Assessore Roberto Lagalla, veniamo da un recente passato in cui di formazione professionale si parlava tanto, quasi quotidianamente. E non bene. Oggi di formazione si parla sempre meno. È un buon sintomo?
“Le buone notizie non fanno mai notizia, certamente il comparto ha conosciuto un nuovo momento di ripresa grazie alla formazione del catalogo e ai corsi istituiti sulla base del catalogo stesso. Consentendo un’opzione diretta ai discenti ma anche attenuando quel contenzioso che si era determinato precedentemente ad esempio con l’Avviso 8 a tutt’oggi ancora fermo dal 2016 in relazione all’opinabilità dei criteri di valutazione. Noi abbiamo scelto un’altra strada, quella della scelta diretta degli allievi”.
Quanti corsi sono attivi in questo momento?
“Sono attivi 695 corsi e sempre nell’ambito dell’Avviso 2 ne potranno essere attivati un altro centinaio per scorrimento dello stesso Avviso 2, per risorse non utilizzate o per revoche”.
E quante persone lavorano in questo momento nella formazione?
“Nell’albo lavorano circa 1.800 persone e quasi altrettante dall’albo. E gli allievi coinvolti in questo momento sono oltre 10mila”.
Il passato della formazione in Sicilia appare come quello di un gigante che ha formato poco ed è servito a tutt’altro. Come ha tentato di cambiare pagina il vostro governo?
“Anzi tutto con il catalogo che ha identificato qualifiche riconosciute a livello nazionale ed europeo. A parte questo, individuare delle riserve specifiche per corsi che non fossero sempre i soliti ripetitivi. Una riserva è dedicata infatti a corsi innovativi che guardano agli asset di possibile sviluppo della Regione, agroalimentare, tecnologie avanzate, turismo e beni culturali, ambiente”.
E cosa si è fatto per collegare il mondo della formazione a quello delle imprese?
“Naturalmente resta molto fa fare. La nostra idea è quella di modificare nel prossimo futuro tanto le norme sull’accreditamento degli enti quanto il regolamento generale per offrire una formazione che sia conforme alle richieste delle imprese. Vogliamo che esse stesse ci propongano progetti formativi finalizzati al lavoro”.
E quando si arriverà a uno scenario del genere?
“C’è una modifica del regolamento che in questo momento è sottoposta al parere del Cga. E noi pensiamo di poter fare partire entro l’anno la formazione in impresa. Stiamo lavorando, quest’anno abbiamo abbiamo fatto ripartire l’obbligo formativo insieme all’anno scolastico, il 12 settembre. Immaginiamo di terminare la filiera virtuosa nel rapporto diretto con l’impresa. Nel frattempo non siamo rimasti fermi perché abbiamo messo a disposizione degli istituti tecnici e degli enti di formazione sette milioni per l’apprendistato”.
Con esperienze lavorative in azienda?
“Sì. Si sta facendo l’incrocio tra le richieste delle aziende e la disponibilità, ci sono richieste per 350 apprendistati, risultato che non mi sembra marginale perché superiore a quello della Toscana”.
Assessore, la politica e la formazione che rapporto hanno oggi? Perché fino a ieri virtuoso il rapporto certo non era…
“Posso dire che è molto meno malato che nel passato. Sono stati revocati gli enti che non rispondevano a criteri di accreditamento o che si rendessero responsabili di violazioni. Abbiamo chiuso una convenzione importante con il nucleo dei carabinieri per il lavoro che effettuano ispezioni negli enti, tanto per la tutela dei lavoratori quanto per la verifica dell’effettivo svolgimento delle attività. A questo si aggiungono i controlli ordinari condotti dai funzionai dell’assessorato o da esperti dell’assistenza tecnica”.
Sta dicendo che oggi c’è più trasparenza.
“Non tocca a me dirlo ma credo di sì. Non c’è più un oligopolio, anche nella formazione in obbligo scolastico che era limitata a non più di 12-14 enti, adesso è open e si compete liberamente. Restano certo tante cose da fare”.
Cosa?
“L’accreditamento va reso più rigoroso ma meno farraginoso, serve una riforma della legge 24 del ’76 che è troppo datata e bisogna ricollocare quel personale dell’albo non riassorbito nelle nuove attività formative. Per questo avremo un incontro l’11 aprile con il ministero dello Sviluppo economico e del lavoro”.
Abbiamo parlato di trasparenza. Nei giorni scorsi abbiamo appreso che lei è indagato per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta che ruota attorno a Giovanni Lo Sciuto. Lei ha sottolineato la marginalità della sua posizione in questa inchiesta, ma come vive questa situazione?
“La marginalità del mio coinvolgimento è in atti anche se non sempre a questo è stato dato risalto. Sul piano personale è un motivo di grande e profonda amarezza. Senza volere togliere nulla alle indagini ho la consapevolezza di non aver mai favorito alcuno da rettore, ma semplicemente tutti i giovani che fossero meritevoli e che avessero diritto a qualcosa”.
Cosa vuole dire nel merito di queste accuse, che riguardano la concessione di una borsa di studio?
“Non mancheranno occasioni per fare chiarezza, con la massima fiducia per chi indaga. Attendiamo gli accertamenti che dovranno esser fatti e il contributo che io potrò portare”.
Parlerà con i magistrati?
“Sono già stato sentito dai magistrati. Ho cercato di ricostruire i pochi ricordi che ho di questa vicenda”.
Le tante inchieste che hanno coinvolto la politica negli ultimi tempi hanno sollevato il tema della questine morale. È stato chiesto un dibattito d’aula, che si terrà. Che ne pensa?
“Penso che questione morale è un termine spesso utilizzato in modo unidirezionale. Ognuno di noi risponde a principi etici che dovrebbero essere di tutti, non solo della politica. Mi fa specie quando l’onorevole Fava dice se è morale o immorale regalare una borsa di studio, prima bisogna dimostrare se la borsa è meritata o no, altrimenti sarebbe immorale non darla. Nessuno vuole sottrarsi a un dibattito ma non mi pare che sino a prova del contrario possano essere apoditticamente date lezioni di moralità”.
Un’ultima domanda “politica”. Qual è lo stato di salute del governo e del rapporto di questo con l’Assemblea?
“Che ci siano fibrillazioni parlamentari in questo momento credo che sia sotto gli occhi di tutti, all’avvicinarsi di un momento elettorale questo tende ad amplificarsi. Come dice sempre il presidente Musumeci c’è un tempo della semina e un tempo del raccolto, io credo che questo governo stia seminando molto. Stiamo lavorando molto attivamente anche sulla scuola e su tanti altri settori, dalle infrastrutture agli enti locali. Il governo sta incubando una serie di iniziative virtuose”.