Cammarata: "Vergogna in Consiglio" - Live Sicilia

Cammarata: “Vergogna in Consiglio”

La parola al sindaco
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Stamattina, in Consiglio comunale, si è registrata l’ennesima vergogna. Ancora una volta i consiglieri Agnello e Milazzo hanno chiesto il prelievo della delibera per la trattazione del Piano regolatore del porto e il centro sinistra, che da due anni ha la maggioranza in Consiglio, non ha consentito di votare un atto così importante per lo sviluppo della città, che è stato iscritto all’ordine del giorno del Consiglio nell’agosto 2008″. Lo scrive, in una nota, il sindaco di Palermo, Diego Cammarata. “La legge 84/94 dispone che il Piano regolatore portuale venga approvato dall’Autorità portuale – aggiunge – sentita l’amministrazione comunale, che si deve pronunciare con una mera intesa. Il voto del Consiglio comporterebbe la conclusione dell’iter di approvazione del Piano e, di conseguenza, la possibilità di attivare appalti per oltre 300 mln. Purtroppo, non siamo di fronte a un caso isolato. In Consiglio comunale, infatti, giacciono da anni provvedimenti inviati dalla Giunta che rispondono a esigenze primarie dei cittadini palermitani e che il consiglio non ha mai neppure preso in esame”. “Provvedimenti come il P.E.E.P, iscritto all’ordine del giorno del Consiglio il 5 novembre 2007 e che, una volta approvato, consentirebbe di passare alla redazione del piano che prevede la realizzazione di 7.200 alloggi di edilizia residenziale pubblica, sbloccando lavori per 800 milioni – fa notare – così come più volte sottolineato dalle associazioni di categoria. O come la delibera per il nuovo cimitero a Ciaculli, iscritta all’odg del Consiglio il 24 marzo di quest’anno. Il progetto preliminare, munito di tutti i pareri di rito, una volta approvato, potrebbe andare a bando con la procedura del project financing per un’opera il cui costo preventivato è di circa 120 milioni e che risolverebbe gli annosi problemi del cimitero dei Rotoli. O, ancora, come la delibera relativa al Prusst, iscritta all’odg il primo agosto 2008”.

Il Prusst porterebbe denaro alle casse comunali, sotto forma di oneri e contributi e, nel contempo, creerebbe notevoli opportunità di lavoro”, aggiunge Diego Cammarata, sindaco di Palermo, nella propria nota. “L’assessorato urbanistica – rileva – ha espresso parere tecnico favorevole a 70 progetti presentati da privati, con un investimento complessivo di circa 500 milioni nei settori commercio, turismo e terziario. Quella che è Palermo vive a causa di un Consiglio menefreghista una situazione vergognosa che non intendo subire in silenzio, una vera e propria aggressione ai bisogni della città che non ha precedenti. Gli atti dell’amministrazione attiva possono essere condivisi oppure no dal Consiglio comunale, da tempo ormai in mano al centrosinistra, ma l’immobilismo di questo organo, che non ho esitato in più occasioni a definire un organo malato, è un’offesa ai cittadini onesti che vedono persone da loro elette interessate soltanto a intascare i gettoni di presenza senza produrre alcunché”.

“Con questo atteggiamento – conclude – non voglio avere nulla a che fare ed è per questo che intendo sottolineare, questa indifferenza e questo immobilismo, senza lasciare tregua a un Consiglio comunale che ha l’obbligo politico, morale e istituzionale di dare risposte ai cittadini e che invece, negli ultimi tre mesi, convocato per 24 volte, in nove occasioni non si è riunito per mancanza del numero legale, in sette ha dovuto chiudere i lavori per lo stesso motivo, mentre soltanto sei sedute si sono svolte regolarmente, in una delle quali non è stato peraltro approvato alcun provvedimento. In questi tre mesi é stato approvato il bilancio e bocciato il consuntivo. Non appare davvero un risultato edificante”.

Il sindaco di Palermo ha dato incarico al proprio legale di citare per danni il consigliere comunale Leonardo D’Arrigo che, nella seduta di ieri, avrebbe accusato il sindaco “di avere fatto imbrogli sul censimento”. “Non so di cosa parla – ha sottolineato Cammarata, in una nota – ma D’Arrigo avrà certo modo di spiegarlo al giudice, davanti al quale sarà chiamato a rispondere di questa affermazione”.


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