"Uno la deve coprire bene..." | La rotta della coca Roma-Brancaccio - Live Sicilia

“Uno la deve coprire bene…” | La rotta della coca Roma-Brancaccio

Un insospettabile autista e "nonno pusher" insieme in trasferta per comprare droga in Calabria e nella Capitale. Le intercettazioni svelano i retroscena dei nuovi traffici.

OPERAZIONE "MONOPOLI"
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PALERMO – Chi mai poteva sospettare di qualcuno che viaggia per mestiere. Era “normale” che Pasquale Lo Nardo, 56 anni, autista di una società di autolinee lungo la tratta Palermo-Roma, facesse la spola con la Capitale. Un po’ meno normale era che sul pullman sedesse, senza pagare il biglietto, Antonino La Vardera. Classe 1929. Nonno pusher, venne soprannominato il giorno della sua cattura nel marzo di tre anni fa. Il blitz “Monopoli” di ieri con quindici arresti racconta anche della droga – eroina e cocaina – comprata a Roma e smerciata per le strade di Brancaccio.

Nell’inchiesta dei poliziotti della Sezione Narcotici della Squadra mobile coordinata dai pm Carlo Marzella e Sergio Barbiera, non c’è solo il filone investigativo che ha ieri ha portato in cella, tra gli altri, l’avvocato penalista Memi Salvo, ma anche i rapporti di La Vardera e Lo Nardo con grossisti calabresi e un gruppo di albanesi trapianti a Roma. Secondo l’accusa, i due sarebbe i registi dell’acquisto di due chili di stupefacenti dai fratelli Fabio e Giuseppe Costantino di Vibo Valentia. Il corriere viene identificato in Salvatore Tinnirello arrestato il 17 giugno 2009. Pochi giorni prima contatta La Vardera: “Totò sono… tra dieci minuti sono da lei”. L’appuntamento, dicono gli investigatori, serviva per pianificare la trasferta di Tinnirello in Calabria. E’ dalla Calabria che, il 15 giugno, Tinnirello chiama La Vardera: “Sono qui sopra con Giuseppe… non per mercoledì, per domani. Già ho guardato il camion con la carne”. Secondo l’accusa, sta parlando di droga e il Giuseppe citato sarebbe Giuseppe Costantino.

Il mercoledì successivo Tinnirello prende una camera in un hotel di Joppolo. Lo stesso giorno da Palermo partono La Vardera e Lo Nardo, a bordo di una Yaris. A Rosarno incontrano Tinnirello, Fabio e Giuseppe Costantino. I primi due si spostano in una casa. Poco dopo i tre palermitani salgono a bordo di due diverse macchine e imboccano l’autostrada per la Sicilia. Alle 18 e 30, giunto a Palermo, Tinnirello viene fermato alla guida di una Focus imbottita di droga.

A questo punto dilaga la convinzione che ci sia un traditore. Secondo Lo Nardo e La Vardera, la colpa è dei calabresi. Dall’avvocato di Tinnirello hanno saputo che la droga è “tutta una monnezza cioè la c’erano cento grammi buona e 900 fasulla. Allora che devono pensare che lo hanno fatto arrestare loro”. Nel momento in cui pronunciano queste parole hanno giù un piede fuori dalla macchina. Hanno un appuntamento con alcune persone non ancora identificate. Discutono di droga da comprare a 50 mila euro al chilo. “Ma che fa scherziamo”, sbotta Lo Nardo.

Fallito l’affare calabrese a Brancaccio si sono rimboccati le maniche. Viene attivato un canale romano tramite Andrea Di Fede, grazie al quale sarebbero entrati in contatto con un trafficante albanese, Luan Rushiti. La Vardera e Lo Nardo, inseparabili, fanno spesso visita a Di Fede, costretto al letto nella sua casa di via Mongitore per i traumi riportati in un incidente stradale. In casa non ci sono le microspie di cui, invece, è piena la macchina.

“Io gli ho detto a lui, abbiamo 20 e tu mi devi dare la fiducia per altri 20”. Parlano di venti mila euro per acquistare eroina del tipo Brown Sugar. “E’ la Brown non può essere non guadagnarci niente – spiega La Vardera -. Qua si guadagnano i soldi, c’è richiesta assai. Non ci credo che non c’è materiale minimo mezzo taglio ci si deve mettere. Si deve provare si mette un grammo e mezzo di taglio oppure facciamo uno e uno e uno e vediamo come risulta”.

La Vardera pensa già a come trasportare la droga: “… uno la deve coprire bene… si prende due sacchetti, un sacchetto deve essere bello, no fino, doppio, che si fa testa e piedi, si infila tutta la dentro e si fa a panella, lo scotch bello sistemato, com’è che c’è il giubbotto anti proiettili”. Così salgono sul pullman della società di autolinee. Arrivano a Roma dove c’è una casa dove gli autisti posso riposare prima di rimettersi in viaggio. I poliziotti monitorano la consegna della droga fra gli albanesi e i palermitani. Dopo una sfilza di telefonate con parenti e amici i due rientrano a Palermo. Ad attendere La Vardera alla stazione degli autobus c’è il figlio. Il padre nasconde la droga addosso. E finisce in manette.


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