PALERMO- Castrenze Lombardo aveva settantasei anni. Lui e i suoi figli, Salvatore e Gaspare, sono stati uccisi dal Covid. Erano di Altavilla Milicia, compagni di strada molto amati, molto apprezzati. Chi parla di quella famiglia così tragicamente colpita dice: “Non facevano pettegolezzi su nessuno”. Ed è un tenero riconoscimento, perché può capitare a tutti di lasciarsi sfuggire giudizi che confinano con la maldicenza. A Castrenze e ai suoi figli, no. Lavoravano duramente, offrivano amicizia e tutti li ricordano come persone gentili.
Ma li ricordano, purtroppo, sono costretti a ricordarli, perché non sono più qui. Il virus li ha uccisi in poco tempo. Prima se n’è andato Salvatore, poi Gaspare, poi Castrenze. Emanuele, altro figlio amatissimo, se n’era già andato in un incidente stradale, qualche anno fa. Tramite Pino Virga, sindaco generoso, arriva un sussurro dai parenti: “Non abbiamo più lacrime”. E che lacrime possono esserci davanti a una tragedia tanto enorme.
Papà Castrenze aveva lavorato alla forestale, era stato caposquadra, con l’orgoglio per il suo ruolo e l’amore per la terra che aveva trasmesso ai suoi figli. E c’era questo forte legame con la terra che, infine, li ha accolti.
Erano uomini buoni e miti, Castrenze e i suoi figli. Amavano la famiglia, gli amici e la vita. Erano accoglienti anche con chi avevano appena incontrato. Erano fatti così, con l’impasto di una semplicità ormai rara. Altavilla li piange. Tutti noi li piangiamo. E non abbiamo più lacrime.