CATANIA – Come in un gigantesco Risiko, i Santapaola mantengono i propri “eserciti” in un vasto territorio a cavallo di almeno 5 province, da Catania a Siracusa, passando per Messina, Enna e Ragusa. Ma la loro roccaforte resta il Catanese. Qui, oltre a sudditi, hanno anche alleati. E questi ultimi sono in grado, a loro volta, di conquistare fette di territorio, posizionare pedine e far sentire la propria presenza sulla brava gente, controllando il pizzo e il traffico di droga.
È la storia del clan Mazzei. I carcagnusi sono forse – assieme ai mussi i ficurinia, cioè i Laudani – quelli storicamente presenti nell’alleanza con i Santapaola. E questo già da ancor prima che nella intitolazione del clan venisse aggiunto, per una forma di rispetto nei confronti della “famigghia”, il cognome degli Ercolano.
I nomi di punta del clan
Nelle scorse ore i carabinieri hanno catturato i “colonnelli” del clan Mazzei: diciotto arresti, ma alcuni nomi contano più di altri, nella geografia mafiosa dei carcagnusi. Le loro cellule sono operative soprattutto tra Bronte, Maniace, Maletto e le città vicine. E tra i nomi di punta figurano quelli di Eugenio Spitaleri, tra Bronte e Maletto, Mario Galati Rando, a Maniace, Cristian Lo Cicero, tra Adrano e Bronte.
Il tutto per via della prolungata assenza di Salvatore Catania, che cinque anni fa fu arrestato assieme a Mario Montagno Bozzone. L’ordinanza del gip Giuseppina Montuori attribuisce a Francesco Montagno Bozzone il ruolo di vertice del clan Mazzei. Spitaleri e Galati Rando sono accusati dell’aggravante di aver diretto e organizzato l’associazione. L’accusa principale ovviamente è associazione a delinquere di stampo mafioso.
I Lo Cicero, Spitaleri e le “fragole”
Il gruppo “Lo Cicero”, secondo la Dda di Catania, sarebbe l’articolazione di Adrano del clan Mazzei. Il clan di Bronte avrebbe avrebbe condiviso con i Mazzei attività criminali, talvolta prendendo ordini e direttive. Inizialmente, per gli investigatori, al vertice ci sarebbero stati i fratelli Agatino e Cristian Lo Cicero. Poi, quando nel 2022 sono stati arrestati, il loro ruolo sarebbe stato “ereditato” dal fratello Salvatore.
Dopo l’arresto di Ciccio Montagno, Spitaleri sarebbe diventato il capo. Il 15 luglio 2021 i carabinieri riescono a intercettarlo con un’ambientale proprio mentre minaccia la vittima di rovinargli l’attività imprenditoriale di coltivazione di fragole e di costringerlo a trasferirsi in Germania, se non si fosse piegato alle sue richieste.
Le minacce: un fiume in piena
Le parole di Spitaleri si prestano poco all’interpretazione. Anzi sono piuttosto esplicite. Dice alla vittima: “Sennò ti faccio fare le valige per la Germania, no che ti faccio piantare la fragolina!”. O ancora: “Vedi di andartene e non farti vedere più!”. “Gli hai detto che gli davi 1.200 euro, 1.200 euro di medicinali ti faccio dare!”.
Un fiume in piena: “Lo hai capito… io, le cose, prima che li fai, io le so”. Poi la minaccia professionale: “Se tu inizi a pestare i piedi ai cristiani poi finisce che la fragola… la cosa… non se la compra più nessuno e quando non se le compra più nessuno poi che fai… ti restano, ti restano là per mangiarteli tu”. “Perciò, se capisci, capisci… sennò sono c…zi tuoi”.