Dio perdona | Crocetta (a volte) pure - Live Sicilia

Dio perdona | Crocetta (a volte) pure

Rosario Crocetta è uomo che non lascia passare i torti e le zone d'ombra. Ma siamo sicuri che sia sempre e comunque così? Il caso Corsello dimostra che...

L'indulgenza e la condanna
di
3 min di lettura

Breve sintesi di alcune esternazioni del presidente Crocetta: “Vogliamo credere che esistano funzionari ‘scissi’? Che esistano dipendenti regionali perfetti nel luogo di lavoro e simili ad Al Capone fuori dalla Regione? Non bisogna dimenticare che esiste, deve esistere anche un profilo anche etico del pubblico funzionario. Certi comportamenti, che avvengano dentro o fuori dalla Regione, finiscono per compromettere anche l’immagine della Regione. E così il giudizio negativo si estende anche alla gente onesta, che lavora”. Perle della condotta di un intransigente.

E il ‘caso Schillaci’, quel dirigente con rapporti di parentela con un presunto boss, trasferito dopo essere stato pubblicamente additato all’attenzione mediatica? E la storia dell’ufficio stampa, raccontata come il contenimento di un privilegio quasi criminale, senza che siano successivamente intervenute procedure trasparenti per la comunicazione di Palazzo d’Orleans? E le rotazioni dei dirigenti, filtrate col movente di sottofondo di una deportazione per indegnità?

Si dirà: Crocetta è Crocetta. Nel bene e nel male. Non si può cambiare una personalità, magari eccessiva, che ha ingaggiato una lotta senza quartiere contro il malaffare, fino a rappresentare – si dirà, appunto – un garante dell’implacabile, uno che non guarda in faccia nessuno ed emette sentenze inappellabili, perché la durezza gli è concessa dalla sua sofferta biografia. I fatti recenti contraddicono l’idea appena esposta e cancellano tutti gli ipotetici “si dirà”. Rosario Crocetta è severo con alcuni e indulgente con altri. Il suo codice morale di riferimento produce sanzioni, in certi casi, in altri, buffetti sulle guance, pizzicotti, sguardi corrucciati, niente che non si possa dimenticare.

La vicenda giudiziaria di Anna Rosa Corsello è, in proposito, un esempio chiaro. La dirigente avrebbe utilizzato impropriamente l’auto della Regione per percorrere più di 122 mila chilometri – come abbiamo scritto – ed è stata rinviata a giudizio. Lei si difende:”Ho sempre utilizzato la vettura di servizio per fini pubblici”. Normale replica. Ci aspettavamo che la giustizia del governatore calasse veloce. Stavolta no:”La dirigente mi ha comunicato che rinuncerà all’uso dell’auto di servizio. Non è necessario alcun provvedimento da parte dell’amministrazione”. E’ la reazione dello stesso uomo politico che in contesti simili non ha esitato a punire presunti attentati al corpo dell’amministrazione, in via di tutela per il buon nome della stessa.

Peraltro, Anna Rosa Corsello non è l’unica “miracolata”. C’è stato il famoso ‘caso Valenti’. Ricordate? L’assessore agli enti locali, Patrizia Valenti, rinviata a giudizio per un abuso d’ufficio. Alla notizia svelata da Livesicilia seguì la reprimenda crocettiana, via via a sfumare, fino a trasformarsi in una sorta di perdono evangelico, con l’annuncio misericordioso: “Da oggi l’assessore è al lavoro”.

Sulla bilancia del presidente della Regione non tutti gli eventi pesano allo stesso modo, sotto il lume della purezza istituzionale. Il funzionario parente del boss, i giornalisti dell’ufficio stampa, i dirigenti, sono da ascrivere alle pagine di quella Sicilia negativa di cui dobbiamo liberarci, strappandole, costi quel che costi. I costi, spesso, sono indiscriminati e terribilmente umani. Anna Rosa Corsello, Patrizia Valenti e chissà chi meritano una seconda chanche, l’occasione di un ravvedimento, o, addirittura, l’estinzione del problema.

Le parabole sono, certo, differenti. E, certo, si somigliano. Tracciano il volto di una rivoluzione arcigna contro alcuni, caritatevole verso altri. La classica doppia misura. Come se – questo accadeva con gli esecrati sistemi di potere trascorsi – più del peccato e delle fattispecie relative, contasse il peccatore con la sua carta identità e la sua appartenenza. Pensiamo male? E’ un sospetto eccessivo? E anche se fosse, il sospetto non era l’anticamera della verità?


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI