Il Pd "sfiducia" il governatore | Crocetta: "Se volete, mi dimetto" - Live Sicilia

Il Pd “sfiducia” il governatore | Crocetta: “Se volete, mi dimetto”

Il segretario regionale Raciti ha aperto i lavori della direzione sottolineando la gravità della situazione a Palazzo d'Orleans. Ribatte il presidente della Regione: "Ritengo che deve essere il Pd insieme agli alleati a decidere l'agenda delle cose". Faraone: "Non si può evitare di andare al voto per paura di perdere".

L'assemblea dei democratici
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PALERMO – La direzione regionale del Partito democratico ha approvato quasi all’unanimità al relazione del segretario regionale Fausto Raciti. Un documento che, di fatto, apre la crisi del governo di Rosario Crocetta.

Nel corso del lungo confronto, durato quasi otto ore, i democratici hanno, di fatto, sfiduciato il governatore, parlando apertamente del “dopo-Crocetta”. Ma i dubbi e le divisioni nel partito riguardano piuttosto i tempi e i modi. Mentre, infatti, alcune anime (chiarissimi in questo senso, ad esempio, gli interventi di Mirello Crisafulli, di Lillo Speziale e Fabrizio Ferrandelli) hanno chiesto di “staccare la spina” immediatamente al governatore, altri democratici vorrebbero compiere l’ultimo tentativo per imprimere una “svolta” al governo regionale (un po’ questo il senso degli interventi del capogruppo all’Ars Baldo Gucciardi e del presidente dell’assemblea del Pd Giuseppe Lupo).

La direzione si è aperta con l’intervento del segretario Fausto Raciti che ha, in sostanza, invitato il presidente della Regione a prendere atto della portata politica delle ultime dimissioni di Lucia Borsellino (soprattutto), Nino Caleca ed Ettore Leotta, e a indicare una strada per uscire dalla crisi in cui è piombato l’esecutivo. “Rosario Crocetta – ha detto Raciti – ci deve dire se esiste una strada per ripartire. E ci deve dire anche qual è”. La replica del governatore è stata immediata. Ma l’intervento di Crocetta è stato per gran parte incentrato su una replica nei confronti del giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco che oggi ha firmato sul Fatto quotidiano un articolo pungente riferito alle vicende di Villa Sofia. Il governatore ha rivendicato il diritto alla tutela della vita privata (“Anche se un giorno volessi cambiare sesso, sarebbero fatti miei”, ha detto provocatoriamente) e lamentato un approccio omofobo dei media: “Tra un po’ faranno diventare Tutino il mio amante, come se un omosessuale dovesse pensare sempre al sesso”. Un tema, quello dell’omofobia, esploso anche in direzione, in occasione di un intervento del segretario provinciale Carmelo Miceli che aveva, a dire il vero, sottolineato come, invece di parlare di politica si perdesse del tempo a discutere di “nani, ballerine e pttane”. Una dichiarazione che ha mandato Crocetta su tutte le furie: il governatore a quel punto ha polemicamente lasciato la sala. Pochi minuti prima, però, a proposito del primario in carcere, Crocetta ha raccontato un retroscena: “Quando è stato arrestato mi ha chiamato  e io gli ho risposto: ‘Perché chiami me? Che posso farci?”. Un approccio, quello del presidente che non è stato molto gradito dai militanti Pd presenti nel salone dell’Hotel delle Palme. In tanti hanno richiesto che si parlasse “di politica”. E su questo punto il governatore ha stuzzicato i democratici: “Vogliono che mi dimetta? Devono solo chiederlo. Ma sarebbe un errore, sono pronto a discutere col partito, col gruppo parlamentare delle cose da fare per ripartire. Lucia? Quella pagina è dolorosa per me. Ha parlato di motivi etici e morali alla base della sua scelta? Forse conosce cose che io non conosco”. Non sarà l’unico intervento di Crocetta, che tornerà a parlare ore dopo.

