Trediceenne stuprata: confessione per utilitarismo, niente sconti

La 13enne stuprata: confessione per “utilitarismo”: niente sconti

Depositate le motivazioni della sentenza

CATANIA – La confessione dell’imputato, tardiva, non sembrerebbe dettata da un reale pentimento, ma da puro spirito utilitaristico. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il Tribunale per i minorenni di Catania ha deciso di non fare sconti a A.N., minorenne di nazionalità egiziana, uno degli imputati per il brutale stupro del branco ai danni di una ragazzina 13enne.

I fatti risalgono al 30 gennaio 2024 e sono avvenuti nei bagni della Villa Bellini di Catania. Il giovane è stato condannato a 7 anni e 4 mesi per violenza sessuale aggravata di gruppo.

La sentenza è stata depositata adesso dal tribunale, presieduto da Alessandra Chierego, in funzioni di gup. Ventotto pagine di motivazioni che ricostruiscono le fasi shock della violenza, a partire dalle testimonianze della vittima e del fidanzatino; fino alle parole dell’imputato e alla sua confessione.

L’imputato

L’imputato in aula ha ammesso di aver capito che effettivamente la vittima non era consenziente. Il giovane è difeso dall’avvocato Michelangelo Mauceri. L’accusa è sostenuta dal sostituto Orazio Longo e dal procuratore minorile Carla Santocono. Erano due i minorenni coinvolti, cinque gli adulti.

I due fidanzatini si trovavano alla Villa Bellini. A un certo punto lei è andata in bagno e subito dopo, quando è uscita, è scattata l’aggressione. Il branco ha letteralmente trascinato entrambi nei bagni. E mentre alcuni tenevano fermo il fidanzatino – affinchè non chiedesse aiuto – gli altri entravano in bagno la ragazza.

La vittima ha tentato di lottare

Lei, emerge ancora una volta dalla sentenza, ha tentato di lottare in tutti i modi. Ha detto di no in tutti i modi possibili. Alla fine però la vittima è stata sopraffatta dalla brutalità degli aggressori. Due coloro che hanno materialmente commesso la violenza, mentre gli altri, ritenuti dall’accusa a loro volta imputabili per violenza sessuale di gruppo, sarebbero in cinque.

Solo a un certo punto, la ragazza, è riuscita a scappare. Lei, tramite i familiari, è assistita dall’avvocato Cecilia Puglisi, l’allora fidanzatino dall’avvocato Eleonora Baratta.  Con il deposito della sentenza, adesso iniziano a decorrere i termini per il ricorso in appello della difesa.

Il rito ordinario

Altri quattro egiziani sono ancora sotto processo, con rito ordinario, davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Catania. Un quinto adulto è stato condannato dal gup Giueppina Montuori a 12 anni e 8 mesi di reclusione, con il rito abbreviato. L’indagine è stata condotta dai carabinieri di Catania.


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