C'eravamo tanto amati - Live Sicilia

C’eravamo tanto amati

Bisogna ammetterlo, neanche la straordinaria vittoria di domenica sera contro il Milan di Ronaldinho Pato e Maldini è riuscita a far dimenticare al pubblico rosanero che uno dei rapporti d’amore più intensi con uno dei suoi beniamini più amati è ormai giunto al capolinea: quello con Alberto Fontana.

Il vecchio Jimmy domenica sera non era neanche in panchina. Un’assenza che, probabilmente, più che sul terreno di gioco, ha lasciato un vuoto soprattutto nei cuori dei tifosi del Palermo. Lui non commenta: “Non posso parlare senza l’ok della società”.

Sabatini l’ha già scaricato: “Fontana non merita la panchina”. Ma quali sono le ragioni di questo clima da c’eravamo tanto amati? Ripercorriamo insieme le ultime settimane per far luce su quello che rischia di diventare un vero e proprio enigma natalizio da scartare sotto l’albero .
Anzitutto i motivi sono da ricercare in un rapporto mai troppo idilliaco tra Fontana e Marco Amelia. Un’insofferenza mai celata dai due ed anzi dichiarata apertamente da Jimmy appena un mese fa: “Io non mi sento il dodicesimo del Palermo, con tutto il rispetto per Amelia. Io mi alleno per guadagnarmi il posto, non per farmi trovare pronto”. Insomma, il portiere rosanero, anche in virtù di prestazioni, nelle ultime stagioni, sempre al di sopra della sufficienza, affermava di diritto la sua condizione di numero uno tra i pali del Barbera, non accettando di buon grado l’idea di far posto all’ex del Livorno.
Una condizione riconosciuta, tra l’altro, e supportata a pieno dai tifosi del Palermo “rei” d’aver salutato l’ingresso in campo di Fontana contro la Fiorentina, con un’ovazione mai così tanto calorosa. Un attestato di stima che si è posta come una vera e propria investitura ufficiosa che addirittura portò l’ultraquarantenne Jimmy a dichiarare dopo la partita: “Posso garantirvi che non mi era mai capitato in carriera di avere difficoltà a giocare una partita per l’emozione”.
Al di là di questo, comunque, bisogna riconoscere che Fontana ha rappresentato sempre una garanzia per il Palermo. Sia in termini di prestazioni, che di impegno e serietà dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Poi è arrivata l’esclusione di domenica. Un no di Ballardini dovuto né a scelte tecniche né ad improvvisi infortuni dell’ultim’ora: un’esclusione apparsa più simbolica che altro. A questo punto, anche alla luce della grande prestazione di Amelia domenica sera, verrebbe naturale pensare che un sano dualismo interno alla squadra possa avere soltanto giovato ai due numeri uno. In realtà, però, non è così. Già, perchè il Palermo vede questo dualismo più come una pressione psicologica, una minaccia, nei confronti di un giocatore, Amelia, costato sei milioni di euro e dunque troppo prezioso per poter rischiare d’essere bruciato dalla presenza così ingombrante di Fontana. Troppo pericoloso rischiare con Amelia di ripetere quanto accaduto in passato con Agliardi e Santoni. Ma il diretto interessato Amelia, di tutto questo, cosa ne pensa? Il campione del mondo è chiarissimo: “Se la società ha investito tanto su di me vuol dire che punta sul mio nome per il futuro”.
Sbilanciarsi comunque in previsioni sull’aspettativa “di vita” del rapporto tra Jimmy e il club di viale Del Fante sarebbe quantomai inopportuno. Soprattutto parlando di Palermo, una società in cui tutti sono chiamati a dimostrare quotidianamente di meritare il ruolo che ricoprono ogni domenica.

A chi si chiede, dunque, se questo sia l’ultimo mese in maglia rosanero per Alberto Fontana, la risposta può essere solo una: al mercato di gennaio l’ardua sentenza.


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