Covid, Zollo: "In Italia poco sequenziamento, importante aumentarlo" - Live Sicilia

Covid, Zollo: “In Italia poco sequenziamento, importante aumentarlo”

"Le varianti ci saranno sempre e a ogni allerta di una nuova variante che desti preoccupazione serve un'azione per tracciarla"
CORONAVIRUS
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“Le sequenze della variante Omicron finora depositate dall’Italia, nella banca dati internazionale Gisaid, sono pari all’1,9% del totale delle sequenze depositate dal nostro Paese, ma questo rappresenta solo un dato parziale: è urgente investire nel sequenziamento genetico del virus SarsCoV2 per conoscere l’esatta diffusione della variante Omicron in Italia“. A dichiararlo all’ANSA è il genetista Massimo Zollo, dell’Università Federico II di Napoli e coordinatore della Task force Covid-19 del Ceinge-Biotecnologie avanzate.

“Bisogna mettere in campo le energie al servizio di terze dosi e sequenziamento, come in una guerra. Le osservazioni relative alla circolazione della variante Omicron, attualmente, vengono fatte solo su questa base: è l’unico sito sul quale ci sono i dati”. Dalle sequenze di Omicron depositate dal 26 novembre a oggi, confrontate con il totale delle sequenze, in Germania la Omicron risulta pari all’1,5% delle sequenze depositate (su 15981), nel Regno Unito sfiora il 10% (su 12.1227 ), in Francia l’1,4% (su 4.551), in Spagna il 13,8% (su 1.142), in Svizzera il 3,6% (su 4.466), in Olanda il 5,1% (su 1.924) e in Italia l’1,9% (su 3.199).

Il problema, secondo il genetista Zollo, è che in Italia si sequenzia poco in periodo di forte allerta, mentre sarebbe molto importante farlo perché “le varianti ci saranno sempre e a ogni allerta di una nuova variante che desti preoccupazione serve un’azione per tracciarla”, ha detto ancora l’esperto riferendosi alle cosiddette Voc (Variant of Concern). “Ci sono ondate nelle quali identificazioni e tracciamenti hanno bisogno di energia, ma in Italia l’energia non è sviluppata in questa direzione”, ha rilevato Zollo.

“Negli ultimi due anni la tecnologia di sequenziamento è migliorata e i tempi – ha concluso Zollo – si sono accorciati: di conseguenza non ci sono più alibi perché questa attività non debba essere svolta regolarmente: bisognerebbe selezionare i centri di eccellenza e moltiplicarli per 5 e non c’è alibi perché questo non debba essere fatto”.


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