In mezzo, però, l’atteso intervento del sottosegretario Davide Faraone, attaccato frontalmente anche nei giorni scorsi dal governatore attraverso, ad esempio, un pepato “pizzino su Fb” e tramite dichiarazioni nelle quali affermava che Faraone utilizzasse il linguaggio di Vito Ciancimino e di Salvo Lima. “Non si può pensare – ha detto Faraone – di non andare a votare perché si ha paura. Non si va a votare solo se si ha delle cose da fare. Se c’è qualcuno più bravo di noi, in caso contrario, vada pure a governare. Noi dobbiamo capire se questa esperienza può andare avanti. Se le condizioni non ci sono, però, si parla col Pd nazionale, si parla con gli alleati e si decide eventualmente come fare. Magari costruendo un percorso di proposta elettorale in vista del voto”. Siamo già, insomma, al dopo-Crocetta. Resta da capire quanto sarà lunga la parentesi tra questa direzione e il nuovo ricorso alle urne. E su questo punto, significativo l’intervento di Antonello Cracolici: “Siamo a uno snodo. Il segretario Raciti ha posto un problema a Crocetta e la risposta l’abbiamo sentita tutti. Andare al voto, ovviamente, non è una vittoria per noi. Ma può essere lo strumento per dimostrare di essere ancora una classe dirigente. L’accanimento può essere pericoloso. Crocetta, da pavido, ha scelto di fare la battaglia contro i partiti invece di farla dentro al partito. Se lo avesse capito due anni e mezzo fa avremmo evitato di trovarci qui. Ma nessuno può pensare di tenerci a bagnomaria per un anno”. Per l’ex presidente della commissione antimafia all’Ars Lillo Speziale, invece, non c’è tempo da perdere: “Il governatore ha usato la leva della legalità per colpire chi la pensa in modo diverso e per compiere la più grande operazione trasformistica mai vista. Un fattto che ha indebolito moralmente questo governo”.

Siamo già al count down. Ma la fine di questa esperienza è spostata il più lontano possibile dagli interventi, tra gli altri, di Giuseppe Lupo (“Penso che ci siano le condizioni per una fase nuova di rilancio del programma per lo sviluppo e le riforme”) e Baldo Gucciardi, secondo il quale “il voto anticipato è una patologia. Rimango convinto che, se dimostreremo che deputati e governo sono in grado di risolvere i problemi è giusto che si vada avanti”. Adesso il Pd ri rivedrà alla fine di luglio in occasione dell’assemblea. Ma l’impressione è che oggi sia iniziato il dopo-Crocetta. Resta da capire solo quanto durerà questo limbo.

LA DIREZIONE MINUTO PER MINUTO

19:35 La direzione del Pd ha approvato la risoluzione del segretario regionale Fausto Raciti con solo due astenuti (Ninni Terminelli e Antonella Monastra).

19:15 Lupo: ” Le divisioni e la litigiosità  del Pd sul territorio hanno penalizzato i risultati elettorali. L’unità del Partito è un elemento essenziale per affrontare l’attuale situazione politica. Dinanzi alla gravità della situazione economica e sociale della Sicilia non possiamo provocare una crisi al buio di cui farebbero le spese principalmente ilavoratori e le fasce sociali più deboli. La Direzione dia mandato al Segretario Raciti di verificare insieme alla coalizione e al Presidente Crocetta, se, come penso, ci sono le condizioni per una fase nuova di rilancio del programma per lo sviluppo e le riforme. Sia l’Assemblea del PD a valutare e decidere se e come proseguire questa esperienza di governo”

19.10 Raciti: “Il Pd deve pensare a una fase nuova. Sicuramente il governo non può essere uno strumento per perdere consenso tra i cittadini. Io chiamo tutti – governo nazionale, maggioranza – attorno a questa riflessione. Io speravo si potesse giungere a una soluzione positiva già oggi, ma non ho avuto elementi per trovare questa soluzione. Noi però non possiamo più permetterci di girare a vuoto. A quel punto l’immagine del Pd sarebbe definitivamente compromessa”.

