CATANIA Santo Campione, il numero 1 della Sigenco, colosso che si è aggiudicato gli appalti della metropolitana, replica alle accuse dell’ex commissario della Circumetnea Gaetano Tafuri (INTERVISTA) con una lunga lettera (clicca qui per leggerla integralmente), inviata a LivesiciliaCatania, che ripercorre, passo dopo passo, le fasi che hanno portato la Sigenco alla procedura di concordato preventivo innanzi al tribunale etneo.
Insieme al figlio Pietro, Santo Campione spiega in che modo verranno salvaguardati migliaia di posti di lavoro, ma soprattutto, “i catanesi, avranno presto la metropolitana”.
Secondo Campione, Tafuri, intervistato da LivesiciliaCatania, “ha preso un grosso abbaglio” sostenendo che la metropolitana catanese rischierebbe di diventare un’incompiuta. “Tafuri sbaglia -secondo Campione- perchè non è a conoscenza della proposta definitiva del piano concordatario, presentato al Tribunale di Catania giorno 8aprile, mediante il quale la Sigenco ha rappresentato che non potendo continuare l’attività per carenza di nuova finanza da parte delle banche, con la vendita dei rami d’azienda industriali ad imprese di livello nazionale che hanno presentato offerta nel mese scorso. Per i lavori della metropolitana addirittura si è candidata con un’offerta la ditta Maltauro (che attualmente sta lavorando con la Circumetnea ad Adrano) e non ultimo c’è la proposta ufficializzata direttamente alla Circumetnea di Catania (che non potendo intervenire Sigenco direttamente), della Uniter che potrà continuare, entro i termini previsti, i lavori. In tal senso l’ufficio legale della Sigenco ha rappresentato proprio ieri la possibilità che le imprese consorziate riprendano immediatamente i lavori. Per questo è sicuro che i catanesi avranno presto la metropolitana”. In pratica, i rami industriali degli altri lavori della Sigenco, verranno ceduti ad importanti gruppi nazionali: ANAS Centrale Sicula, Torre Biologica, Ospedale di Mazara, Scuola di Polizia di Palermo, Ospedale S. Elia di Caltanissetta, Depuratori di Lipari e Vulcano, Circumetnea attraversamento Fastweb ed altre commesse per un valore di 150 milioni, verranno rilevate da grandi imprese “che assicureranno la realizzazione delle opere”.
L’ex commissario governativo non sarebbe “una persona tecnicamente preparata nella gestione dei cantieri, ha espresso giudizi che non hanno riscontro alcuno con la realtà delle cose”.
Carte alla mano, secondo Campione, “le due commesse della Circumetnea, la Stesicoro Giovanni XXIII e la Borgo Nesima, sono state aggiudicate nel 2005 al Consorzio Stabile Uniter, di cui la Sigenco fa parte, essendo una delle imprese fondatrici del consorzio medesimo. Nella filosofia del consorzio stabile i singoli lavori acquisiti vengono assegnati con affidamento esclusivo alle imprese facenti parte del consorzio, le quali si impegnano a portare avanti i lavori con il proprio rischio imprenditoriale, fermo restando che l’amministrazione pubblica ha come controparte il consorzio stabile, firmatario del contratto”.
La Sigenco “ha presentato la richiesta di concordato preventivo con animo di presentare un piano per la continuità aziendale”. Un piano che però è strettamente collegato con il ruolo degli istituti bancari, “che non hanno concesso liquidità in un momento importante”.
Arriva l’affondo nei confronti della gestione Tafuri della Circumetnea: “Una delle cause che hanno costretto la Sigenco a chiedere il concordato, sono i danni subiti dall’anomalo andamento dei lavori della Circumetnea”.
Campione si riferisce ala sospensione dei lavori del 21 aprile del 2009, per un restringimento della sezione di scavo “che non era prevedibile”.
“Tale sospensione -insiste Campione- ha costretto il fermo del cantiere di Borgo Nesima per oltre due anni, tanto è vero che gli stessi lavori sono stati ripresi a fine marzo 2011. Immediatamente dopo la sospensione, l’avvocato Tafuri richiese al Tribunale di Catania un accertamento tecnico preventivo ed il presidente del tribunale nominò allora l’ingegnere Aleo il quale , dopo accurate visite e sopralluoghi, depositava una perizia di Ctu, definendo il fenomeno quale classica ipotesi di “sorpresa geologica”, e come tale imprevedibile nella maniera più assoluta. È quindi a carico del proprietario dell’opera”.
