Zen, don Enzo Volpe: "No alla passerella"

Don Enzo e lo Zen: “No alla passerella politica, si agisca in fretta”

Il sacerdote-simbolo sull'incontro dopo l'omicidio
PALERMO
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A un certo punto don Enzo Volpe, prete ed educatore che da anni vive e lavora all’Albergheria e si interessa di tutte le zone periferiche della città che lui definisce ‘trascurate’, si è alzato dal suo posto tra sacerdoti e autorità ed è andato in mezzo alla gente, per seguire il momento di preghiera per Paolo Taormina, allo Zen, in un sabato sera di raccoglimento.

Perché si è allontanato, don Enzo?
“Perché ho pensato che da lì, dal basso, potevo pregare e cogliere meglio il senso della convocazione richiesta da due pastori illuminati, come l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, e l’arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi”.

Il suo bilancio?
“Mi pare che ci fosse poca gente del quartiere, ma quelli che c’erano sono andati ad abbracciare i familiari di Paolo. C’erano molti giovani, anche alcuni del Don Bosco e questo mi ha reso felice. Ho visto e ascoltato un momento di preghiera molto vissuto dalle persone”.

Non è che pure lei ha reagito a quella che qualcuno tra i presenti ha definito anche, oltre che un incontro straordinario, ‘la passerella delle autorità’?
“Il rischio della passerella, lo dico da cittadino e confermo che c’è chi l’ha sottolineato, esiste sempre. Non tanto per chi ha una carica tra coloro che sono preposti all’ordine pubblico e che hanno un ruolo istituzionale, ma della politica e degli amministratori”.

In che senso?
“Se ti metti in prima fila, devi essere conseguente nella concretezza. Non ci sono quartieri difficili, ci sono quartieri trascurati. Da quanti anni, a Ballarò come allo Zen, sono previsti tanti interventi rimasti incompiuti. La politica agisce lentamente, non per cattiveria, ma per inerzia. Faccio un esempio”.

Prego.
“Da un anno aspettiamo i decreti attuativi alla legge regionale sulle dipendenze che, così com’è, rimane lettera morta. E’ paradossale! E poi diciamo che abbiamo a cuore i giovani. Ma una cosa buona c’è”.

Quale?
“I politici sono venuti ad ascoltare le parole evangeliche e coraggiose di Don Corrado e Don Gualtiero. Parole lucide e di verità. Mi sembra qualcosa da cui ripartire con fiducia”.


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