La rabbia dei parenti: | "L'ambulanza ha tardato" - Live Sicilia

La rabbia dei parenti: | “L’ambulanza ha tardato”

Davanti alla palazzina al civico 20 è esplosa la rabbia: "Non riusciamo a spiegarci perché la polizia sia arrivata prima dei soccorsi, faremo di tutto per sapere la verità".

PARLANO LA ZIA E IL PADRE DELLA VITTIMA
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PALERMO – “La polizia è arrivata prima dell’ambulanza, ma com’è possibile?”. Il dolore e lo strazio si trasformano in rabbia in via Scillato, davanti al portoncino della palazzina in cui si è consumata la tragedia. I parenti di Mirko Vicari sono vicini a quelle scale che conducono all’abitazione dove giace il corpo senza vita del giovane vigile urbano e non riescono a credere che nulla abbia potuto salvarlo: “E’ assurdo – dicono la zia e il padre di Mirko – li soccorsi sono arrivati quando non c’era già nulla da fare. E’ stata la polizia chiedere un’ambulanza del 118, come avrebbe dovuto salvarsi mio nipote? Farò di tutto per sapere la verità, per capire a che ora sia arrivata veramente. Non è detto che quella ferita fosse mortale. La cosa paradossale – continua la donna – è aver sentito che vogliono fare l’autopsia sul corpo di Mirko, come se non fosse già abbastanza chiaro quello che è successo. Sono sicura che se fosse stato soccorso in tempo avremmo ancora almeno la speranza alla quale aggrapparci”.

Su quel marciapiede passeggia nervosamente, mossa dal dolore, anche l’ex moglie del vigile urbano. Risponde continuamente alle telefonate di amici e parenti che voglio no saperne di più, non riesce a parlare. La voce è soffocata dalle lacrime. “Scusami – dice al telefono a qualcuno – non sono in grado di dire nulla, richiamami”. Ma il pensiero che accentua la sofferenza nel suo sguardo è quello rivolto ai suoi figli. Ai due bambini di 9 ed 11 anni frutto del matrimonio con Mirko. Un’unione terminata con una separazione che di certo non placa la sofferenza: “Come lo dirò ai piccoli? Come farò? Sono gli unici che non sanno niente. Tutta la città ormai lo sa, i piccoli ne sono all’oscuro e questo compito così duro e doloroso spetta a me”. “Vedrai Angela, troveremo il modo e il coraggio”, le risponde la zia del 38enne.

“Mio figlio non aveva fatto male a nessuno – dice il padre di Mirko, sotto choc – per questo credo si sia trattata di una rapina. Era una persona riservata, che non faceva nemmeno intuire il lavoro che faceva. Qui, ad esempio, nessuno sapeva che fosse vigile urbano, la divisa la metteva soltanto per andare al lavoro, non la teneva addosso per uscire, semmai tornava a casa e si cambiava. Anche oggi – continua – era tornato un attimo qui, ma aveva addosso soltanto i pantaloni della polizia municipale. Non so come faremo ad andare avanti, siamo distrutti”.


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