Catania, Sant'Agata: Renna, "Il virus ci ha resi uguali" - Live Sicilia

“La pandemia ci ha resi vulnerabili, il virus ci ha resi uguali”

L'arcivescovo metropolita Luigi Renna si rivolge ai devoti di Sant'Agata: "La nostra celeste patrona sta pregando ancora di più oggi"

CATANIA – Una giornata di festa che ha tutto il sapore del ritorno alla normalità, a quando cioè il Coronavirus non era entrato nei nostri vocabolari. Il 17 agosto di quest’anno, ricorrenza della traslazione delle reliquie di Sant’Agata da Costantinopoli, è carico di valori e significato. Una giornata che verrà ricordata negli annali. Quasi una festa della liberazione dal virus in versione etnea. Monsignor Luigi Renna, che oggi ha partecipato alla prima celebrazione agatina del suo ministero catanese (eccetto l’ostensione straordinaria di maggio scorso), ha voluto mettere ordine ai sentimenti degli ultimi due anni e spiegare anche la necessità di mettere tra parentesi una festività tanto sentita. Una decisione dura, anche per la stessa Chiesa.

L’arcivescovo lo ha fatto rievocando, durante l’omelia, il capolavoro di Alessandro Manzoni, I promessi sposi, e la peste del 1630. “Manzoni racconta – ha detto Renna – che i governanti della città vollero indire una processione penitenziale con il corpo di san Carlo Borromeo per far cessare il morbo, ma l’arcivescovo Federico Borromeo manifestò le sue perplessità, perché riteneva che in tal modo si sarebbe favorita la diffusione del contagio. I  Decurioni di Milano, per non indispettire la folla, organizzarono ugualmente la manifestazione di fede, che si svolse l’11 giugno del 1630. Quale fu il risultato? Che la peste si diffuse in modo esponenziale e mieté moltissime vite. Cari miei, le misure di contenimento di questi due anni trascorsi sono servite e ringraziamo il prefetto e le forze dell’ordine, perché senza di esse molto probabilmente oggi non saremmo qui”.

L’arcivescovo di Catania, al netto di una giornata scandita da fede e sudore, è per non mollare ancora la presa, ricordando che le ondate pandemiche sono ancora in agguato. “La nostra Sant’Agata ha pregato per la nostra città, a lei ci siamo affidati nei momenti più bui, ma sono convinto che la nostra celeste patrona sta pregando ancora di più oggi per la sua Catania e per i devoti di tutto il mondo, perché il ritorno alla cosiddetta normalità sia vissuto con la saggezza di chi impara dal dolore e dalla sofferenza, propria e altrui”, ha detto ancora.

Qual è l’eredità spirituale della pandemia? Ecco la risposta dell’Arcivescovo di Catania: “Il virus ha minacciato la salute e persino l’esistenza di tutti, e nei giorni del lockdown abbiamo scoperto che tutti quanti siamo vulnerabili. In quei giorni tutte le case erano uguali, quelle povere e quelle agiate, e non c’era discriminazione alcuna: abbiamo scoperto la vulnerabilità che ci accomuna, e forse abbiamo avuto l’occasione di fare un “bagno di umiltà”, di rinnegare quel delirio di onnipotenza che a volte fa capolino nelle nostre storie personali e sociali”.

“Carissimi – ha aggiunto Renna – quando ci scopriamo vulnerabili e fragili, allora impariamo a rinnegare noi stessi e l’effetto più bello è che ci fidiamo di più del Signore e sentiamo di avere maggiormente bisogno degli altri. Facciamo tesoro di questa consapevolezza, per mettere da parte i tanti virus che sono tornati dopo la fase acuta della pandemia: l’aggressività nelle relazioni, il chiacchiericcio che distrugge l’altro, il tornaconto personale,  la violenza nella famiglie che ha fatto tante vittime anche nella nostra terra, la corruzione nell’uso del denaro pubblico”. 

Renna, infine, si è rivolto ai tanti bambini presenti in cattedrale e vestiti con il tradizionale abito bianco: “Chi mette il sacco di sant’ Agata ai propri figli – ha detto –  è un devoto, ma se poi lo accompagna a scuola, se ci tiene che cresca con la stessa bellezza del cuore che ha avuto Sant’ Agata, è un vero devoto! Lo so che per molti di voi è difficile seguire i figli, ma lasciatevi aiutare! Quale è la tua croce? E’ la tua responsabilità di genitore, di educatore, di padre e di madre: così segui il Signore. Così potrai tenere la corda del fercolo”.

Un ammonimento, in ultimo, a quanti sono incardinati nella vita della festa. “E voi, devoti delle candelore, voi dei comitati e di associazioni che si fregiano del nome di sant’Agata, rendetevi conto che la vostra devozione non potrà essere vera se si perderà su questioni di apparenza, di primi posti, di protagonismi; voi sarete degni del nome della nostra Santa se, imparando dalla pandemia e illuminati dal Vangelo, comincerete a preoccuparvi dei problemi della vostra città, che rimangono tali e quali anche dopo una bella festa se non cambiamo il nostro cuore alla scuola d Sant’ Agata!”


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