Caro presidente Musumeci, a chi | consegni la nostra Sicilia? - Live Sicilia

Caro presidente Musumeci, a chi | consegni la nostra Sicilia?

La 'calata' dei leghisti e i giochi di Palazzo.

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

Caro presidente Nello Musumeci, mi rendo conto che lei voglia tentare di puntellare la sua maggioranza, fragile, litigiosa e infida. Mi rendo conto che non la possiamo certo incolpare del vizio radicato in buona parte dei politici nostrani di cambiare casacca con la medesima disinvoltura con cui cambiamo giornalmente la biancheria intima, di salire sul carro del vincitore, chiunque sia, fottendosene allegramente di ideali, coerenza e pudore. Senza considerare che se invocasse, ma regna il silenzio, l’ennesima e penosa questione morale che attanaglia il Palazzo – riguardante puntualmente destra e sinistra passando per il centro – dovrebbe un minuto dopo alzare bandiera bianca.

Mi rendo perfettamente conto che non può privarsi del sostegno degli onorevoli d’un tratto fulminati sulla via di Damasco, pardon!, di Pontida, improvvisamente affascinati dal verbo salviniano, orgogliosamente arruolatisi nell’esercito della salvezza del Capitano, indomiti a “difendere i confini della patria” con la Croce stampata sul petto e il Rosario in pugno, gridando “prima gli italiani”, pronti a fermare sul bagnasciuga siculo le orde nere degli infedeli invasori, ruba lavoro, assassini e stupratori.

Magari toh! riesco pure a comprendere che lei, presidente, per rimanere in sella possa far finta di credere alla conversione tricolore dei secessionisti del Nord, dei seguaci dell’improbabile Alberto da Giussano, dei sacerdoti del sacro Po nemici giurati degli scansafatiche del meridione, dei terroni parassiti e mantenuti.

Ma una cosa caro presidente Musumeci, alla vigilia del rimpasto di governo in cui offrirà assessorati e postazioni di rilievo alla Lega, deve spiegare ai siciliani, anche ai più abituati a concedersi al conquistatore polentone di turno, si chiami Berlusconi ieri o Salvini adesso, pur di “magnare” e sopravvivere: esiste un limite invalicabile oltre il quale troviamo solo la svendita della Sicilia, di un’identità secolare animata da valori come quelli dell’integrazione tra culture diverse, dell’accoglienza del cosiddetto diverso, del rispetto dell’altro che al pari di noi quando emigravamo a milioni (accade tuttora con i nostri giovani) cerca soltanto di migliorare la propria condizione di vita?

Un limite massimo non superabile, a costo di dimettersi, al di là del quale il necessario matrimonio tra politica ed etica dei comportamenti va a farsi benedire nel volgare trionfo del dio denaro (indennità e vitalizi) e del dio potere (incarichi di vario genere) a danno dei cittadini e del bene comune?

Soprattutto presidente, le chiedo: esiste un’unica destra, estrema, sovranista, xenofoba q.b. per racimolare voti, populisticamente trumpiana o ambiguamente putiniana, rozzamente antieuropeista e antiambientalista, quella della citofonata allo straniero per chiedergli se spaccia, a beneficio di telecamere e italioti creduloni nella migliore delle ipotesi, razzisti e odiatori nella peggiore, o ce n’è un’altra, liberale, europeista in modo intelligente, ambientalista e intransigente sui diritti umani?

Lei, è importante saperlo, fino a che punto è disposto a spingersi, a proposito di limiti intangibili, considerato che nulla muterà per la martoriata Sicilia con l’imminente rimpasto tranne il numero dei commensali divorati da fame di poltrone e l’avere dato posto a chi del Sud e della Costituzione spesso e volentieri ha mostrato di averne fastidio? A chi sta consegnando la Sicilia? Sì, lo dobbiamo sapere presidente.

 


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