19.05 Raciti: “Non è entrato in crisi solo il governo. Ma il patto su cui si fondava. Vedo solo abbandono e isolamento. Oggi il secondo intervento di Crocetta ha eluso i problemi più di quanto avesse fatto col primo intervento. Se devo stare alle parole sentite oggi qui ho ragione di essere molto preoccupato. L’assenza di analisi e di consapevolezza del governatore è ormai sempre più chiaro anche all’opinione pubblica. Non è una questione morale ma politica. Ma su nessuna delle due ho visto interventi che illuminassero la discussione. Oggi tutti gli scenari sono aperti. E una cosa è certa: prima o poi alle urne dovremo ripresentarci. E dovremmo affrontare già adesso sul quando e su quale coalizione contare”.

19.00 Giuseppe Lupo: “Siamo tutti molto dispiaciuti per le dimissioni di Lucia Borsellino. E la ringraziamo. Ma i valori del Pd non sono in discussione. Il partito va rilanciato a partire dai circoli. Per quanto riguarda il governo credo che i nostri assessori stiano facendo bene. Staccare la spina? Non è da partito responsabile se allo stesso tempo non si indica il futuro”

18.40 Sempre la Maggio: “Dobbiamo stare attenti però: se andiamo a casa adesso non avrà fallito solo Crocetta ma anche il Pd”.

18.35 Mariella Maggio: “Il progetto Crocetta è fallito. Sono troppe le contraddizioni e molti dei nostri obiettivi non sono stati centrati. Alla fase uno del governo Crocetta, fondata sulla legalità, è mancata la fase due. Non siamo cioè riusciti a far saltare blocchi di poteri rimasti intatti insieme all’assetto burocratico”.

18.00 Franco Piro: “In questi anni abbiamo avuto la responsabilità di interrompere il rapporto tra governo e politica. Cioè tra governo e democrazia, col continuo ricorso ai tecnici. O a burocrati andati a fare l’assessore. E ancora, abbiamo dato spazio a partiti occulti come Confindustria con una rappresentanza al governo senza però alcuna responsabilità”.

17.55 “Ho profondo rispetto per la direzione regionale del Pd e per i suoi componenti, ma dopo due interventi fiume del presidente Crocetta, senza capo né coda, ho deciso di abbandonare i lavori. Sono intervenuto in mattinata ribadendo che dobbiamo staccare la spina, ho ascoltato tutti gli interventi, ma il secondo di Crocetta, con il quale ha continuato a ripeterci che insieme possiamo fare le riforme e completare la rivoluzione, con un elenco della spesa che sento da oltre un anno, mi ha dato la sensazione di trovarmi dentro il Titanic. Lunedì 6 luglio, alle ore 16 in via Principe di Belmonte 96, in una conferenza stampa, illustrerò il progetto dei Coraggiosi e, insieme a tanti, costruiremo il dopo Crocetta”. Lo dice il deputato regionale del Pd, Fabrizio Ferrandelli.

17.50 Ninni Terminelli: “Il governo regionale era partito tra speranze e aspettative. Ma poi si è perso. In troppi perdono il lavoro e con interi settori come quello della Formazione scollegato dal resto del mondo”

17.40 Crocetta: “Non voglio creare un problema al partito democratico. Ma il mio atto d’amore non deve essere frainteso”.

17.35 Crocetta: “Se io avessi fatto all’antica avremmo stravinto a Gela. Sarebbe bastato assumere alla Regione i lavoratori dell’Eni”

17.30 E proprio dall’assessore Croce giunge un chiarimento in merito alle dichiarazioni attribuitegli: “Chiedo scusa a Lucia Borsellino, Nino Caleca ed Ettore Leotta per una dichiarazione, a me attribuita, e del tutto involontaria, di accostamento inadatto ed improprio ad un personaggio assai lontano dalla capacita’, dall’impegno e dalla professionalità di questi illustri colleghi il cui lavoro ho avuto modo di apprezzare nei mesi in cui abbiamo condiviso responsabilita’ di governo”. Lo afferma Maurizio Croce, assessore regionale al Territorio ed Ambiente, in seguito ad una ricostruzione giornalistica uscita sulla stampa stamane a proposito delle dimissioni di tre assessori del governo Crocetta”.

