Catania, Anastasi: "Dal commissario atti inaccettabili" - Live Sicilia

Catania, Anastasi: “Dal commissario atti inaccettabili”

Alcune recenti decisioni di Federico Portoghese hanno acuito la tensione tra lui e il Consiglio comunale. Ne abbiamo parlato col presidente Sebastiano Anastasi.
CRISI A PALAZZO
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CATANIA – “Gli abbiamo inviato una nota per invitarlo in conferenza dei capigruppo, ancora non ha risposto“. In queste ore la tensione tra il Consiglio comunale di Catania e il commissario straordinario Federico Portoghese è palpabile. La decisione di Portoghese di sostituire la segretaria generale Rossana Manno è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Non solo per chi sta all’esterno di Palazzo degli elefanti. Ma soprattutto per chi ci sta dentro. Come il presidente del Consiglio Sebastiano Anastasi e gli altri eletti al senato cittadino: “Questo comportamento del commissario dà enorme preoccupazione – afferma Anastasi a LiveSicilia – Vedo derive che non mi piacciono“. Anastasi, autonomista e lombardiano di lungo corso, la gavetta della politica, fin qui, l’ha fatta tutta: prima la circoscrizione (oggi municipio), di cui è stato presidente, poi il Consiglio comunale e, al termine del secondo mandato, l’elezione all’unanimità alla presidenza dell’aula di Palazzo degli elefanti. Le dinamiche istituzionali le conosce bene.

Come ha appreso della sostituzione della segretaria Manno?
“In conferenza dei capigruppo, martedì. Quando è arrivato un collega e ha comunicato che girava questa voce. Di lì a poco, la conferma. Del tutto inaspettata. È un momento molto delicato per Catania: mancano alcune settimane alla festa di Sant’Agata e pochi mesi alle prossime elezioni. La macchina amministrativa, proprio adesso, deve funzionare alla perfezione. Abbiamo già una cronica carenza di personale, non abbiamo una giunta, sostituire la segretaria generale e aprire alla possibilità che arrivi qualcuno che, per quanto in gamba, non conosce la città è gravissimo”.

Il Movimento per l’autonomia già in passato aveva contestato l’operato del commissario, chiedendo maggiore condivisione con il Consiglio. Sembrava che le cose fossero migliorate. Adesso vi pare di essere tornati indietro?
“Non lo nascondo, siamo rimasti basiti. Abbiamo chiesto al commissario di condividere le sue decisioni con il Consiglio non per usurpare le prerogative del commissario ma per sottolineare che le decisioni amministrative diventano spesso decisioni politiche. Chiudere una strada, emanare un provvedimento, stabilire un divieto: è politica e il Consiglio è l’unico organismo democraticamente eletto ancora in carica. Senza volere interferire, almeno intavolare una discussione è utile per la città. Sulla segretaria Manno ci saremmo aspettati quantomeno la cortesia istituzionale di essere avvisati e di potere esprimere le nostre perplessità. Non è accaduto e ne prendiamo atto. Abbiamo chiesto al segretario di venire in conferenza dei capigruppo. Lui ancora non ha risposto”.

Risulta che sia stata emanata una disposizione interna sui rapporti con la stampa. Pare che adesso i dirigenti comunali non possano più rilasciare dichiarazioni ai giornalisti, senza l’autorizzazione del commissario. È così?
“Lo confermo. Il divieto di rilasciare dichiarazioni alla stampa è un’altra delle cose nelle prerogative del sindaco, che il commissario sostituisce. Sembra un bavaglio. Il commissario Portoghese ha dichiarato più volte, anche in aula consiliare, di avere sulle spalle un carico enorme. È un uomo solo, che fa le veci di una giunta, con un vicecommissario che viene in città solo due volte alla settimana. In uno scenario di questo genere, ci si aspetterebbe più fiducia nei confronti dei suoi dirigenti e meno centralizzazione. Invece accade il contrario. Senza contare che molto spesso noi consiglieri comunali apprendiamo dalla stampa decisioni importanti, specie in tema di urbanistica. Limitare l’accesso alle fonti dei cronisti significa limitare anche il nostro ruolo, impedirci di venire tempestivamente a conoscenza di cose che i giornalisti, invece, ci permettono di sapere. Se ci fossero gli assessori, i dirigenti potrebbero confrontarsi con loro in tempi brevi e poi parlare con i giornalisti. Così, invece, è un collo di bottiglia che non fa bene a nessuno”.

Secondo lei cosa sta succedendo?
“Onestamente non ne ho idea, per questo abbiamo bisogno di confrontarci con il commissario direttamente. Speriamo che risponda al nostro invito. Ripeto: vengono prese decisioni politiche da un organismo che non è stato eletto da nessuno. Il prossimo sindaco, che arriverà tra qualche mese, avrebbe scelto per sé. Lo spoil system serve a questo, no? Così, invece, è tutto molto strano”.

Le elezioni sono dietro l’angolo, lo abbiamo detto. Dalle parti di Fratelli d’Italia si fa appello all’unità del centrodestra, lombardiani inclusi. Dal lato opposto, invece, c’è chi mormora che ci siano state anche delle interlocuzioni con Enzo Bianco, che si attende che sciolga le riserve sulla sua candidatura a sindaco. Andreste con Bianco?
“Mi hanno insegnato che nulla è impossibile ma alcune cose sono altamente improbabili. Qualche volta si vuole fraintendere il dialogo con lo spostamento, forse per creare delle frizioni. Noi siamo stati sempre leali nella coalizione di centrodestra. Ma probabilmente ci si aspetta di riuscire a integrare l’Mpa in questa visione schematica della politica, fatta di leaderismi e posizioni nette. Noi siamo autonomisti, siamo per il dialogo e cerchiamo di guardare a quello che ci unisce anziché a quello che ci divide. Certo è che il Movimento per l’Autonomia vorrà il suo spazio”.

Lo ha detto anche l’ex governatore Raffaele Lombardo, incontrando gli esponenti locali per gli auguri di Natale. Ha detto che l’Mpa ha una storia che lo legittima a esprimere il candidato sindaco di Catania. Il partito si sta riorganizzando per esserci con più forza?
“La fase di riorganizzazione del partito non finisce mai, mi viene da dire. Il punto, però, è che non sono i nomi l’importante. Intanto vorrei che cominciassimo a parlare di progetti per Catania e di come uscire, per esempio, dall’emergenza personale in corso. Qualche altro pensionamento e poi il problema non sarà il dissesto, ma il fatto che il Comune non potrà nemmeno aprire le porte degli uffici”.

Ha letto l’intervista di Sergio Parisi, l’ex assessore alle Politiche comunitarie, che dice di essere l’uomo perfetto per la prossima sindacatura di Catania?
“L’ho letta, come ho letto tante altre suggestioni su altre persone. Vorrei che si parlasse di temi. Lo faremo in Consiglio comunale. Per esempio, chiederemo ai dirigenti di relazionare in aula sui progetti per il Pnrr e sui fondi che sono stati ottenuti. Bisognerà capire su cosa si è scelto di puntare. Non è possibile che cose così importanti non vedano la nostra partecipazione”.


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