PALERMO – I falchi che vorrebbero una presa di distanza netta dall’Esecutivo Schifani, le colombe che intendono continuare nel sostegno all’azione di governo. Sono giorni di dibattito nella Democrazia cristiana siciliana partito che deve fare i conti con il ciclone giudiziario che si è scatenato il 4 novembre.
La riunione di via Ricasoli
L’inchiesta che vede indagati l’ex segretario nazionale Totò Cuffaro e il capogruppo all’Ars Carmelo Pace è stata al centro del Direttivo regionale allargato che si è svolto pochi giorni fa a Palermo, nella sede regionale di via Ricasoli. Una riunione non banale, visto che tra i presenti c’erano il presidente nazionale Renato Grassi e il vice segretario nazionale vicario Gianpiero Samorì, oltre alla vice presidente nazionale Francesca Donato e al segretario regionale Stefano Cirillo. In via Ricasoli anche gran parte del gruppo parlamentare all’Ars, consiglieri comunali e diversi aficionados dello scudocrociato.
Un partito scosso dalle accuse che la procura di Palermo ha circostanziato nei confronti dei suoi leader e ora anche fuori dalla Giunta. L’interrogativo su cosa sarà della Dc da diversi giorni inizia a serpeggiare tra iscritti e simpatizzanti. Pensieri che non albergavano nella mente dei democristiani appena un mese e mezzo fa, quando a Ribera, nel cuore di quella provincia di Agrigento che è sempre stata granaio di voti per lo scudocrociato, si celebrava la Festa dell’Amicizia.

Democrazia cristiana al bivio
Erano i giorni nei quali la Dc mostrava con orgoglio il proprio simbolo e ragionava sulle prossime elezioni regionali, senza nascondersi rispetto alle proprie legittime ambizioni. Erano i giorni nei quali si puntava alla doppia cifra nelle urne e alla presidenza dell’Ars. Adesso c’è da respingere le sirene degli altri partiti nei confronti degli eletti, provando a ridare un timoniere e una rotta alla barca Dc. C’è da stabilire anche l’atteggiamento da tenere nei confronti del governo regionale e su questo punto la riunione di via Ricasoli ha fatto emergere due visioni.
La linea dei ‘falchi’
Una linea di pensiero, pur con il massimo garantismo nei confronti degli indagati, chiede “una netta discontinuità” con il passato. La pensa in questo modo, ad esempio, Donato. Diretta conseguenza di questo ‘ nuovo corso’ sarebbe anche un allontanamento dal recinto della maggioranza già a partire dalla Finanziaria in discussione in questi giorni all’Ars. “Del resto non siamo stati noi a decidere che non eravamo più degni di far parte del governo regionale”, è il pensiero espresso dalla vice presidente nazionale.
Il pensiero delle ‘colombe’
Di segno opposto il pensiero del gruppo parlamentare che intende “proseguire il lavoro portato avanti negli ultimi mesi” affiancando il governo, suppur con una sorta di appoggio esterno. Va in questa direzione il pacchetto di emendamenti alla Finanziaria presentato dai deputati Dc che hanno espresso ancora una volta vicinanza al governatore. Lo stesso ex assessore agli Enti locali, Andrea Messina, in una recente intervista ha sottolineato il carattere “provvisorio e non definitivo” della scelta di Schifani. Su questo fronte, insomma, si guarda con fiducia alla decisione che dovrà prendere il gip nei confronti di Cuffaro e Pace, non escludendo un clamoroso rientro della Dc nell’Esecutivo.

La partita della segreteria nazionale
C’è poi la partita più grossa, quella della guida nazionale del partito che al momento è affidata a Samorì. Le dimissioni di Cuffaro dal ruolo di segretario nazionale sono “irrevocabili” ma c’è chi si spinge a dire che davanti ad un miglioramento “sostanziale” del quadro giudiziario si potrebbero aprire le porte ad un ripensamento di colui che ha contribuito a riportare la Dc in auge in Sicilia.
La riunione del Consiglio nazionale Dc
Al momento le chiavi del partito sembrano affidate a Samorì, che potrebbe restare come traghettatore fino alle Politiche del 2027 anche se la colonna siciliana della Dc non è favorevole a questa opzione né all’archiviazione anzitempo dell’esperienza Cuffaro. Se ne saprà di più alla riunione del Consiglio nazionale del partito, convocata da Grassi e dal segretario organizzativo Pippo Enea per mercoledì 26 novembre a Roma. All’ordine del giorno la “presa d’atto” delle dimissioni di Cuffaro e i “provvedimenti conseguenti in base allo statuto del partito”.
Lo Statuto della Dc, in caso di dimissioni del segretario nazionale, parla chiaro: “Il Consiglio nazionale è convocato allo scopo di eleggere il nuovo segretario a scrutinio segreto”. Anche in questo caso si scontreranno l’idea della discontinuità con la linea più vicina alla rotta tracciata negli ultimi anni da Cuffaro, in un partito che ora gioca in difesa.

