Cursoti milanesi, ascesa e declino di un capo della mafia a Catania

Cursoti milanesi, ascesa e declino di un capo della mafia a Catania

Il ruolo di Carmelo Distefano e il suo ridimensionamento nel clan
OPERAZIONE "CERBERO"
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CATANIA – Il momento è instabile, di passaggio. Il capo è in carcere ma ancora può disporre del clan, e lo fa. Usa il suo potere per imporre un suo reggente di fiducia, ma in questo modo scatena la gelosia di un’altra fazione. La tensione cresce, si spara per strada, il rischio di una guerra è altissimo.

Nella primavera del 2022 il capo dei Cursoti milanesi è ancora Carmelo Distefano, che dal momento della sua scarcerazione nel 2018 si è preso il potere nel clan, imponendo i suoi affari e i suoi uomini. Un’ascesa interrotta dalla sparatoria di Librino, a causa della quale Distafano torna in carcere nell’agosto 2020.

Secondo quanto emerge dalle carte dell’operazione Cerbero che venerdì 27 giugno ha portato in carcere 21 persone Distefano ha continuato a dettare le regole nei Cursoti milanesi fino alla primavera 2022, quando l’insofferenza nei suoi confronti stava per diventare pericolosa.

Le tensioni

Il conflitto nasce lontano, dalla scarcerazione di Distefano e la sua presa di potere di cui non è mai stato convinto Rosario Pitarà, capo storico dei Cursoti. Distefano però può contare sull’alleanza, tra gli altri, con Gabriele Giuseppe Piterà e Concetto Piterà. I due, aderendo al gruppo di Distefano, si allontanano dai nipoti di Rosario, Giuseppe e Alfio Cristian Licciardello, che invece reclamano un ruolo di leadership proprio per la parentela con il capo, poi morto nel dicembre 2020.

Le due fazioni si guardano storte, con uno dei fratelli Licciardello che cerca gestire senza rendere conto a nessuno una piazza di spaccio proprio per non dovere mandare soldi in prigione a Gabriele Giuseppe Piterà e Concetto Piterà, passati con il rivale Distefano.

In marzo 2022 il figlio di Gabriele Piterà va con un’altra persona sotto casa di Giuseppe Licciardello e spara verso il suo appartamento. Secondo gli inquirenti è un chiaro segnale del gruppo di Distefano, che in quel momento sarebbe guidato da Giuseppe Ardizzone, nominato dallo stesso Distefano.

Un mese dopo c’è il giorno più carico di tensioni: il gruppo di Distefano/Ardizzone pesta un fedelissimo dei Licciardello, i quali rispondono sparando a canne mozze verso il negozio del padre di un membro del gruppo rivale.

“Gli ho liberato il quartiere”

Sono alcune intercettazioni a raccontare il clima di tensione e il gioco di potere all’interno del clan in quel periodo. Nel febbraio 2022 Carmelo Distefano parla al telefono con Gabriele Giuseppe Piterà ed è molto amareggiato nei confronti dei Licciardello, che a suo dire non gli mandano soldi in carcere e sono degli ingrati, dato che lui ha “liberato il quartiere.

“Cugino quanto voglio bene a te sono cattivi – dice Distefano – non solo non mi pensano, anche i miei soldi si vogliono (inc)… sono sbirri non solo non mi pensano e mi dovrebbero pensare, sono cattivi”.

“Perchè io – dice Distefano – mi sono mosso, io gli ho liberato il quartiere cornuti e sbirri che sono, non potevano dire neanche ‘pio’. Ci giuro sopra la vita dei miei figli, il primo che trovo se esco io ci scippo la testa. Il primo che trovo che gli da un colpo di legno per me glielo faccio dare nelle corna sulla vita”.

Distefano dice anche che i Licciardello gli devono 2 mila euro per l’acquisto di uno scooter, e che si sono comportati male nel pilotare alcune assunzioni in due supermercati, pensando solo ai loro parenti e trascurando il resto del clan.

Piterà in quel momento è accomodante. Dice più volte a Distefano “ora stasera ci parlo io, stasera ci chiamo” ed è sorpreso che i Licciardello non abbiano inserito nelle assunzioni un suo parente.

“Non mi sta piacendo come sta ragionando”

Dietro le quinte però Gabriele Giuseppe e Concetto Piterà si muovono. Da una loro conversazione emerge che il fratello di Carmelo Distefano, Francesco, altro capo dei Cursoti, è molto arrabbiato con la gestione del clan da parte del fratello. I due fratelli chiariscono che il figlio di Gabriele, Giuseppe Concetto Piterà, ha la delega a rappresentare gli interessi di tutti i Piterà all’interno del clan, trattando alla pari con Giuseppe Licciardello.

A questo punto i Piterà lasciano Distefano e si ricompattano con i Licciardello. Gabriele Giuseppe Piterà sente Giuseppe Licciardello, il quale gli dice che Distefano continua a chiedergli soldi. Poco dopo lo stesso Gabriele Piterà sente suo nipote Giuseppe e gli dice di lasciare perdere i soldi e di non rispondere più al telefono a Carmelo Distefano: “Tu telefono a Melo non gliene devi prendere più. Questo sta sbagliando a parlare, a parte che vuole sapere troppe cose”.

Gabriele Piterà di fatto abbandona Distefano: “A questo lo dobbiamo lasciare – dice al nipote – te lo sto dicendo perché appena esce suo fratello (Francesco, ndr) io glielo dico perché non mi sta piacendo come sta ragionando”.

“L’estromissione”

A quel punto, si legge nella sintesi scritta dal Gip, Gabriele Piterà parla con Giuseppe Licciardello e gli dice che ha parlato con suo nipote e con altri e sono arrivati alla conclusione che a “Melo” non devono rispondere più al telefono e lo dirò anche a Peppe con la barba. Gabriele dice che ci parlerà personalmente e chiuderà i rapporti. Distefano deve comunque trascorrere un lungo periodo in carcere e deve essere ridimensionato. Insieme a lui viene estromesso anche Ardizzone.


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