CATANIA – Perdurano i guai per le aziende di trasporto espurgo. Sono trascorsi ormai oltre due mesi da quando la Sidra, gestore dell’unico impianto di depurazione presente nel comprensorio etneo, ha ridotto drasticamente le quantità di fanghi da conferire nel sito di Pantano D’Arci. Il blocco sta già causando notevoli difficoltà alle ditte che non riescono a far fronte alle richieste dell’utenza, ritrovandosi praticamente bloccati con le attività. E le ripercussioni economiche sono già enormi. Le restrizioni nei conferimenti si sono, infatti, già tradotte in una forte diminuzione delle entrate delle aziende di trasporto che non sarebbero più nelle condizioni di pagare gli stipendi agli operai fermi con le mani in mano. Una batosta che rischia di riflettersi anche sul piano sanitario considerando come lo smaltimento dei liquami e la corretta manutenzione delle fognature sia un problema che interessi, ospedali, scuole ma anche le semplici abitazioni.
Sulle ragioni che hanno portato a queste limitazioni, la Sidra si sarebbe trovata a dover improvvisamente porre un freno alle percentuali di recepimento dei reflui a causa di una carenza dei compost, ovvero dei dispositivi ambientali atti al trattamento dei liquami. E nonostante gli appelli e le mobilitazioni da parte delle ditte non è però ancora stata individuata una soluzione per ovviare al problema e ripristinare le regolari attività. Ecco perché lo stato d’agitazione sembra non rientrare. Sulla vicenda interviene Giuseppe Bulla, presidente provinciale di Assotir che a LiveSicilia spiega: “Di questa nuova realtà a farne la spese sono le aziende del settore espurgo della provincia etnea che svolgono un servizio di pubblica utilità”. Bulla ha già scritto al presidente della Regione e al prefetto. “Sarebbe utile che la Regione provveda a intervenire sulla vicenda fornendo una mappa di altri siti disponibili e idonei, alcuni dei quali gestiti da privati, affinché si regolarizzi tutta la gestione”. Gli autotrasportatori lamentano, inoltre, che le percentuali di conferimento dei fanghi assegnate alle ditte non siano eque. Non solo, di volta in volta da parte dei siti verrebbero applicate anche diverse tariffe. “Considerato che i siti per il conferimento dei fanghi sono pochi sul territorio siciliano e che agiscono in funzione dei propri fini e non certo per quelli della collettività, questi condizionano così coloro che vorrebbero intraprendere rapporti contrattuali”, dice.
Nel dettaglio, alle ditte operanti è stata imposta una soglia di conferimento ridotta del 65% rispetto alla quantità normalmente consentita. Si tratterebbe di appena 65 tonnellate al giorno di frazioni organiche da ripartire fra tutte le ditte operanti, quantità cioè accumulabili molto facilmente. Accade dunque che se le aziende eseguono l’espurgo il lunedì (giorno in cui i limiti di conferimento non sono ancora stati superati) il servizio offerto al cliente possa costare un tot, mentre il giorno dopo i costi potranno già lievitare più del doppio poiché (una volta già superati i limiti consentiti) gli autotrasportatori si troveranno costretti a recarsi altrove per scaricare i liquami, cioè in siti, come quello di Termini Imerese dove i costi sono superiori. “Il trasportatore – precisa Bulla – non può trattenere il prodotto sull’automezzo quindi deve portare i reflui ad Augusta o a Termini Imerese con un aggravio delle spese a suo carico”. Bulla ha chiesto, inoltre, alla Regione una deroga all’attuale legge. “La Regione dovrebbe intervenire in modo tale che la Sidra si trovi nelle condizioni di poter nuovamente ricevere reflui. Va approntato il dovuto provvedimento regionale affinché si ponga fine al grande disagio da parte di tutta la collettività catanese e del suo territorio. Ma fino adesso non abbiamo avuto alcun riscontro”.
Ma a monte del problema ci sarebbe una delicata inchiesta condotta dalla Procura di Reggio Calabria. La Sidra era, infatti, già intervenuta qualche giorno fa in risposta agli appelli degli autotrasportatori spiegando che le limitazioni operate “siano conseguenza di uno stato di grave emergenza ambientale, derivante dall’accertata indisponibilità di impianti all’uopo autorizzati cui conferire, con continuità, i fanghi prodotti da Sidra spa nell’impianto di Pantano d’Arci di depurazione di acque reflue urbane e dal trattamento dei rifiuti liquidi”. I vertici della Sidra, hanno spiegato che “risulta che a seguito di un’indagine della Procura di Reggio Calabria, gli impianti di recupero fanghi della depurazione presenti nella provincia di Catania hanno ritenuto di sospendere, cautelativamente, la ricezione di tale rifiuto per le attività di recupero a compostaggio, tenuto conto che l’impianto accusatorio poggerebbe, al momento, sull’assunto di asserita (da parte di Ctu) non ammissibilità in agricoltura proprio dei fanghi che derivano da impianti di depurazione”. Insomma, il problema sarebbe più complesso di quanto si possa pensare e la soluzione non sarebbe a portata di mano.
Tuttavia, le proteste proseguono e le imprese rimangono sul piede di guerra. Sulla vicenda si è molto spesa Confcommercio a tutela della ditte espurgo aderenti. Per oggi è anche fissato un incontro con gli operatori del settore. “Con il fermo degli operatori – afferma Giovanni Rinzivillo, portavoce delle imprese spurgo di Confcommercio – l’emergenza si aggrava di giorno in giorno. Chiediamo ancora una volta l’intervento urgente da parte del Prefetto e degli altri enti coinvolti”.