PALERMO – E’ un Rosario Crocetta amareggiato quello che racconta la sua nuova vita lontano da Palazzo d’Orleans. L’ex presidente della Regione “si lecca le ferite”, colpito da quella che definisce “ingratitudine”. E soprattutto lamenta il “fuoco amico” di cui, a suo dire, è stato vittima in questi anni. Che diventeranno un libro, assicura il politico di Gela, intenzionato a raccogliere le memorie della sua esperienza amministrativa. Aspettando il Pd e Matteo Renzi, che con lui avevano assunto impegni che al momento non hanno avuto seguito. Quel Pd di cui Crocetta salva il segretario, riconoscendo a Raciti lealtà nei suoi confronti.
Presidente, che farà adesso? Resterà a vivere a Tusa?
“Certo, resterò a Tusa, non ho intenzione di cambiare le mie abitudini. Dipende anche molto da quello che si prospetterà per il futuro. Ho bisogno di una quindicina di giorni per recuperare le energie, in questi cinque anni non mi sono risparmiato, in particolare gli ultimi due anni sono stati molto duri”.
Cosa le mancherà di più?
“Non è qualcosa che mi manca, è il fastidio quando sento delle dichiarazioni molto improvvide e non competenti come quelle che ho letto sui rifiuti o sul bilancio. Io so cosa c’era due anni fa. Nessuno mi dica che il quadro che trovano adesso è quello che ho ereditato cinque anni fa quando c’era il rischio di non poter pagare gli stipendi. Quando si è insediato Musumeci davanti al Palazzo non c’era nessuno. Io ho trovato precari non pagati e centinaia di persone che protestavano”.
Le critiche però per lei e per il suo cerchio magico sono state tante. E anche largamente condivise.
“Io non sono legato al potere, non ho creato nessun cerchio magico, anzi venivo attaccato perché utilizzavo le persone che c’erano prima”.
Non dovevano darle un incarico nel Pd?
“Non mi sento Alice nel Paese delle meraviglie, non vivo in un mondo incantato in cui penso che qualcuno si ricordi di me. Anzi, ho avuto un isolamento totale. Salvo Raciti, che ha capito che si doveva governare, sono stato lasciato solo. E sono stato attaccato da tutti. L’opposizione faceva il suo dovere, certo, la maggioranza un po’ meno”.
E quel posto nella segreteria del Pd?
“Non rivendico niente. No ho fatto nessun ricatto al Pd e a Renzi. Io credo che per qualsiasi partito dovrebbe essere un dovere porsi il problema della valorizzazione di una esperienza come la mia. Lo vogliono fare o non lo vogliono fare non mi interessa. Sento il bisogno semmai di leccarmi le ferite”.
E di fare autocritica?
“Ritengo che tutti gli assessori che ho scelto non fossero certamente da meno di questi nuovi. I miei assessori hanno tutti cercato di fare un buon lavoro. E finiamola con il cerchio magico. Se fosse esistito esisterebbe ancora. Io ho fatto la pars destruens ma ho anche costruito. Ho distrutto quello che andava distrutto, come quel sistema malato della formazione. Solo che registro l’ingratitudine”.
Di chi?
“Della politica che ti dovrebbe essere amica. Non mi pare che gli impegni siano stati mantenuti”.
Il suo amico Lumia le è rimasto accanto?
“Beppe mi è stato sempre vicino ma devo dire anche Raciti, che ha capito quanto era innovativo il mio progetto. Il paradosso è che coloro che hanno messo in campo il progetto Micari, il progetto del nulla, quel modello Palermo che non era esportabile alla Regione, ora la vorrebbero scaricare su chi non voleva puntare su quel modello”.
Che farà di tutto questo tempo libero?
“Per adesso leggo molto, seguo i social, mi sento con gli amici e voglio riflettere”.
Cosa legge?
“Io sono un appassionato lettore di fantascienza. Il mio autore preferito è Asimov”.
Cosa le dispiace di più dopo questi cinque anni?
“Mi ha amareggiato che si sia voluta dare di me un’idea diversa dalla realtà. Io voglio vedere adesso se un Pif o le Iene se ne vanno da Musumeci a fare quel bordello. La cosa che mi ha fatto molto piacere è che il giorno dell’insediamento di Musumeci c’erano giù gli operai della Keller che mi hanno detto ‘non ci abbandonare’”.
Se non arriverà il seggio promesso da Renzi farà il pensionato?
“Io ho governato nella trasparenza. Ho 900 euro dal Parlamento europeo e 500 euro di pensione dopo aver fatto il presidente della Regione. Mi servono per pagare l’assicurazione della Corte dei conti. Poi ho la mia pensione. Sicuramente non morirò di fame, ma non parliamo di casta. Non ho ricavato alcun denaro dalla mia esperienza di governo”.
Scriverà un altro libro?
“Sì, voglio scrivere un libro sulla mia esperienza amministrativa. Vale la pena di raccontare le cose che ho vissuto: scoprire che c’erano quelli che prendevano i soldi della formazione e invece di darli agli enti li mettevano nei loro conti correnti e poi passare per massacratore sociale per avere posto fine a questo…”.
Sento che sta accendendo una sigaretta. Proverà a fumare di meno adesso?
“Ecco, una cosa positiva è che fumo di meno. Ho dimezzato quasi il consumo di sigarette. Mi rimane tanta amarezza, quella di una persona che voleva cambiare il mondo e si è ritrovato sotto fuoco amico”.
Ha visto l’imitazione di Crozza?
“Mi è piaciuta molto. Quanti mi conoscono nel privato sanno quanto io amo sfottermi da solo. Ovviamente quello era un ritratto satirico che portava all’iperbole delle cose. Due cose non mi sono piaciute: una è il riferimento al ricatto a Renzi. Io non ho fatto nessun ricatto. Renzi mi ha proposto lui delle cose. Io non mi sono candidato perché nessuno scaricasse su di me la responsabilità della sconfitta. E poi la cosa dei forestali: quelli certo non li ho assunti io. Ora voglio vedere cosa dice Salvini a Musumeci rispetto ai forestali. Che gli dirà, licenziali?”.
Tempo fa lei disse che le piacerebbe fare una vita normale, magari, disse, innamorarsi su un treno. Che dice, magari potrà succederle adesso?
“Spero. Non è semplice riprendere una quotidianità che hai perduto da decenni. Io amo molto le cose semplici, il piacere di cucinarmi un piatto di pastasciutta. Però innamorarsi è una parola difficile. Soprattutto quando hai sperimentato su di te la cattiveria. La cosa che mi ha fatto più orrore è vedersi snaturato sui media. Penso a quell’inchiesta su Filicudi in cui mi veniva attribuito un inesistente amante. Sono cose che lasciano il segno e che mi hanno ferito. La cosa schifosa è non avere avuto la solidarietà di nessuno. Manco del movimento gay. Ma me la sono sempre cavata da solo. Mia madre citava sempre un proverbio siciliano, ‘sulità santità’. Non mi preoccupa la solitudine”.