Il giramondo Matteo Messina Denaro studiava Putin e Hitler

Messina Denaro, il “giramondo” che studia Putin e Hitler

Il ritratto aggiornato sulla base di ciò che i carabinieri del Ros hanno trovato nel covo

Il ritratto che di Matteo Messina Denaro era stato fatto, senza conoscerlo né vederlo, attraverso il racconto dei collaboratori di giustizia e le voci intercettate, trova giorno dopo giorno conferma nella documentazione rinvenuta nella casa-rifugio a Campobello di Mazara dai carabinieri del Ros che lo hann arrestato dopo 30 anni di latitanza.

Amante del lusso. Tra gli oggetti personali che ha dovuto lasciare entrando nel carcere de L’Aquila, c’un orologio Frank Muller da 35 mila euro. Nell’agenda della contabilità rinvenuta in via Cb 31 sono annotate spese che in un solo mesi hanno superato i 7 mila euro. C’è pure il conto salato di una cena al ristorante, 700 euro.

Sciupafemmine. Nel covo ci sono spunti per lettere d’amore, nei telefonini probabilmente i contatti di più donne con cui si è intrattenuto negli ultimi tempi.

Violento e con il culto di se stesso. Il poster de “Il Padrino” e “Joker”, le biografie di Putin e Hitler, senza per forza lanciarsi in riflessioni di carattere psicologico, sembrano avere una matrice chiara.

Interessato ala cultura. Nel covo ci sono libri di storia e filosofia – Matteo Messina Denaro leggeva molto – e faceva riflessioni esistenziali. Rifletteva su temi che ricordano il carteggio in cui, firmandosi Alessio, scriveva a Tonino Vaccarino, alias Svetonio, ex sindaco di Castelvetrano, condannato per droga, collaboratore dei servizi segreti e deceduto dopo essere stato di nuovo arrestato.

“Di me che dire. Non amo parlare di me stesso – scriveva – e poi oramai è da anni che sono gli altri a parlare di me e magari ne sanno più di me medesimo; credo, mio malgrado, di essere diventato il Malaussène (personaggio nato dalla penna di Daniel Pannac) di tutti e di tutto, ma va bene così… Un uomo non può cambiare il proprio destino, l’importante è viverlo con dignità, io sono a posto con la coscienza e sono sereno”.

Viaggiatore. Ed è uno dei capitolo più delicati dell’inchiesta. Emerge che Andrea Bonafede viaggiava parecchio. Roma, Genova. Sudamerica, Inghilterra. A viaggiare era il vero Andrea Bonafede o Matteo Messina Denaro?

Negli anni, a parte i fantomatici avvistamenti in giro per il mondo, piste concrete avevano condotto gli investigatori in Brasile e Venezuela.

Un pentito “minore”, Franco Safina, raccontò che Messina Denaro aveva un tesoro in Venezuela creato investendo 5 milioni di dollari in un’azienda di pollame. Nel 2003, secondo una fonte confidenziale e qualificata, sarebbe andato a Caracas, passando da Amsterdam, mentre altre volte, in passato, sarebbe transitato da Parigi e Bogotà.

Gli investigatori arrivarono ad ipotizzare che Messina Denaro si fosse imbarcato sotto mentite spoglie su voli Klm fra il 1997 e il 2003. La fonte confidenziale entrava nei dettagli della vita del fantasma di Castelvetrano, accompagnato da una donna bellissima e non italiana, e avvistato al ristorante Villa Etrusca di Valencia, terza città del Venezuela, dove avrebbe parlato con alcuni boss del narcotraffico.

Un boss giramondo, dunque. Che dal 2019 è certamente presente in Sicilia, quando ci sono le prime tracce di un uomo malato che deve curarsi. Ha iniziato ad andarsene in giro a bordo di una Giulietta comprata personalmente a Palermo.


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