Birrificio Messina, bollette da 410mila euro tra agosto e settembre VIDEO - Live Sicilia

Birrificio Messina, bollette da 410mila euro tra agosto e settembre VIDEO

Lo storico stabilimento: "Ruota tutto intorno alla sala cottura accesa cinque giorni su sette". L'ipotesi di un errore del fornitore

MESSINA – Una produzione eroica è quella del “Birrificio Messina” della Città dello Stretto, la società Cooperativa che, dal 2013, ha deciso di salvarsi e costruirsi un futuro, dopo il licenziamento di tutta la compagine di lavoratori e dopo aver impegnato anche il Tfr di ognuno di loro. Una produzione che è ancora più eroica allo stato dell’arte per ragioni di natura diversa ovvero di emergenza energetica: i 15 soci che configurano l’azienda sono assoggettati a costi di utenze a dir poco improponibili ed inaccettabili. La somma di 324mila euro si deve corrispondere per la bolletta del consumo gas di agosto mentre l’ulteriore martellata in fronte è arrivata proprio oggi con l’importo di 81mila euro, relativo al mese di settembre per la stessa fornitura. A discuterne amaramente con noi questa mattina è stato il portavoce della squadra dello stabilimento “Messina”, Domenico detto Mimmo Sorrenti che svela di aver fatto una contestazione alla loro fornitura (Eni Plenitude uguale per gas e luce) sulla penultima bolletta che sembra una “candid camera” agli occhi di tutti gli operai.

Risvolti della contestazione utenza

Su richiesta di attivare una verifica all’importo abominevole dell’utenza gas, pare che il fornitore in questione stia provvedendo a rettificare qualcosa: anzi ha annunciato che si sia trattato di un possibile errore. Ma Il mantenimento di un impianto come questo del “Birrificio Messina” gira intorno ai consumi della sala cottura che, per gestire tutte le fasi di fabbricazione, deve stare accesa cinque giorni a settimana a ciclo continuo, il sabato mezza giornata e la domenica a riposo. Si è passati da una bolletta di 7mila euro al mese fino a febbraio a quelle di 21mila euro per le successive. “Comunque – avvisa Sorrenti – viaggiavamo su pagamenti di non oltre i 30mila euro. Da aprile, i tassi fissi sono scomparsi con la variabile dei costi finali sia per i kilowatt di energia elettrica che per il metro cubo di gas. Ma riuscivamo a sostenere le spese con la nostra produzione e precisiamo che continuiamo a sostenerle per dare serenità a chi ci distribuisce le materie prime e il materiale per il confezionamento. Vorremmo però garanzie di ricevere agevolazioni dallo Stato, di essere tutelati e di pagare di meno nei prossimi tempi”.

Non basta affidarsi alle energie rinnovabili

Sorrenti racconta che come cooperativa lui ed i suoi colleghi si sono rivolti alle energie alternative, sperando in un risparmio ma nulla di tutto questo è servito. Pur realizzando gli impianti fotovoltaici di 100 kilowatt, non c’è stato verso di risparmiare sulle bollette. Tutto l’entourage societario sta rispettando gli standard di produzione, il supporto alla “famiglia allargata” e ai due capannoni presenti nel perimetro Asi. A contribuire tra gli altri come socio sovvenzionatore è anche la Fondazione di Comunità di Messina che fa a capo a Gaetano Giunta.

Parliamo di un volume di affari che dal 2016 è aumentato da 4mila ettolitri l’anno fino a 50mila ettolitri e 9 milioni di bottiglie l’anno. Sappiamo inoltre che per ogni lotto si realizzano 150 ettolitri nell’arco di due ore e mezza. In termini di gas ed energia erogati, si toccano cifre considerevoli per cui non è sufficiente tamponare con lo stile di energia rinnovabile.

Birrificio Messina, patrimonio da salvaguardare

Non c’è alcun dubbio che lo “Stabilimento Messina” sia una risorsa incomparabile da tenere stretta al territorio peloritano per tutto ciò che ha saputo creare, sulle basi di una storia di vita commovente. Il portavoce Sorrenti è uno dei due mastri birrai che ha inventato la ricetta originale della bevanda frizzante, insieme ad Adolfo Giordano, in funzione della loro precedente esperienza. Solo al principio della loro avventura, c’era stata un’altra ditta che aveva montato le macchine e il software in sala cottura e che aveva assicurato anche due propri Mastri Birrai.

“Rispetto al vecchio impianto – puntualizza Sorrenti – abbiamo cambiato i luppoli ed inserito il puro malto. Non c’è né riso né mais. Coordiniamo vari fornitori: il Malto proviene da Melfi (provincia di Potenza), le bottiglie giungono da Marsala, i cartoni da Catania e Basilicata, le etichette da Messina e Palermo, i Tappi da Lubelli in Puglia”. “Il nostro TFR – continua – fa sempre parte della nostra società, come capitale messo dall’inizio pari a 750mila euro. Poi da due anni, abbiamo intrapreso il commercio con l’Estero nei Paesi Belgio, Francia, Svizzera, Canada, Australia e America (New York)”. Il team si avvale anche di validi importatori con un capo commerciale che gestisce una squadra siciliana di sette persone in altre Nazioni e continenti.

Certezze per organigramma

Nonostante le imprevedibili difficoltà globali (nessun produttore pensava ad una guerra che facesse esplodere la crisi economica dopo la pandemia), Sorrenti rasserena: “Stiamo pagando regolarmente forniture e stipendi. Vorremmo soltanto tornare alla normalità con le bollette. Noi non possiamo considerarci una grande realtà produttiva. Rientriamo tra le piccole imprese. Per le grosse aziende, si valuta una produzione di 12 milioni di bottiglie. Noi abbiamo raggiunto i 9 milioni con le nostre sei etichette”.

Per quanto riguarda lo staff, si sono concretizzate diciassette assunzioni in due anni e mezzo per la maggioranza figli dei soci (come atto dovuto) e qualcuno che era andato a lavorare per esempio ad Agrigento, sempre nell’ambito delle bevande.


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