"Dal naso alla pancetta"| In aula i pazienti di Tutino - Live Sicilia

“Dal naso alla pancetta”| In aula i pazienti di Tutino

Matteo Tutino

Al centro del processo le presunte truffe dell'ex primario dell'ospedale Villa Sofia.

PALERMO-IL PROCESSO
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PALERMO – Doveva essere operato in una clinica privata. Poi, Matteo Tutino gli disse che “cambiando posto poteva risparmiare mille euro”. Alla fine il paziente si sottopose all’intervento all’ospedale Villa Sofia, nel reparto di chirurgia plastica allora diretto dal primario Matteo Tutino, oggi sotto processo perché quell’intervento di chirurgia estetica, così come altri, secondo l’accusa sarebbe stato dirottato nella struttura pubblica, spacciandolo per funzionale.

Si apre il processo al chirurgo, noto anche per essere stato il medico personale del governatore Rosario Crocetta. Sul banco dei testimoni sfilano i primi pazienti. Un giovane racconta di avere visto su un quotidiano la pubblicità del dottore Tutino. Così fissò un appuntamento nel suo studio privato in via Sammartino. Aveva problemi di respirazione, ma anche una gibbosità anti estetica. “Dovevo essere operato al centro Genesi – racconta in aula, sollecitato dalle domande del pubblico ministero Luca Battinieri -. Mi aveva chiesto cinque mila euro”. Ed invece entrò nella sala operatoria dell’ospedale “senza avere fatto prenotazione al Cup – sottolinea – e senza pagare ticket”. Dei quattro mila euro pattuiti, però, ne sborsò poco più di duemila, consegnati nello studio privato del medico, perché non era rimasto soddisfatto del risultato: “Il profilo non era come quello del disegno che mi aveva fatto vedere”. E dire che “in un mese” era stato operato “due volte”.

Ecco il cuore dell’indagine della Procura: passando dallo studio privato di Tutino i pazienti avrebbero ottenuto una corsia preferenziale per essere operati in ospedale. Non è un caso che il pm abbia citato un testimone per dimostrare che i normali tempi di attesa erano di parecchi mesi, addirittura un anno. Interventi veloci e con un interesse squisitamente estetico, dunque vietati dal servizio sanitario nazionale. Circostanza sempre smentita dall’imputato e dal suo legale, l’avvocato Carlo Taormina, che in aula fa emergere i problemi funzionali dei pazienti chiamati a testimoniare.

Ciò che viene fuori dall’udienza davanti al Tribunale è la commistione fra pubblico e privato. Come nel caso del paziente a cui Tutino propose, oltre a un’operazione di ginecomastia, anche un intervento sulla pancetta e per rifarsi il naso. Alla fine optò solo per la rinoplastica e nulla pagò alle casse pubbliche.

Chi ricorda poco o nulla della trafila burocratica – dalla prenotazione al pagamento del ticket – è una donna che il presidente Vincenzina Massa richiama più volte all’obbligo di dire la verità. Agli agenti del Nas che l’avevano ascoltata nel corso delle indagini disse di non avere sborsato soldi. Oggi ricorda vagamente di avere pagato, oppure che “forse ero esente”. In ogni caso, lei è soddisfatta dell’intervento che ha fatto. Respirava male e adesso va tutto bene. E della gobba che somigliava, per sua stessa ammissione, “a quella di Dante”? Le interessava poco del fattore estetico. Strano, sottolinea il presidente visto che lei stessa si è dimostrata molto attenta al suo aspetto esteriore, visto che era ricorsa alle mani di Tutino per rifarsi il seno e per alcune punture di acido ialuronico utili a contrastare i segni delle rughe. Anche lei comunque dopo l’operazione è stata medicata nello studio privato di Tutino e senza pagare.

Il chirurgo è sotto accusa insieme all’ex manager dell’ospedale Giacomo Sampieri, a Damiano Mazzarese, dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione dell’azienda ospedaliera, Giuseppe Scaletta, ispettore della Digos e alla moglie genetista, Mirta Baiamonte.


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