17.25 Riprende la parola il presidente Crocetta: “Noi dobbiamo riprendere un ragionamento che riconduce al partito. Della serie: mettiamoci a discutere. Certamente noi abbiamo il dovere di governare. Se qualcuno pensa che non sia possibile me lo dica. Io ho deciso di dialogare da tempo anche con la formazione dell’ultima giunta dove ciascun partito ha scelto il proprio assessore. E non posso mica a quel punto essere accusato io ad esempio delle frasi di Croce o delle indagini che riguardano Pizzo che dal punto di vista giudiziario non sono più grave rispetto a quelle che riguardano qualche sottosegretario di Stato”. L’assessore Croce in una intervista a Repubblica apparsa stamattina ha paragonato i tre assessori dimessi nell’ultima settimana (Ettore Leotta, Nino Caleca e Lucia Borsellino) a Francesco Schettino, il comandante della Costa Concordia drammaticamente naufragata nel gennaio del 2012.

17.10 Gucciardi: “Il voto anticipato è una patologia. Rimango convinto che, se dimostreremo che deputati e governo sono in grado di risolvere i problemi è giusto che si vada avanti. Se ciò non dovesse essere, credo che l’esito sia scontato. Cioè ridare la parola agli elettori”.

17.05 Il capogruppo Pd all’Ars Baldo Gucciardi: “Raciti ha parlato giustamente del rapporto tra il Pd e la società. E adesso ci aspettano una serie di cose cruciali alle quali lavorare. Bisogna lavorare ai rilievi sulla legge di stabilità, alla legge sui liberi consorzi, alla riforma del sistema idrico e tanto altro ancora”.

16.50 Il responsabile organizzativo del Pd Antonio Rubino: “Siamo dentro una crisi il cui epilogo è rappresentato dalle dimissioni della Borsellino. Se il Pd è un partito serio non può nascondere il problema. Ritengo sbagliato l’atteggiamento di chi, come Ferrandelli, abbia preso come riferimento le telecamere. Per me il riferimento è la Sicilia. E il Pd deve essere uno strumento per ricollegarsi alla società”.

16.12 Lumia: “Siamo al nodo dei nodi. La Sanità, dove i risparmi possono essere ottenuti dalla lotta all’illegalita’ tagliando costi e migliorando i servizi.   Un altro nodo riguarda l’acqua pubblica. Possiamo agitarci o agire con responsabilità. Finalmente oggi si è aperto un dialogo interno che può essere una resa dei conti o lo strumento per fare un salto di qualità. Per chiedere anche al governo Crocetta se è pronto. Ma va detto che se un sistema è andato in frantumi il merito è anche di questo governo”.

15.59 Lumia: “Siamo arrivati ai nodi veri. Ed è giusto affrontarli. Ma più che il modello di governo va analizzato un vecchio governo di Sicilia che finalmente va in frantumi. Certo sarebbe un errore annacarsi. Ma anche quello di correre, agitarsi. Magari pensando già alle primarie. Noi siamo un partito che ha un radicamento nella società. Sarebbe un errore pensare al voto anticipato fin da questa direzione. Noi possiamo pure andare a votare domani, ma non avremo sciolti nodi strutturali come ad esempio quello delle Province. Anche la questione su spese per investimenti e spesa corrente? Certo siamo tutti d’accordo per la spesa per gli investimenti. Ma se non li potremo usare per la spesa corrente vorrà dire che dovremo mandare a casa quarantamila persone. Bisognerà assumersi una responsabilità anche su queste questioni”.

