Crocetta e Baccei... | Va in scena lo scaricabarile - Live Sicilia

Crocetta e Baccei… | Va in scena lo scaricabarile

Durante l'incontro con i sindacati il governatore chiama l'assessore: "Possiamo fare qualcosa per i regionali?". I lavoratori protestano: è una farsa. Che fa emergere, però, la debolezza del presidente e le divisioni col "commissario al bilancio" inviato da Faraone e Delrio.

Il retroscena
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PALERMO – Chi era presente racconta di una scena surreale. La più teatrale rappresentazione del vecchio “scaricabarile”. I sindacati assediano il governatore. Chiedono, nella sostanza, di rinviare la discussione delle norme che riguardano il personale pubblico a una contrattazione successiva. Dopo la Finanziaria, magari nella sede deputata, cioè quella dell’Aran Sicilia. Anche per dare un senso al mantenimento in vita di questo organismo. A quel punto, Rosario Crocetta afferra il telefono e digita il numero dell’assessore Alessandro Baccei. E inizia la recita, che lascia basiti i rappresentanti dei lavoratori.

“Qui – avrebbe detto il governatore – mi stanno chiedendo se possiamo stralciare quelle norme dalla Finanziaria. Che margini abbiamo? Nessuno? Ora riferisco”. E il governatore in effetti riferisce: “Niente da fare, Baccei non vuole. Lo sciopero? Scioperate pure”. Una farsa. Che i confederali hanno già bollato come il gioco del “buono e del cattivo”. Ma che nasconde qualcosa di più.

Intanto, ed è il primo elemento che emerge, è la debolezza di un governatore che si presenta, di fronte ai lavoratori, come “subalterno” ai diktat romani. Che questa debolezza sia reale o strumentale, ovviamente, è tutto da vedere. Ma l’immagine che esce è proprio quella lì. E ha lasciato basiti i presenti: “Quello lì non era il presidente?”.

Ma forse, come detto c’è qualcosa di più. C’è l’ennesima “presa di distanze” del governatore da un assessore che non sente “suo”. Fin dall’inizio. E nonostante le dichiarazioni di facciata improntate alla “massima sintonia”. Una sintonia così evidente da spingere qualche settimana fa il sottosegretario Davide Faraone, di fronte a una rivendicazione del presidente (“La Finanziaria la faccio io”), a precisare: “La linea di Baccei è la linea del Pd”. Crocetta, insomma, può al massimo adeguarsi. Se non vuole correre il rischio che Roma chiuda i rubinetti al punto tale da rendere impossibile la quadratura di un bilancio difficilissimo.

Lontani, lontanissimi Crocetta e Baccei. Ognuno per conto suo, a dispetto della copertina già logora di questa esperienza di governo. Pochi giorni fa, del resto, il governatore quasi approfittò dell’assenza dell’assessore all’Economia, in quelle ore a Roma per discutere proprio dei “margini di manovra” del governo. In quell’occasione Crocetta convocò una giunta serale (non lo faceva da più di un mese), decidendo di intervenire su una materia puramente finanziaria e di impugnare alcuni articoli della legge di stabilità di Matteo Renzi. Quelli, in particolare, riguardanti il ritorno a Roma dei Fondi Pac destinati alla Sicilia, ma mai spesi dalla nostra Regione. Più di 1,2 miliardi di euro. Una “mossa” che ovviamente l’assessore non ha gradito e che il presidente avrebbe giustificato con uno stato di necessità: “Se non faccio così mi accusano di essere già commissariato da Roma”.

Separati in casa. Un gelo emerso anche in occasione della discussione del Documento di programmazione economico e finanziaria a Sala d’Ercole, dove l’unica critica della maggioranza a Baccei fu sollevata da Antonio Malafarina, deputato del Megafono tra i più vicini a Crocetta. Ma le tensioni hanno riguardato anche tante altre questioni come ad esempio la vicenda di Riscossione Sicilia (Baccei vorrebbe “aprire” all’intervento in Sicilia di Equitalia, mentre Crocetta non ci pensa nemmeno) o di Sicilia e-Servizi. Baccei vorrebbe scioglierla, e trasferire le funzioni alla Regione. In questo caso, il governo ha deciso di nascondere la polvere sotto il tappeto e di rimandare la discussione delle norme sulle spa regionali a un momento successivo. Non in sede di bilancio, ma attraverso un intervento puramente amministrativo.

E il braccio di ferro prosegue. L’ultima richiesta arrivata dai renziani è quella di una cabina di regia per la spesa dei fondi europei, l’unico vero giacimento oggi a disposizione della macchina regionale, da incardinare proprio all’assessorato all’economia. Al momento, il dipartimento per la Programmazione (che regola quindi la spesa di quei Fondi) è tra quelli alle “strette dipendenze del presidente della Regione”. La cabina di regia potrebbe sottrarre al governatore persino questa autonomia. E a quel punto Crocetta si ritroverebbe spogliato di tutto, in cambio di una boccata d’ossigeno. Anzi, in cambio di un gettone. Utile a chiamare Roma: “Possiamo fare qualcosa per i lavoratori?”. No, Bacci non vuole. Ed è bene che tutti lo sappiano.


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