PALERMO – “Contento della richiesta d’archiviazione nei miei confronti ma sono stati anni molto duri, che mi hanno provato. Rispetto la magistratura e il lavoro del gip dovrà dire l’ultima parola, ma sono felice”. In un rovente pomeriggio d’estate Antonello Cracolici riavvolge il nastro della memoria fino a quel 14 gennaio 2014, quando ruppe il logorio dei lavori per l’approvazione della finanziaria all’Ars per informare l’opinione pubblica dell’indagine che lo riguardava nella sua funzione di capogruppo. Oggi incassa senza grandi sorrisi la richiesta dei pm di Palermo di archiviare la sua posizione in merito all’indagine sulle cosiddetta ‘spese pazze’ all’Ars. Il volto del capogruppo di un tempo, ritornato da pochi giorni alla guida dei deputati democratici a Sala d’Ercole, è segnato dalla tensione: ci si aspetta il solito Cracolici, spumeggiante e raggiante, e invece davanti a taccuini e telecamere arriva la spontaneità di chi si sente “sollevato” perchè “è stata scritta la parola fine a una brutta storia” e perchè “la verità è venuta a galla”.
La politica e i rapporti con il governatore Crocetta per un giorno finiscono in secondo piano (“non ne parlerò neanche sotto tortura”, stemperando un po’ la tensione), anche se il capogruppo Pd sottolinea comunque di non aver ricevuto alcuna telefonata dai piani alti di Palazzo d’Orleans: “Oggi ho ricevuto tanti messaggi ma per la verità non l’ho ancora sentito. In realta’, dipende anche da me che faccio spesso brutte figure perchè non ho attivato ‘Lo sai di Tim’ e quando sono al telefono non ho idea di chi mi abbia cercato”. La mente ritorna allora a quel pomeriggio, in Aula: “Decisi fin da subito di mantenere un comportamento limpido nei confronti dell’opinione pubblica”, spiega Cracolici ricordando anche la conferenza stampa dell’indomani: “Ho fornito tutte le carte e le giustificazioni ai magistrati e non mi sono sottratto alla stampa. L’indagine nei miei confronti? Riguardava il mio ruolo di capogruppo e le spese effettuate per l’attività del gruppo parlamentare del Pd. Mai speso un centesimo per acquisti o regali personali. Mai preso un euro”.
Qualche sassolino dalla scarpa, però, esce fuori: “Sono stato trattato come un criminale per via dell’acqua o del caffè che venivano offerti agli ospiti del gruppo, ma noi del Pd abbiamo sempre avuto il massimo rispetto per i soldi pubblici. Eravamo l’unico partito che attuava un sistema di controllo integrato dei conti, tra approvazioni di bilanci, tesorieri e revisori. Quelle per me erano cose normali, non certo ‘spese pazze’. Nessuno – prosegue – avrebeb potuto fare strani movimenti senza essere individuato”. La richiesta di archiviazione fa luce anche su alcuni regali di matrimonio fatti dal Pd: “Lo abbiamo documentato e gli stessi pm lo dicono, quei regali sono stati fatti con delle collette tra gli stessi deputati. Tutte le spese – ribadisce Cracolici – erano funzionali all’attività del gruppo”.
Perchè allora finire sulla graticola? “Colpa dell’Ars e dell’assenza di un sistema di rendicontazione che ora c’è ma che allora non esisteva. Fino al 2012 – ricorda Cracolici – i gruppi non erano tenuti a rendicontare nulla ma nonostante tutto il nostro ha portato un avanzo di ottocentomila euro e si è sempre contraddistinto per il massimo rispetto delle regole, altro che spese pazze”.