Chiese aiuto al Quirinale, negoziante esce dall'incubo dei debiti

Chiese aiuto al Quirinale, negoziante esce dall’incubo dei debiti

La presidenza repubblica chiese attivazione di Protezione sociale
IL TRIBUNALE DI CATANIA
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CATANIA – Carola Sapone, invalida civile, si era rivolta al capo dello Stato perché non aveva i soldi per accedere alla procedura prevista dalla legge che permette al debitore di trovare una soluzione compatibile con le proprie possibilità finanziarie.

Il presidente della Repubblica aveva chiesto l’intervento di Protezione sociale italiana. Ora il Tribunale di Catania ha accolto la richiesta di esdebitazione presentata da Carola Sapone secondo il Codice della crisi, la legge 3 del 2012, nata dopo una serie di suicidi per motivi economici.

“Per presentare domanda – aveva scritto la donna nella lettera inviata al Quirinale – e arrivare quindi di fronte a un giudice, serve sostenere un costo per me non sostenibile”.

Per questo, l’avvocato Letterio Stracuzzi, presidente di Protezione sociale italiana, aveva annunciato di aver costituito un fondo che garantisce la possibilità di accedere ai benefici della normativa.

“Circa il 30% delle imprese e delle famiglie indebitate – ricorda Stracuzzi – non riesce ad attivare la procedura”.

Grazie al fondo e all’interessamento di Mattarella, Sapone ora può dormire sonni tranquilli: “Sono felice – spiega la donna – di poter ritrovare la serenità perduta. Ringrazio il presidente della Repubblica che, di fatto, mi ha permesso d’accedere alla procedura”.

“Carola – afferma Stracuzzi – aveva messo in piedi, a Palermo, una profumeria e aveva deciso di arredarla con materiale biodegradabile. Una perdita d’acqua del vicino ha distrutto il locale e tutto quello che si trovava al suo interno. Per questo ha cominciato a ritardare i pagamenti fino a un debito complessivo di circa 40mila euro con la banca che le aveva finanziato l’apertura del locale”.

“Il Tribunale di Catania, che ha concesso l’esdebitazione, ha convenuto che fosse giusto corrispondere ai creditori il 10% di quanto dovuto nel giro di quattro anni. Con questa sentenza si apre un nuovo ciclo che permette, attivando il fondo, di invocare i benefici della legge 3 anche a chi non può sostenerne i costi”.


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