E ancora, attacca Campione: “L’avvocato Tafuri sicuramente non conosce i danni ingentissimi che ha creato questa attesa di due anni, per la soluzione del problema, sul bilancio di Sigenco: tutti i costi generali fissi continuavano a decorrere, creando notevole rigidità all’aspetto finanziario della società. I danni subiti dalla Sigenco durante la gestione dei lavori assommano a oltre 30 milioni di euro come da riserve regolarmente iscritte e per cui Sigenco ha dovuto notificare atto di citazione presso il Tribunale di Catania per il giusto riconoscimento”.
I consulenti del tribunale hanno già depositato le perizie e “prudenzialmente hanno valutato questi danni creati da imprevedibilità, oltre ai danni per altri aspetti tecnici non risolti durante la gestione, a circa 15 milioni di euro oltre interessi e rivalutazione. E le cause andranno in decisione nei prossimi giorni”.
La gestione Tafuri avrebbe, secondo Campione, messo in ginocchio la Sigenco: “In altre amministrazioni tipo ANAS, Enac, Ferrovie, questo tipo di problematiche vengono risolte all’istante dagli organi tecnici che al fine di non sospendere i lavori e andare avanti con gli stessi, utilizzano le stesse somme del finanziamento totale, stralciando normalmente le parti finali dell’intervento in attesa di variare la perizia finanziaria per il ristoro di queste somme”.
“Se l’avvocato Tafuri -sottolinea Campione- avesse assunto le sue responsabilità di amministratore in tempo utile, senza determinare il blocco dei cantieri di Borgo Nesima, posso confermare con certezza che il cantiere oggi sarebbe stato quasi ultimato, così come è quasi ultimata la tratta Giovanni XXXIII Stesicoro, dove tutto è stato eseguito tranne i binari e le elettrificazioni, che sono opere di finitura dell’appalto”.
La congiuntura economica
La catastrofe finanziaria del 2012 ha indebolito il sistema creditizio, in pratica le banche hanno chiuso i rubinetti all’improvviso, mentre Sigenco tentava di portare avanti notevoli commesse pubbliche. Santo Campione rivendica il proprio operato di amministratore: “A differenza di altre imprese continentali, che dopo aver ottenuto tre perizie di variante hanno risolto i contratti abbandonandoli, la Sigenco, con la passione dell’amministratore e proprietario (cittadino di Catania) ha perseverato e continuato, attingendo al credito bancario fin quando ha potuto, pur di mandare avanti le opere”.
“Ecco perchè i lavori non potevano continuare”
“Forse Tafuri non è a conoscenza che quando si richiede il concordato preventivo, immediatamente scatta il blocco delle materie prime da parte dei fornitori: cemento, ferro, malte, impianti. Per cui è logico che con la richiesta del concordato, avviene un blocco naturale nei cantieri. Mi meraviglio che un giurista preparato come lui non immagini queste conseguenze e anzi le addita come se fossero state delle scelte deliberate da Sigenco: per colpire chissà chi.
Lui si domanda: perchè bloccare i lavori? La risposta è semplice: con la richiesta di concordato i lavori in tutte le realtà normalmente subiscono una battuta d’arresto, proprio per l’irrigidimento dei fornitori, almeno che, con nuova finanza fresca, l’impresa sia nelle condizioni di pagare in contanti. Il blocco dei cantieri non è stato un blocco dipendente dalla volontà di Sigenco, ma un blocco consequenziale alla richiesta inoltrata al Tribunale”.
Il numero 1 della Sigenco è convinto che “le dichiarazioni di Tafuri in ordine allo stato di salute delle casse della Sigenco, sono farneticanti e non capisco perché si sia espresso in questi termini. Documentalmente siamo nelle condizioni di poter dimostrare che fino all’estate del 2012, la Sigenco ha sempre pagato regolarmente i lavoratori, i fornitori, e non certo i subappaltatori, perché questa è una inesattezza: nei cantieri non ci sono mai stati subappaltatori, poiché la Sigenco ha sempre operato in proprio, con le proprie forze e con i propri mezzi, dislocando nei lavori della Circumetnea oltre 280 macchine operatrici. Tafuri confonde subappalto con fornitura, ma sicuramente, essendo un amministrativista, forse non conosce la distinzione tra subappalto e fornitura”.
“Tafuri dica quello che vuole -conclude Campione- io andrò avanti dritto per la mia strada, ma sicuramente posso affermare, che la sua gestione ha determinato un grave danno all’impresa da me rappresentata e poi alla Città (due anni e mezzo circa di fermo dei lavori … per fare cosa poi? … quello che si sarebbe dovuto fare già due anni prima!). Posso confermare alla cittadinanza tutta che i lavori verranno completati”.