PALERMO – Dal Pakistan a Palermo per studiare alcune moderne tecniche di laboratorio nel campo delle emoglobinopatie, patologie legate all’emoglobina, fra le quali la talassemia. Due ricercatori, un medico e un biotecnologo, provenienti da Karachi, la città più popolosa del Pakistan e capitale della provincia del Sindh, sono in questi giorni in città, presso il Campus di Ematologia dell’Ospedale Cervello e si trovano a confronto con medici e ricercatori dell’Unità operativa di Ematologia per le malattie rare del sangue e degli organi ematopoietici dell’Azienda Villa Sofia-Cervello, diretta da Aurelio Maggio, per apprendere e trasferire nella loro realtà due procedure di laboratorio all’avanguardia messe a punto dai ricercatori del Campus grazie al supporto dell’Associazione Piera Cutino che ha finanziato l’aggiornamento dei ricercatori siciliani presso il prestigioso Centro di Cambridge e ha acquistato i primi reagenti necessari per partire con la nuova metodica. Zeeshan Hussain e Zoahib Muhammad lavorano con la Omair Sana Foundation, sorta nel 2002 a Karachi, per iniziativa di un medico americano nato in Pakistan, e diretta e gestita da un gruppo di professionisti altamente qualificati.
La talassemia è la malattia ereditaria più comune nel Pakistan con un tasso di prevalenza del 6% nella popolazione. Annualmente nascono 6.000 bambini talassemici di cui il 60-70% contrae l’Epatite B o l’Epatite C e muore prima dei 10 anni di età. L’interesse dei due ricercatori pakistani è rivolto alle colture primarie eritroidi e alla Real Time PCR quantitativa che vengono utilizzate per la realizzazione di un test in grado di predire la risposta dei pazienti con emoglobinopatie al trattamento con l’idrossiurea, farmaco che induce nei pazienti la produzione dell’emoglobina fetale, una molecola in grado di alleviare o in alcuni casi addirittura guarire il paziente dai sintomi della malattia. Purtroppo non tutti i pazienti rispondono alla terapia, e l’efficacia del farmaco viene evidenziata solo dopo molti mesi di trattamento. Per questo motivo è importante avere la possibilità di predire la risposta di ciascun paziente al trattamento, per evitare di esporre per molti mesi inutilmente al farmaco e ai suoi effetti collaterali quei pazienti, soprattutto i bambini, che poi si rivelano “non responder” e non riceveranno quindi alcun beneficio. Questa avanzata tecnica di laboratorio è stata messa a punto dalla dottoressa Rosalba Di Marzo, che coordina il laboratorio di terapia farmacologica delle emoglobinopatie del Campus, con i collaboratori la dottoressa Alice Pecoraro e il dottore Antonio Troia.
I due ricercatori pakistani nel corso della loro permanenza a Palermo hanno anche “sposato” l’iniziativa Un Natale con i Bambini talassemici, promossa dall’Associazione Piera Cutino, per la raccolta di fondi a favore dei progetti e della ricerca del Campus di Ematologia.