Cosa Nostra a Picanello, sale il numero degli indagati NOMI

Cosa Nostra a Picanello, sale il numero degli indagati NOMI

L'inchiesta Oleandro e le accuse di associazione di stampo mafioso

CATANIA – C’è il presunto boss di Picanello, “Melo u ciuraru”, al secolo Carmelo Salemi. C’è uno dei suoi presunti successori, Giuseppe Russo detto “l’elegante” o “il giornalista”. E ci sono anche tanti altri indagati, tant’è che il numero dei nomi iscritti nel procedimento sugli affari del clan Santapaola-Ercolano a Picanello adesso è salito, toccando quota ventisei. I Pm della Procura di Catania Assunta Musello, Giuseppe Sturiale e Fabio Regolo hanno notificato a tutti loro l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. L’inchiesta è quella sfociata nell’operazione Oleandro.

Noto imprenditore del settore floreale a Picanello, Salemi avrebbe riorganizzato il gruppo mafioso dopo gli ultimi arresti voluti dalla Procura. Lo avrebbe fatto assieme ad alcuni presunti complici. Poi nel 2020 è stato arrestato e, tra i possibili successori, la Dda indica proprio Russo. Salemi e Russo sarebbero “promotori e organizzatori dell’associazione a delinquere di stampo mafioso”.

La biografia criminale di Salemi

Salemi era rimasto in carcere dopo il Riesame, che aveva confermato un’ordinanza in grado di ricostruirne financo la “biografia criminale”. Ha al suo attivo una sfilza di precedenti per associazione mafiosa, rapine, lesioni, traffico di droga e usura. Pure qui “u ciuraru” è accusato di mafia, con l’aggravante, come detto, di essere ritenuto il capo e promotore. È accusato di “aver promosso anche un’organizzazione di trafficanti di cocaina e marijuana”. Poi di estorsione e singole ipotesi di traffico di stupefacenti.

Le scarcerazioni

Nel corso dell’inchiesta, va ricordato, sono arrivate anche delle importanti traduzioni dal carcere ai domiciliari. Un altro indagato, Michele Agatino Cuffari, difeso dall’avvocato Fabio Presenti, è stato totalmente rimesso in libertà perché per lui il Riesame ha annullato l’ordinanza, facendo cadere “l’aggravante mafiosa”. Il 33enne Cuffari è ritenuto uno spacciatore di marijuana.

Gli indagati sono complessivamente 26, ma l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso è contestata solo a sette di loro. Sono Salemi, Russo, Sgroi, poi Antonino Alecci, Andrea Caruso, Giuseppe Gambadoro e Fabrizio Giovanni Papa. Quest’ultimo è ritenuto il custode del tesoro del clan. Le accuse, contestate a vario titolo, vanno dall’estorsione all’usura, al traffico di droga e all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.


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