Boss del pizzo rubava la carne e il vigilante 'sbirro' rischiò grosso

Boss del pizzo rubava la carne e il vigilante ‘sbirro’ rischiò grosso

Una storia di sopraffazione e miseria mafiosa

PALERMO – Il boss del pizzo lavorava al supermercato e, così sostiene l’accusa, aveva il vizietto di rubare la merce. Qualcuno se n’era accorto e rischiò una punizione fisica, evitata soltanto dall’intervento dei poliziotti.

C’è anche questo retroscena di miseria mafiosa e sopraffazione nell’inchiesta che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di boss e gregari del mandamento di Ciaculli.

Tra gli arresti c’è Giuseppe Ciresi che, secondo la Dda di Palermo, avrebbe ricevuto l’incarico di occuparsi dell’estorsioni da Maurizio Di Fede, considerato l’uomo forte della famiglia di Roccella.

La storia dei furti è venuta fuori ascoltando i dialoghi fra Di Fede, Onofrio Claudio Palma (pure lui arrestato) e il pregiudicato Salvatore Gucciardi, conosciuto con il soprannome “u banana”, e arrestato nel 2009.

Si incontrarono in un bar in Corso dei Mille. C’era da affrontare la questione del dipendente di un supermercato, trasferito da Villabate in un punto vendita a Palermo, fin troppo ligio al dovere.

In realtà si atteneva ai compiti che gli erano stati assegnati, viste le sue mansioni di vigilanza.

Insomma, doveva pizzicare i clienti che rubavano la merce esposta negli scaffali. Solo che i sospetti erano caduti anche su Ciresi, il quale con tutta probabilità aveva l’abitudine di riempire il frigorifero di casa con la carne prelevata senza pagare al supermercato.

“Sta rompendo la minchia”, disse senza troppi giri di parole Palma. E pensare che il vigilante era stato trasferito dopo che un “cliente” lo aveva colpito con un casco non appena era stato sorpreso a rubare. Non restava che ripetere la lezione: così suggeriva Di Fede e Gucciardi rispondeva con una risata.

Palma: “Ma che si deve fare con questo? Dice che lo hanno mandato via da Villabate perché ha preso un colpo di casco“. Di Fede: “E la stessa cosa si fa qua. Qual è il problema?”.

Andava arginata la “sbirritudine” del dipendente “che controlla la spesa, gli scontrini, controlla se quello invece di darti quattro fette te ne dà quattro e mezzo… “. “E deve abbuscari solo senza dirgli niente?”, si chiedeva Gucciardi, propenso ad una linea soft. E annunciava che all’indomani si sarebbe presentato al supermercato per spiegare all’impiegato che era meglio farsi “i fatti suoi”.

Così avvenne, ma c’erano pure i poliziotti della squadra mobile davanti al supermercato. Hanno documentato l’arrivo di Ciresi e Palma. È stato il riscontro investigativo che cercavano.


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