15.40 Duro attacco della direzione nazionale del Megafono nei confronti del segretario provinciale del Pd, Miceli, per le parole usate durante il suo intervento: “Il segretario provinciale del Pd di Palermo ha usato un linguaggio omofobico contro Rosario Crocetta , alludendo alla sua sessualità. I tempi più oscuri del maccartismo, si celebrano all’interno di alcune posizioni del Pd di Palermo. Ciò non è tollerabile”.

15.35 Cracolici:”Raciti ha posto un problema a Crocetta. Questo modello ha fallito, gli ha chiesto se si rende conto di un fatto che non ha ancora effetti elettorali ma che è evidente tra le strade. E Crocetta ha risposto dicendo che il problema è il giudizio di natura personale su di lui arrivato dai media. È quella la sua risposta. Ho avuto l’impressione che oggi Crocetta si sia mostrato nudo al partito. Ma la terra del Gattopardo è anche nella cricca che sta attorno a Crocetta. Siamo a uno snodo. Andare al voto non è una vittoria. Ma può essere lo strumento per dimostrare di essere classe dirigente. L’accanimento può essere pericoloso.  Crocetta da pavido ha scelto di fare la battaglia contro i partiti invece di farla dentro al partito. Se lo avesse capito due anni e mezzo fa avremmo evitato di trovarci qui. Ma nessuno pensi di tenerci a bagnomaria per un anno”

15.30 Cracolici: “Crocetta ha dato la sua risposta. Dobbiamo capire se noi siamo d’accordo o meno. I nodi sono venuti al pettine. È un modello di governo che è entrato in crisi, quello in cui i partiti erano una specie di soprammobile. La prima cosa che fece Crocetta appena insediatosi disse: ‘Ho tagliato tre miliardi’. Io credo alla sua buona fede. Ma non è vero. A proposito,  non credo che la classe dirigente siciliana abbia bisogno di farci fare l’esame da Roma. La crisi però non la provoca Buttafuoco. La crisi è stata completata dalle dimissioni di Lucia Borsellino. Siamo in crisi da due anni e mezzo. A causa della leggerezza. Pensiamo ad esempio alle Province che abbiamo pensato di scioglierle e allo stesso tempo aumentarle”.

15.05 Faraone: “Lo Stato ci deve soldi? È vero. E lo sa anche Roma. Ma quello deve ancorare a riforme virtuose come è successo nel resto d’Italia. Serve credibilità per chiedere allo Stato fino all’ultimo centesimo. Il governo di Roma è un governo amico. Ma se mentre tu fai la spola per capire come risolvere i problemi il presidente della Regione spara a zero contro il governo nazionale,  come si fa? Tra l’altro è giusto sapere che stiamo utilizzando soldi destinati agli investimenti, a cose che resteranno alle nuove generazioni,  per la spesa corrente. È giusto o non è giusto che Roma ci dica: la prossima volta non si fa. E ieri al giudizio di parifica è emersa un sistema malato,  una regione in grande difficoltà. Che mi ha colpito molto. Non si può pensare di non andare a votare perché si ha paura. Non si va a votare solo se si ha delle cose da fare. Se c’è qualcuno più bravo di noi, vada a governare. Noi dobbiamo capire se questa esperienza può andare avanti. Se le condizioni non ci sono, però, si parla col Pd nazionale, si parla con gli alleati e si decide eventualmente come fare. Magari costruendo un percorso di proposta elettorale in vista del voto”.

14.55 Il sottosegretario Faraone: “È importante che oggi dalla direzione esca una decisione. Bisogna decidere. Spesso mi sembra che l’atteggiamento sia quello di rinviare sempre tutto. Non può mancare la solidarietà umana a Crocetta sugli attacchi mediatici. Anche se in tanti ci siamo passati, soffrendo. In passato questa solidarietà è mancata. Anzi su certe voci si sono anche costruite carriere. È accaduto altre volte che sia stato costruito un circo mediatico contro altri del Pd”.

