Via Castromarino, l'archiviazione: "Provvedimento abnorme"

Via Castromarino, l’archiviazione: “Provvedimento abnorme”

Il legale Peppino Lipera annuncia il ricorso in Cassazione.

CATANIA. “Si tratta di un provvedimento abnorme”. L’avvocato Peppino Lipera non ci sta e dichiara di “essere arrabbiato ancor più dei diretti interessati, le vere vittime di questa vicenda”. Il caso riguarda l’archiviazione del procedimento penale a carico della Cmc, società che sta lavorando al completamento della metropolitana di Catania, in merito al crollo in via Castromarino, avvenuto nel gennaio del 2020. Il legale (attualmente candidato alla carica di primo cittadino, ma quella è un’altra vicenda!) ha convocato la stampa per annunciare che ricorrerà in Cassazione per ribaltare la decisione presa dal gip Luigi Barone lo scorso 14 aprile.

Il ricorso di Lipera

Lipera ha già in mano il testo del ricorso e lo sfoglia mentre – con sarcasmo – ringrazia gli organi di stampa perché da loro ha conosciuto l’esito del procedimento. “Se non ci fossero state le agenzie, non avrei saputo nulla”, dice.

E da lì infatti che prende avvio la conferenza stampa convocata con accanto alcuni dei suoi assistiti. Lipera legge infatti le undici righe dell’ordinanza.

Eccole: “Le conclusioni cui la pubblica accusa è pervenuta – recita il testo – appaiono logiche e convincenti in ordine al difetto dei presupposti in fatto dei reati in contestazione in ragione essenzialmente delle puntuali conclusioni cui è pervenuto il consulente tecnico Ing. Giovanni Canetta in merito alla mancanza di profili di colpa in capo agli indagati in ragione dell’assenza di segnali premonitori dello sprofondamento del terreno che ha provocato il crollo parziale e il danneggiamento degli edifici ubicati nell’isolato”.

La consulenza tecnica

Il legale catanese cita, in particolare, due passaggi della Cpt, la consulenza tecnica di parte, firmata da Canetta per sottolineare quella che lui ritiene una incongruenza. 1) “La causa del crollo degli edifici di via Castromarino/via Lago di Nicito/via Plebiscito è lo sprofondamento del terreno di fondazione, avvenuto in concomitanza con il transito della macchina Tbm”. 2) “Lo sprofondamento può essere invece ricondotto a una perdita di volume del terreno profondo, potenzialmente innescata dalle operazioni – pur corrette – di scavo, a causa della particolare complessità geologica del tratto in esame”.

Per i fatti del gennaio 2020, una parte delle famiglie ha già ricevuto una sorta di risarcimento da parte della Cmc. Altre, invece, no. La palazzina è stata abbattuta la scorsa estate. Ma gli edifici accanto, benché rimasti in piedi, non sono agibili. Chi vi abitava, quindi, non può ritornare a casa. Danno e beffa tragici per chi sa che l’intera vicenda è ben lungi dall’essere risolta.


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