Cracolici: 'Miceli ama Palermo, Orlando deve decidersi...'

Cracolici: ‘Miceli ama Palermo, Orlando deve decidersi…’

Il deputato del Pd promuove il candidato del centrosinistra e si toglie qualche sassolino.
PALERMO 2022 - L'INTERVISTA
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Onorevole Cracolici, se un palermitano le chiedesse: chi è Franco Miceli?, lei cosa risponderebbe?
“Un uomo che ama Palermo, che ha studiato i problemi e che conosce la politica, un professionista che si è messo al servizio di un progetto. Lo candidiamo per vincere e per garantire una svolta”.

C’è entusiasmo nel centrosinistra che ha scelto (nelle prossime ore l’ufficialità formale) il presidente nazionale dell’Ordine degli architetti, Franco Miceli, per correre nella maratona dei candidati a sindaco. Uno stato d’animo che nasce dalle difficoltà del campo opposto di trovare una sintesi e dalla fiducia nell’uomo che guiderà le truppe della coalizione.

Dunque, insistiamo: chi è il candidato Miceli?
“Una personalità civica che promuove un patto civico per collegare la città allo Stato, perché c’è bisogno di un grande aiuto, e per investire sui nostri punti di forza. Penso alla cultura, al risanamento, alla valorizzazione del mare e della costa Sud. Una persona appassionata che ha le idee chiare”.

Ma il civismo non è ormai una definizione comoda da usare o da mettere da parte, a seconda delle esigenze?
“Non in questo caso. Franco viene da un partito, il nostro, e ha una storia politica importante. Negli ultimi vent’anni, per scelta personale, ha fatto l’architetto, diventando il presidente del suo ordine, una carica prestigiosissima. Ha autorevolezza e spirito di servizio”.

Veniamo al perimetro della coalizione. C’è chi, come Francesco Boccia, parla di allargamenti, dialoghi e inviti. C’è chi, come Giusto Catania, custodisce l’ortodossia di un’identità che non deve avere cedimenti.
“Non penso che le soluzioni siano da trovare nelle varie ortodossie. L’unica ortodossia è l’amore per questa città. Palermo è come la mamma e abbiamo il dovere di consegnarla alla personalità migliore, coinvolgendo i cittadini”.

Allargamenti? Intese? Campi più o meno elastici?
“Vedremo, la situazione è in movimento. Se, qualche mese fa, qualcuno avesse detto che sarebbe stata possibile una alleanza fra il Movimento Cinque Stelle e la Sinistra Ecologista, tutti avrebbero pensato a una pazzia. Eppure… La politica è costruzione di un percorso comune, sugli obiettivi da raggiungere a vantaggio della collettività”.

Definirebbe gli ultimi cinque anni del sindaco Orlando un fallimento?
“Fallimento? Mi parrebbe un giudizio sbagliato ed eccessivo. Palermo ha anche avuto frangenti esaltanti. Penso alla capitale della cultura, penso ai dati importantissimi del turismo e ai tanti bed and breakfast che sono nati. Poi, la pandemia è stata una mazzata che ha capovolto le priorità ed è stato necessario pensare alla sopravvivenza, alla spesa dei palermitani, alla sussistenza”.

Ma, scusi, la sconcezza dei Rotoli, per esempio, che c’entra?
“C’entra perché il Covid ha assorbito tutte le risorse e la concentrazione che altrimenti sarebbero servite per affrontare problemi che arrivano da lontano. Noi scontiamo l’assenza di un nuovo cimitero di cui si parla da tempo. Ci piace parlare, a Palermo, anzi, chiacchierare. E si dovrebbero fare le cose”.

Lei quanto c’entra, invece, nella scelta di Miceli che conosce benissimo? Si sente un padre nobile?
“Io sono niente di più di uno che ha ragionato, con gli altri, su profili diversi e si è ritenuto che quello di Franco Miceli fosse il profilo più adatto”.

Uno sguardo alla squadra avversaria. Qual è il suo giudizio?
“Il centrodestra sta giocando a Risiko, come chi deve occupare i territori con i carrarmatini. Chi si prende Palermo, chi la Regione, chi l’Assemblea… La storia di sempre. Per questo alla Regione hanno fallito, per un discorso di potere fine a se stesso che non contiene una visione e si trasforma in una lotta personale. Consegnare la città a una destra così avida sarebbe un disastro. E poi l’abbiamo vista già all’opera con Cammarata che è andato via da Palazzo delle Aquile in in clima ignominioso di tutti contro tutti. Nessuno ricorderà i suoi anni per una sola cosa buona”.

Torniamo di qua, Leoluca Orlando, sindaco uscente, ha pronunciato giudizi non proprio entusiastici: bene Miceli, ma il modo, senza passare dalle primarie, ‘ancora offende’, pare di capire.
“Orlando lo conosciamo tutti e io lo conosco benissimo. Ha il merito di chi è stato capace di attirare tantissimi elettori, però non ha mai trasferito il suo consenso ad altri. La sua opinione è legittima, ma deve decidersi. La partecipazione non è un ascensore da usare, a seconda dei momenti. Ricordo che, nel 2012, lui si è candidato e ha vinto, nonostante le primarie avessero indicato un altro nome. Ha, ripeto, la sua legittima opinione. Ma le opinioni non sono la verità assoluta”.


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