“Siamo stati noi a costruire l’animafia in Sicilia. – Continua Faraone – È stato questo partito ad aprire quella cultura e rischiamo di bruciarla a causa dell’utilizzo di quell’argomento come promozione politica. I bottoni che avrebbero consentito un cammino antimafia si stanno spegnendo a causa di un utilizzo perverso. Ed è ciò che emerge dalle parole di Lucia Borsellino. E tutto ciò a prescindere dalla sopravvivenza del governo Crocetta. Quello che è messo a rischia è l’identità stessa del partito”.

14:45 Crisafulli continua: “Il Pd è ostaggio dell’impossibilità di scegliere. E non può essere ancora ostaggio. Possiamo decidere di ‘annacarci’ ma sarebbe un errore. Credo che serva una svolta. Bisogna aprire una fase nuova. Il Pd non può essere ancora oggetto degli attacchi del presidente della Regione. Frasi del tipo: ‘Se parlo io…’. Se c’è qualcosa da dire ha il dovere di farlo. Non credo che qualcuno nel Pd abbia scheletri nell’armadio. Io non ho più nemmeno l’armadio”.

14.40 Mirello Crisafulli: “Credo che oggi avremmo dovuto riflettere sulle motivazioni che non ci hanno concesso di ottenere un buon risultato alle ultime elezioni. Anche io mi sarei aspettato ben altro dal presidente della Regione. Io non mi sono mai occupato della vita privata delle persone. E non ho gradito l’articolo di Buttafuoco. Ma che è pur sempre un articolo di giornale. Ma mi ha stupito che gran parte dell’intervento sia stato centrato su quello. E invece qualcosa si è rotto. Noi in campagna elettorale abbiamo costruito un modello che si incarnava in Crocetta e Borsellino. E quel modello è stato messo in discussione da uno dei due protagonisti. Questa è la crisi di una idea del governo regionale. A questo fatto mi aspettavo che il presidente desse una risposta. La Corte dei miracoli del presidente ha contribuito a determinare la crisi irreversibile di una azione di governo. Fino a qualche tempo fa pensavo che un governo politico avrebbe potuto sistemare la situazione. Ma adesso la falla è troppo grande. Nemmeno dodici Maradona riuscirebbero a vincere questa partita. È finita la credibilità politica di questo governo. Non si possono usare frasi di quel tipo su Faraone facendo riferimento al linguaggio di Lima e Ciancimino. O parlando sempre dei miei guai. Ma quali guai? Io non ho né condanne né rinvii a giudizio. Non vorrei che qualcuno si sia preso d’invidia e mi voglia superare”.

14.30 Il segretario provinciale di Palermo, Carmelo Miceli: “Mi sarei aspettato altro dall’intervento del presidente della Regione. E invece  abbiamo sentito parlare di nani, ballerine e puttane”. A quel punto Crocetta, seduto in fondo, ha lasciato la sala visibilmente infastidito.

14.15 Il presidente della commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo: “A Crocetta chiedo di non umiliarci, di non spostare il discorso sempre su toni demagogici. Qui c’è un problema concreto: Lucia Borsellino ha detto di essere andata via perché il suo cognome potrebbe non sopportare quello che si sarebbe abbattuto su questo governo. Cosa dobbiamo aspettarci? Quali erano le paure di Lucia?”.

14.00 Fabrizio Ferrandelli: “Parlai già un anno fa di un programma dei 1000 giorni e di uno “Sblocca Sicilia”.Mi fa piacere che adesso quella formula sia stata presa in prestito dal presidente. Dissi anche che, se non uscivamo dal guado, se non riparavamo il cortocircuito tra governo e società, non ci sarebbe stato scampo. Avremmo perso tutti senza possibilità di recuperare ai tempi supplementari. E invece i tempi supplementari con il Crocetta ter ci sono stati, ma con tanti autogol. Inutile citarli tutti. Sappiamo a cosa ci riferiamo. Sono le riforme mancate che, ad ogni crisi, diventano l’agenda politica che dovrà caratterizzare il salto di qualità, il passo in avanti, la ripartenza, il nuovo inizio. Non ci credo più!!! Non ci credono più i siciliani! Non accadrà nulla e sapete perché? Perché il presidente, che pensavamo potesse interpretare al meglio il progetto del PD, si è dimostrato inaffidabile, inadeguato, incompetente”.

