Casse vuote, stipendi a rischio |I Comuni siciliani al collasso - Live Sicilia

Casse vuote, stipendi a rischio |I Comuni siciliani al collasso

Enti locali alla canna del gas. La Regione non trasferisce le somme dovute. L'anno scorso in 256 non hanno nemmeno approvato il bilancio. Mercoledì faccia faccia tra l'Anci e Baccei.

PALERMO – Molti Comuni siciliani in breve tempo non saranno più in grado di pagare nemmeno gli stipendi dei dipendenti. L’allarme sarà lanciato ancora una volta mercoledì dai vertici dell’Anci all’assessore all’Economia Alessandro Baccei in un incontro in programma all’assessorato di via Notarbartolo. Nel quale i sindaci racconteranno l’agonia degli enti locali siciliani, senza più una lira in cassa, senza più credito in banca e in preda a un’emergenza senza precedenti.

“Siamo arrivati. A febbraio il problema riguarderà la maggioranza dei comuni siciliani. Non sono più pagate le cooperative del terzo settore che si occupano di servizi sociali, ci sono serie difficoltà per i rifiuti, e ormai anche gli stipendi sono diventati un problema. Lo avevamo detto che sarebbe successo. E purtroppo così è stato”, spiega Paolo Amenta, vicepresidente dell’Anci.

I soldi mai arrivati

La situazione finanziaria dei Comuni è disperata. Nel 2015, denuncia l’Anci, la Regione avrebbe dovuto trasferire 650 milioni di euro. A oggi ne sono arrivati circa 135. Un disastro. Che ha portato i Comuni, per pagare stipendi e servizi essenziali a indebitarsi con le banche. “Questo si è tradotto in quasi 50 milioni di interessi passivi di scopertura: praticamente prendiamo tributi dei cittadini e li paghiamo alle banche”, sintetizza Amenta. I numeri illustrati all’Anci non necessitano commenti: dei 340 milioni di anticipazione della quota corrente sono arrivati solo 55 milioni; non sono stati trasferiti i 115 milioni di quota capitale (spese per investimenti); dei 200 milioni destinati a pagare i precari degli enti locali se ne sono visti solo 80. Insomma, lamenta l’Anci, manca all’appello mezzo miliardo. Senza il quale i Comuni nell’anno trascorso hanno vissuto un anno da incubo.

Senza bilancio

In 256 Comuni siciliani non sono stati nemmeno approvati i bilanci di previsione del 2015, cioè il documento in cui si programma come spendere i soldi per l’anno solare. E così a novembre scorso l’assessorato agli Enti locali li ha commissariati. Il paradosso? I Comuni non fanno i bilanci perché la Regione non riesce a versargli i soldi che dovrebbe, la Regione allora spedisce i commissari che devono essere pagati da chi? Ovviamente dai Comuni, rispondono dall’Anci. Dove è assai chiaro che la misura sia colma.

Il presidente dell’Anci Leoluca Orlando denuncia lo “stato di calamità istituzionale” accusando la Regione di essere la responsabile del disastro e nei mesi scorsi ha parlato di “interlocutori inesistenti o eterodiretti”. “Così si crea un sistema criminogeno, che spinge gli amministratori locali a muoversi sul filo del rasoio – commenta Orlando -. Qui si comincia ad avere difficoltà a trovare un candidato sindaco nei Comuni. A Palermo abbiamo messo i conti in sicurezza ma ci sono molti comuni che sono a rischio di chiusura”. Intanto, per tutta risposta, il governo regionale prevede nelle prossima finanziaria di azzerare lo stanziamento di quota capitale ai Comuni. “Fino al 2009 i trasferimenti per spesa corrente superavano i 900 milioni, l’anno scorso erano 340 milioni e ce ne hanno dati solo 55”, lamenta Orlando. A peggiorare le cose, le norme di armonizzazione finanziaria volute da Roma, che ha imposto ai Comuni di trovare la liquidità per creare un fondo di garanzia a tutela dell’evasione che, storicamente, è molto alta in Sicilia. Basti pensare che secondo l’Anticorruzione l’impatto dell’evasione della tassa sui rifiuti nell’Isola è di quasi il 50 per cento delle cartelle emesse. Non solo: a rendere ancora più oscuro il futuro c’è che del mezzo miliardo che ancora la Regione deve ottenere da Roma una parte consistente è proprio destinata agli enti locali. Incertezza su incertezza.

Fallimenti futuri

Insomma, i Comuni sono alla canna del gas. E se provvedere alle spese essenziali è diventato un’impresa, figurarsi i programmi di sviluppo locale. Intanto, si preparano a vedere la luce inuovi liberi consorzi, che hanno preso il posto delle Province. “Ci sono solo 19 milioni di trasferimenti ai liberi consorzi. Mi chiedo come questi comuni falliti possano diventare soci di un consorzio già fallito in partenza. Altro che Grecia…”, commenta Amenta. “Le nove Province sono tutte teoricamente in dissesto. Finirà che i Comuni non vorranno entrare nei consorzi per non aggiungere nuovi guai a quelli che già hanno”, spiega Orlando. Intanto, dopo un mese di vacatio finalmente il governo ha nominato il nuovo dirigente delle Autonomie locali, Luciana Giammanco. E’ già un inizio.

 


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