Cipi, l'azienda chiude i battenti |Esodo incentivato ai lavoratori - Live Sicilia

Cipi, l’azienda chiude i battenti |Esodo incentivato ai lavoratori

Si chiude così la trattativa. Nessun ripensamento da parte dell'azienda.

La vertenza
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CATANIA – La Cipi srl chiude definitivamente. Per quanto encomiabili siano stati in questi mesi gli sforzi prodigati da sindacati, lavoratori e Regione, la società non torna indietro sulla decisone di chiudere lo stabilimento catanese. Nulla da fare, insomma. Se non altro, la trattativa si conclude con l’esodo incentivato. È questo l’ultimo gesto dell’azienda – specializzata nella produzione di oggettistica pubblicitaria – per i lavoratori che avranno così qualche mese di ossigeno. L’accordo è stato raggiunto ieri nel corso di un incontro svoltosi in prefettura alla presenza dei rappresentanti delle sigle Fistel Cisl, Slc Cgil e Ugl e dei vertici dell’azienda. Quest’ultima non ha mai fatto mistero di voler delocalizzare all’estero le attività produttive, e di voler invece mantenere in vita la sola sede milanese. Gli ormai ex dipendenti, circa 50, da domani saranno dunque a casa dopo aver lavorato vent’anni nella storica sede di Catania. Per loro sono già scattate le procedure di licenziamento.

Antonio D’amico, segretario della Fistel Cisl: “Rimane un profondo dispiacere per l’ennesima chiusura di un’azienda qui nel territorio catanese. È davvero impossibile accettare la morte di un’impresa stavolta per ragioni che appaiono per di più discutibili. È stata una battaglia che abbiamo combattuto fino all’ultimo senza ottenere purtroppo l’esito sperato. Abbiamo comunque apprezzato l’apertura dell’azienda che ha concesso l’esodo incentivato”.  

La Cipi, a cui fa capo la famiglia Circo, aveva annunciato a gennaio di dover dismettere la sede etnea a causa di una crisi economica divenuta insostenibile. Ma per sindacati e lavoratori i problemi non sarebbero stato affatto irrisolvibili. Qualche giorno fa, nel corso delle trattative era sceso in campo anche Ministero dello Sviluppo Economico che tramite una lettera aveva condannato duramente l’atteggiamento assunto dai proprietari dell’azienda definendolo “di grave irresponsabilità”. E criticando ancora la scelta di “ rifiutare ogni percorso alternativo alla procedura di licenziamento collettivo”. Il Mise infatti insieme alla Regione si erano detti pronti a fornire tutto il supporto necessario “al salvataggio e al rilancio della realtà imprenditoriale italiana che opera in un mercato con ancora valide opportunità di sviluppo”. Ma il finale purtroppo lo conosciamo.

 


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