Centrosinistra, leadership e spine: il vicolo stretto del campo largo

Centrosinistra, leadership e spine: il vicolo stretto del campo largo

Il percorso verso il 2027 è ancora tortuoso

PALERMO – All’Ars la sinergia tra le forze d’opposizione al governo Schifani è un dato di fatto. Ma il percorso per la costruzione di una coalizione di centrosinistra è ancora tortuoso, flagellato da quello che è accaduto dopo le primarie del 2022, dalle incognite nazionali e da scosse d’assestamento locali. Un vicolo stretto, per il cosiddetto campo largo. Ma è ancora presto per tirare le somme.

Centrosinistra, le spine del campo largo

“Il tema non è solo quello dell’opposizione parlamentare all’Ars, ma di costruire un campo largo che sia alternativo a Schifani, non un’accozzaglia di liste. Serve una visione comune, sulla quale il Pd ha la responsabilità di costruire un’alternativa”. Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, delinea, in poche parole, perimetro e capisaldi di una coalizione che ancora non c’è.

Lo fa partendo da quello che potrebbe essere il punto di arrivo, la scelta del prossimo candidato presidente della Regione, proprio mentre il centrodestra inizia a interrogarsi sul 2027.

“Il Pd ha tutte le carte in regola per esprimere una candidatura – aggiunge Barbagallo – non ci siamo mai espressi su qualcuno esterno al Pd, poi se dovesse esserci una coalizione le decisioni saranno prese dagli organismi di partito competenti”.

Gli scricchiolii

A ragionarci adesso, l’idea di una coalizione sembra scricchiolare. Cateno De Luca rivendica i 500mila voti alle Regionali, come ticket da prossimo candidato presidente: “La mia candidatura è una candidatura, per storia, e per cultura, che riesce ad andare oltre gli steccati del centrosinistra. Ci sono soggetti che amano fare gli oppositori di natura. Si dimostrano sfascisti, continuano a coltivare l’orticello senza prendere responsabilità, nel Pd c’è una frangia che ragiona così”.

Il leader di Sud chiama Nord non risparmia anche il M5s: “A Di Paola ho detto che mi sembrano cadaveri politici. Non sanno chi può essere interprete della nuova fase e attendiamo di capire quale sia la linea. Se la linea del secondo mandato rimane tale, nella nuova fase non ci saranno gli stessi soggetti in Sicilia e dovremmo confrontarci con altri”.

Il M5s guarda le carte in tavola, al netto delle tensioni tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, Nuccio Di Paola, coordinatore regionale del partito e vicepresidente vicario dell’Ars frena gli entusiasmi del sindaco di Taormina.

“Le leadership – dice Di Paola – si conquistano nella proposizione e nella proposta. Cateno De Luca ha avuto il suo risultato importante alle Regionali del 2022 ma alle Europee del 2024 i numeri sono stati diversi. Qualunque leadership si costruisce nei territori e nella proposizione, facendo da collante. È più importante unire che dividere”.

Il coordinatore del M5s insiste: “Le candidature in provetta non funzionano. Guardando gli ultimi presidenti sono tutti candidati che non sono nati in provetta, forse tranne Schifani”.

Il percorso

L’ultimo tentativo, le primarie di coalizione, con la vittoria di Caterina Chinnici, ha portato alle urne tre candidati l’uno contro l’altro. Con un centrodestra che ha vinto senza troppi tentennamenti.

Anche sul percorso i leader del possibile ‘Campo largo’ hanno visioni diverse. Cateno De Luca rilancia “un modello innovativo di primarie, due anni prima della scadenza del mandato di Schifani, poi bisogna creare la squadra e agire agli occhi dei siciliani”.

Per De Luca “ci vuole il tempo necessario, usciamo – dice – da una situazione per Pd e M5s di non credibilità, dopo le primarie sappiamo come finì, con lo strappo Conte – Chinnici. Questi sono due partiti subordinati alla logica del ‘bollino Ciquita’. Se a Roma decidono che bisogna rompere per uno 0,1 nazionale, rompono e questo non li rende affidabili”.

“Bisognerà avere le idee chiare – secondo il leader di Sud chiama Nord – già prima delle Amministrative 2026″, quando le “primarie innovative” dovrebbero essere già concluse”.

Barbagallo frena: “Primarie due anni prima? È esagerato, il Pd è sempre la casa delle primarie, con una clausola di salvaguardia che non permetta quello che è accaduto con Conte, quando con un post si è rotto un verdetto per il quale avevano partecipato migliaia di siciliani”.

Di Paola è prudente: “Questo autunno sarà importante per ogni forza politica, ci sono altri appuntamenti in altre regioni che ci vedranno in coalizione e dopo l’autunno, dall’inizio del 2025, bisognerà tornare a costruire, per rafforzare quelle figure che già ci sono. Chi sarà il candidato a presidente lo vedremo insieme, con una coalizione nata per governare la Sicilia”.

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