti, in merito alla decisione dell’assemblea dei soci del Teatro Biondo di promuovere un comitato che valuti una candidatura congiunta con lo Stabile di Catania per il titolo di Teatro Nazionale. “L’ipotesi di candidatura con i teatri minori della nostra città ci sembra inoltre debole e rischiosa – continuano Caracausi e Occhipinti – non capiamo perché non si ipotizzi un coinvolgimento del teatro ‘Al Massimo’ che ha requisiti di attività e struttura che, con l’aggiunta dei piccoli teatri, ci metterebbero nelle condizioni di avere lo status di Teatro Nazionale o quantomeno di interesse nazionale. Invitiamo l’assessore alla Cultura, Andrea Cusumano, a rivedere la sua posizione: non vorremmo assistere a una nuova bocciatura della nostra città”.

 


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