Strage Borsellino, il più grande depistaggio d'Italia - Live Sicilia

Borsellino, la requisitoria: “Il più grande depistaggio d’Italia”

La requisitoria al processo di Caltanissetta
MAFIA
di
0 Commenti Condividi

CALTANISSETTA, 26 APR – “Il più grande depistaggio della storia italiana nasce a Pianosa. Come si arriva all’interrogatorio del 24 giugno 1994? Quindici giorni dopo l’arresto di Vincenzo Scarantino, avvenuto il 29 settembre 1992, atterra sul tavolo del procuratore di Caltanissetta Tinebra una nota del Sisde con a capo Contrada, veicolata attraverso la Squadra Mobile di Caltanissetta nella quale incredibilmente, il Sisde anziché dire che Scarantino è un piccolo delinquente di borgata, lo definisce un boss mafioso”. Lo ha detto nel corso della requisitoria del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio il pm Stefano Luciani.

Secondo l’accusa gli imputati del processo, i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo avrebbero indotto il falso pentito Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso, mediante minacce, pressioni psicologiche e maltrattamenti. “I suoi precedenti – ha aggiunto Luciani – erano assolutamente distonici rispetto al quadro che si vuole rappresentare. Da quel momento Vincenzo Scarantino subisce un pressing asfissiante. A Venezia, a Busto Arsizio, viene sottoposto a interrogatori costanti e ripetuti. Viene sottoposto a plurimi procedimenti penali a condanne per traffico di droga, rinviato a giudizio per la strage. Vincenzo Scarantino arriva al 24 giugno 1994 che è un uomo esasperato”.


0 Commenti Condividi

Le nostre top news in tempo reale su Telegram: mafia, politica, inchieste giudiziarie e rivelazioni esclusive. Segui il nostro canale
UNISCITI


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI

Commenti

    Nel 94 in provincia è morto un allevatore a cui si diceva volevano strappare i terreni…..ma non ci sono stati condannati…..se ne dovrebbero rivedere un bel Po di processi….in Sicilia

    Da anni, parlando con amici e colleghi dico che la risposta a tutto ciò sta in una sola domanda: come si poté fornire la patente di pentito di mafia ad un uomo che non era mai stato e mai sarebbe stato “uomo d’onore”?

    pentiti falsi e falsi pentiti sicuramente com’è strana questa convivenza tra realtà e immaginazione , poi non erano quelli i giornalisti da indagare forse..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *