Capimafia in carcere e boss liberi| Mafia, fibrillazioni a Brancaccio - Live Sicilia

Capimafia in carcere e boss liberi| Mafia, fibrillazioni a Brancaccio

Foto di archivio

Cosa accade in uno dei più potenti mandamenti mafiosi di Palermo

PALERMO – L’ultimo capomafia di Brancaccio, Luigi Scimò, è stato arrestato lo scorso luglio. Aveva la benedizione di un pezzo grosso, Pietro Tagliava, che aveva fatto sapere in giro che tutti si dovevano mettere a disposizione di Scimò.

E dopo il suo arresto? “Tanta fibrillazione”, dice chi batte ogni giorno le strade del rione palermitano. Arrestato un capo, se ne fa subito uno nuovo, ma non è detto che tutti ne accettino di buon grado l’autorità, specie in un mandamento dove sono tornate in libertà persone che contano. Gli scarcerati non sempre dimostrano di avere imparato la lezione. La recente storia di Cosa Nostra non invita all’ottimismo. Lo dimostra la storia dello stesso Scimò.

Cinquantacinque anni, di cui quattordici trascorsi in carcere, Scimò era tornato libero nel 2014. Un anno fa i carabinieri hanno scoperto che si era dato appuntamento con Settimo Mineo, il gioielliere che presiedeva la nuova commissione provinciale di Cosa nostra, in un’agenzia di pompe funebri in corso Calatafimi. Che molti boss siano irredimibili lo dimostra pure il blitz dei giorni scorsi della squadra mobile che ha individuato in Stefano Marino l’uomo forte in corso dei Mille. Anche Marino è noto alle cronache giudiziarie. Dieci anni fa era stato arrestato dopo avere trascorso alcuni mesi da latitante in una villa sul mare.

Prima di Scimò in carcere era finito Leandro Greco, nipote di Michele Greco, il papa della mafia. Le indagini hanno fatto emergere un ritorno all’antica, con lo spostamento della sede del mandamento da Brancaccio a Ciaculli. Leandro si muoveva spesso assieme al cugino, Giuseppe Greco. Il padre di quest’ultimo, Salvatore, fratello di Michele Greco, era soprannominato il senatore per la sua capacità di dialogare con i politici.

Il nome di Giuseppe Greco compariva già in un rapporto del 1982 come “uno dei più attivi membri della cosca di Ciaculli-Croceverde-Giardini”. Un volto noto, dunque. Come noti sono coloro che sono andati ad ingrossare la schiera degli scarcerati eccellenti. La scarcerazione più datata è quella di Giuseppe Guttadauro, medico e capomafia, che dopo avere scontato la pena ormai da anni si è trasferito a Roma. Per proseguire con Tonino Lo Nigro, Maurizio Di Fede e Giovanni Asciutto. Quest’ultimo, come ha raccontato il pentito Antonino Pipitone, sarebbe stato presente quando i fratelli Sefano e Michele Marino furono affiliati nelle docce del carcere.


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