“Il principio che sottintende la recente norma sul riordino delle Camere di Commercio siciliane, cioè l’articolo 54 ter della legge 106/2021, è corretto e quindi va sostenuto. Gli accorpamenti attuali hanno infatti chiaramente mortificato interi territori con storie e tradizioni importanti, e questo è nei fatti. Ma non solo. Le soluzioni adottate si sono anche rivelate fallimentari nei loro obiettivi principali, che erano quelli di una maggiore efficienza per ridurre gli oneri sulle imprese”.
Lo dicono in una nota le articolazioni regionali di Cna, Casa artigiani, Claai, Confcooperative, Lega delle cooperative, Unci, Unicoop e Confesercenti. “La riforma, che ha introdotto gli accorpamenti, stabiliva il dimezzamento dei diritti camerali a carico delle imprese, ma la storia oggi racconta ben altro epilogo. Le imprese – aggiunge la nota – pagano anche più di prima, e per di più hanno perso i loro riferimenti territoriali di una istituzione: la Camera di Commercio appunto, alla quale sono demandati per legge compiti e servizi importantissimi per il loro sviluppo. Quindi il riordino pensato 5 anni fa ha fallito gli obiettivi che lo giustificavano ed ha allontanato i servizi dalle imprese. Tutto si può dire quindi tranne che l’attuale sistema vada salvaguardato”.
“Per queste ragioni la norma recentemente introdotta coglie nel segno e risponde ad un malessere diffuso e ampiamente giustificato. Impugnarla, come è stato da taluni sollecitato al Governo regionale, significherebbe insomma andare contro gli interessi delle imprese siciliane. Chiediamo quindi al presidente Musumeci di assecondare lo spirito della norma recentemente introdotta aprendo un confronto con la deputazione nazionale e con le associazioni datoriali, cioè le fonti primarie del sistema camerale, per individuare un percorso comune che porti ad un diverso assetto del sistema camerale siciliano rispetto a quello attuale e colga davvero l’obiettivo primario di abbattere i costi per le imprese garantendo servizi efficaci e con la più ampia e capillare diffusione territoriale. In tal senso auspichiamo ancora una volta una posizione unitaria delle associazioni datoriali”, conclude la nota.
Con la risposta del Ministro ci chiediamo :Chi ha vinto la guerra tra bande per accaparrarsi l’aeroporto? I cittadini ormai sono sbigottiti attendono una risposta. Speriamo che arrivi presto e che la magistratura faccia luce su tutte le carte che riguardano l’aeroporto (come appalti, consulenze parcheggi e quant’altro) e le Camere di commercio .Ci auguriamo che i capi banda e i suoi gregari vengono tenuti lontani dal business aeroporto. Chissà se c’è nel mezzo la mafia e l’antimafia di facciata?
Ma questo accorpamento aveva un senso, perché corrispondeva al distretto produttivo del sud – est, già avviato. Quelli assurdi erano e sono Palermo con Enna ed Agrigento e Trapani con Caltanissetta, quando invece si poteva accorpare tutto a Palermo, tranne naturalmente Enna che si trova ad un tiro di schioppo da Catania. Al limite tirandosi dietro pure Caltanissetta ( le due città distano solo 15 km ) per rendere la vita più facile a Gela, lontana da Palermo ma prossima a Catania. Io dico che sono queste le ‘esigenze dei territori’. Ma questi ragionano solo in termini di province, usandole come tessere di un puzzle da comporre e scomporre a loro piacimento.