Da Palermo ad Agrigento: il viaggio della variante Delta

Da Palermo ad Agrigento: il viaggio della variante Delta

La storia del caso di variante Delta in Sicilia. Ecco cosa è successo.

PALERMO- Una premessa che i tempi rendono necessaria. Non ci sono untori in questa storia. Non ci sono persone da additare, secondo la moda del momento che liscia il pelo alla rabbia. Questa è essenzialmente la vicenda di una angoscia condivisa. Che ha il suo epicentro in una famiglia che ha visto tornare una figlia contagiata dalla variante Delta, già indiana. La raccontiamo passo per passo, secondo le informazioni di cui siamo a conoscenza, ma senza fornire dettagli che indichino una sia pur minima identità. E’ appunto una questione di rispetto.

La variante Delta in Sicilia

Parliamo di un caso di variante Delta, già indiana, approdato da noi, com’è noto. Non è il primo, come abbiamo raccontato. Ma è un altro tassello significativo all’interno di un percorso di non semplice contrasto. I virus non rispettano le frontiere. Si cominciava a parlare della versione inglese del Covid e già era prevalente. Cosa sappiamo? Riordiniamo le informazioni, perché la chiarezza è il migliore antidoto all’irrazionalità della paura. La variante è stata sequenziata dal laboratorio del Policlinico di Palermo, che è il punto di riferimento regionale. Ci ha spiegato il suo direttore, il professore Fabio Tramuto: “Si tratta di un evento ampiamente sotto controllo che in questo momento non preoccupa. La variante Delta diventerà prevalente? Non mi sento di escluderlo. Questa persona tornava dall’Inghilterra, da un zona con un’alta percentuale di casi. Cosa sappiamo al momento? Che due dosi di vaccino dovrebbero proteggerci. Non abbiamo la sfera di cristallo”.

Il viaggio da Palermo ad Agrigento

Secondo le notizie che abbiamo raccolto, è andata pressappoco così. Una giovane dell’Agrigentino rientra dall’Inghilterra nei primi giorni di giugno. Sbarca in aeroporto a Palermo e torna a casa. Non avrebbe fatto il test antigenico rapido. “Quel test – spiega il commissario per l’emergenza, il dottore Renato Costa – non era obbligatorio, ma volontario e raccomandato. Noi siamo stati sempre presenti. E manterremo i nostri uomini sia in aeroporto che al porto”. Dice ‘non era’ il commissario perché ci sono delle novità che abbiamo registrato. “Ho firmato una nuova ordinanza che introduce una quarantena di cinque giorni con obbligo di tampone per chi proviene dalla Gran Bretagna”, ha infatti annunciato con un post su Fb il ministro della Salute, Roberto Speranza.

I sintomi e il tampone

Dal giorno dopo l’arrivo, si manifesta qualche sintomo che consiglia un tampone molecolare risultato positivo al Covid. Il reperto viene inviato dall’Usca al laboratorio regionale del Policlinico che sequenzia la variante Delta. Pare che ci sia in atto una frizione su chi doveva avvertire chi. Ma, sul punto, l’Ufficio del Commissario non rilascia dichiarazioni. Adesso bisognerà ricostruire tutti i contatti del ‘viaggio’.

I sintomi e i vaccini

“Questa variante Delta sembra dare sintomi leggermente diversi: di più a carico dell’apparato respiratorio superiore come mal di gola, naso che cola e mal di testa e raramente anosmia. Ma non si sa se in termini di ospedalizzazione comporti un rischio maggiore”, dice il direttore della, Prevenzione, Gianni Rezza. E il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro aggiunge: “Vengono segnalati in Italia focolai di varianti, anche da variante Delta che possono eludere i vaccini. Questi focolai devono essere monitorati con attenzione e ciò implica anche una grande attenzione nel tracciamento e nel sequenziamento. Individuazione , tracciamento e vaccinazione sono gli elementi che ci consentono di affrontare la situazione epidemica”. Tutto a puntino, come la decisione del ministro Speranza di imporre una maggiore sorveglianza. Ma, considerato che si parla da un po’ della situazione inglese, non sarebbe stato opportuno pensarci anche prima?


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