Consiglio, quinto tentativo su regolamento chioschi: "Lo chiede la città"

Consiglio, quinto tentativo sui chioschi: “Lo chiede la città”

Il consigliere Zammataro: "Non votando, l'aula si assume chiare responsabilità".
ATTIVITA' PRODUTTIVE
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CATANIA – “È la quarta volta che manca il numero legale, vediamo se più tardi arriveremo alla quinta…”. Il consigliere comunale Manfredi Zammataro, di Diventerà bellissima, non nasconde una certa frustrazione. Assieme al collega Bartolomeo Curia (gruppo Pogliese sindaco), è stato lui a redigere la proposta di regolamento comunale per l’installazione dei chioschi sul territorio cittadino. La delibera attende di approdare in aula dalla fine del 2020 e quando ieri, finalmente, sembrava che fosse la volta buona, in prima convocazione c’erano solo 13 consiglieri presenti. In seconda convocazione è mancato il numero legale proprio sulla delibera. Il nuovo tentativo è fissato per le 19 di oggi, ma l’aria che tira non è delle migliori.

Ieri è stato necessario aspettare le 20 passate perché le presenze in aula fossero sufficienti per aprire la seduta di Consiglio, una delle non a distanza, dopo due anni di videoconferenze, microfoni e webcam. Chi preferisse non vedere il germe della polemica, attribuirebbe le assenze a questo: alla difficoltà di riabituarsi a conciliare l’impegno politico (e la presenza obbligata a Palazzo degli elefanti) con la vita professionale e privata. Ma ieri i consiglieri hanno abbandonato l’aula proprio prima del voto sul regolamento dei chioschi ed è evidente che qualche mal di pancia c’è

I motivi potrebbero essere vari: intanto lo scontento per il fatto che un regolamento, una proposta di un certo rilievo, non arrivi dall’amministrazione bensì da due consiglieri comunali. Qualcuno, forse, avrebbe visto più di buon occhio una presa di posizione dell’amministrazione e una linea di indirizzo politico chiara, dettata direttamente dall’assessorato al Commercio (il cui titolare Ludovico Balsamo, peraltro, si è dimesso proprio pochi giorni fa). Un altro motivo potrebbe avere attinenza, invece, con il bisogno che Catania si doti di un Piano di programmazione urbanistica del settore commerciale: un documento che va a braccetto con il piano regolatore generale e che negli anni, più volte, alcune associazioni di categoria hanno chiesto, affinché a essere regolamentate in una volta sola siano tutte le attività commerciali, non soltanto i chioschi.

“Questa città soffre della sindrome del ‘si poteva fare meglio“, dice Zammataro a LiveSicilia. “È vero che è necessario normare tutto il settore commerciale, ma intanto abbiamo un regolamento che resta bloccato da tempo, nonostante abbia ottenuto il parere favorevole di tutti gli uffici e nonostante ci sia stato sollecitato dalle stesse direzioni comunali”. Il fatto è semplice: in mancanza di un piano che normi il settore, chi vuole costruire un chiosco in città può farlo senza problemi. Gli basta presentare la richiesta, aspettare che la direzione Attività produttive la rigetti e poi fare ricorso al Tar, per vedersi riconosciuto dai giudici amministrativi quanto l’amministrazione vorrebbe negare. E nelle motivazioni delle sentenze c’è scritta sempre la stessa cosa: senza un piano, le motivazioni (varie) addotte dal Comune per i dinieghi non sono sufficienti.

“Il Comune così perde un sacco di soldi in spese legali – prosegue il consigliere di Diventerà bellissima – e rischiamo che si costruiscano chioschi ovunque, senza alcuna regola”. A queste criticità se ne aggiunge poi un’altra, che riguarda la possibilità di garantire eque opportunità a tutti i cittadini: “Chi ha i soldi per fare ricorso al Tar vince e avvia l’attività commerciale. Chi non ce li ha, aspetta che noi facciamo qualcosa“. Che però non si fa. “Io sono senza parole – aggiunge con amarezza – Non votando, il Consiglio si assume delle chiare responsabilità nei confronti dei cittadini e dello stesso Palazzo degli elefanti. Non dico che debba essere approvato o che debba rimanere uguale: il regolamento può essere bocciato, emendato, perfino stravolto. Ma deve passare da una discussione in aula”.

Cioè: se c’è qualcosa che non va, qualche motivo tecnico per cui la delibera non convince né maggioranza né opposizione, allora l’aula consiliare è il posto giusto per tirarlo fuori. Se non c’è, invece, il motivo qual è. Può essere che un’iniziativa di questo genere fosse attesa dall’amministrazione piuttosto che da due consiglieri? “Dovremmo esserne contenti – afferma Manfredi Zammataro – Noi non dobbiamo solo votare quello che ci viene proposto. Tra le nostre prerogative c’è anche quella di redigere regolamenti, proporre delibere. Questa ne è un esempio, ed è sempre stata sostenuta, anche pubblicamente, pure dall’assessore uscente. Il problema va affrontato, ce lo chiede la città“.

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