13.25 Giovanni Panepinto: “Siamo arrivato al punto in cui non so se è più conveniente restare a fare il deputato o finalmente abbandonare l’imbarazzo che oggi viviamo tra la gente. Ma io non la penso come Ferrandelli. Oggi ci vuole coraggio a restare, a continuare. Lucia Borsellino?  Io la ringrazio per tutto quello che ha fatto. Ma il Pd non ha bisogno di simboli permanenti. Ha bisogno di gente normale, che lavori. E bisogna lavorare davvero. Dobbiamo fissare l’elenco delle riforme da approvare entro l’estate.  Finché non l’avremo fatto non dobbiamo nemmeno andare in ferie”.

13.00 L’intervento del presidente della Regione, Crocetta,  sembra non aver sgombrato i dubbi tra i dirigenti siciliani del Partito democratico. Le parole del governatore non avrebbero affrontato il nodo politico per il quale è stata convocata la direzione. Anche per questo motivo il segretario regionale, Fauso Raciti, ha fatto sapere che sarà necessario un nuovo incontro con gli alleati di governo per decidere insieme quale strada intraprendere.

12.35 – Immediata la replica del governatore. Rosario Crocetta però nel suo intervento ha dato molto spazio a una piccato risposta alla stampa che ha diffuso notizie legate, dice Crocetta, alla sua vita privata. “Questa non è una direzione come le altre. Ma in questi giorni ho letto attacchi riferiti alla mia omosessualità. Roba da medio evo. Su Villa Sofia voglio sapere qual è la mia colpa? Quei cinque o sei interventi che non si sa se rientrano nei Lea oppure no? E poi nessuno di noi può sbagliare una nomina? Certo, da domani Tutino non sarà più il mio medico. A Sampieri solo feci una telefonata per dirgli o ti dimetti tu o ti dimetto io. Io ho sempre difeso Lucia Borsellino”. Poi sull’immediato futuro: “Se il Pd mi chiedesse di dimettermi lo farò. Ma credo sia una cosa sbagliata. E non certo perché io voglia tenere la mia poltrona. Ritengo che deve essere il Pd insieme agli alleati a decidere l’agenda delle cose. Noi dobbiamo salvare la Sicilia che abbiamo trovato in condizioni vicine al default. Certo se ogni due minuti si parla di commissariamento come possiamo mai lavorare in modo efficace?”.

Crisafulli continua: “Il Pd è ostaggio dell’impossibilità di scegliere. E non può essere ancora ostaggio. Possiamo decidere di ‘annacarci’ ma sarebbe un errore. Credo che serva una svolta. Bisogna aprire una fase nuova. Il Pd non può essere ancora oggetto degli attacchi del presidente della Regione. Frasi del tipo: ‘Se parlo io…’. Se c’è qualcosa da dire ha il dovere di farlo. Non credo che qualcuno nel Pd abbia scheletri nell’armadio. Io non ho più nemmeno l’armadio”.

Ore 12.00 – La direzione regionale del Pd è iniziata entrando subito nel vivo. Ha aperto i lavori il segretario regionale Fausto Raciti che ha sottolineato la “gravità della situazione in seguito alle dimissioni di Lucia Borsellino. Ma questa situazione non può essere risolta dal PD. Qui l’unico che può risolvere i problemi è il presidente della Regione. Rosario Crocetta ci deve dire se esiste una strada per ripartire. E ci deve dire qual è. Sono finiti i tempi dei vertici e degli ultimatum. Siamo già oltre. Siamo al momento più difficile di questa legislatura. Deve essere Crocetta a dirci come dobbiamo o possiamo uscire dalla crisi”.

 


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