E dall'autobus scese Matteo Salvini | "La Sicilia vuole solo normalità" - Live Sicilia

E dall’autobus scese Matteo Salvini | “La Sicilia vuole solo normalità”

La visita a Palermo, tra i passeggeri che vogliono salutarlo e le domande dei cronisti. Gallery

PALERMO – Dall’autobus che alle undici del mattino arriva alla stazione della metropolitana Imperatore Federico iniziano a scendere i passeggeri, frastornati da un viaggio iniziato quattro ore prima a Castelvetrano, e tra di loro c’è anche Matteo Salvini. Il leader della Lega è impegnato in un tour elettorale per le regionali della prossima settimana, che vedono impegnata la sua lista “Noi con Salvini” accanto a Nello Musumeci, e per richiamare l’attenzione sulle fatiscenti infrastrutture siciliane si è imbarcato in un viaggio di nove ore da Trapani ad Agrigento, via Castelvetrano e Palermo. Appena sceso il leader leghista si infila subito nella fermata della metropolitana, presidiata da più forze dell’ordine che passeggeri, e va ad attendere il treno come un normale passeggero.

“Un conto è leggere su internet che da Trapani ad Agrigento ci vogliono nove ore, un conto è farlo davvero, insieme alle persone che si alzano alle cinque del mattino”. Il messaggio con cui Salvini viaggia per mezza Sicilia è questo. Lui sta accanto ai passeggeri e lo fa fisicamente. Si piazza sulla banchina a fumare, circondato da amici e sostenitori, e inizia uno scambio di chiacchiere con le persone in attesa come lui del mezzo per Palermo Centrale. C’è chi lamenta di dover pagare il parcheggio quando va in ospedale, chi dice di non sopportare più le bancarelle di bengalesi nel centro di Palermo, chi sventola dei cartelli con la scritta “Salvini premier” e chiede fotografie.

Salvini ascolta in silenzio e ha un sorriso per tutti. Questa mattina anche lui è parte in causa, con le sue nove ore di treno per fare trecento chilometri: “Da Trapani a qui ci ho messo cinque ore – dice – ci si mette di meno in parapendio o in sottomarino”. La parola che ripete più spesso è ‘normalità’: “La Sicilia ha bisogno di normalità, di infrastrutture, di sanità, di lavoro, non di grandi promesse o enormi strutture. Se non si parte dalla normalità non si va da nessuna parte, e questo lo porto in dote a Musumeci”. Anche se Musumeci ha scritto nel suo programma che una grande struttura, il Ponte sullo Stretto, vuole completarla? “Io su questo sono molto concreto – dice Salvini – se il Ponte si paga e sta in piedi va bene, ma prima bisogna fare andare da Trapani ad Agrigento a Ragusa chi vuole andarci. Vanno bene i grandi progetti, ma prima viene la normalità”.

Salito sul treno che deve portarlo a Palermo Centrale, il leader della Lega si siede e mette a caricare il cellulare, parlando del paesaggio siciliano e di come viene attraversato dal treno. “Abbiamo visto ben poco, questa mattina era tutto buio, ma è bellissimo. E con tantissimi ulivi, non me lo aspettavo”. Sono lontani, in effetti, i tempi in cui un leader della Lega non avrebbe mai messo piede in Sicilia: “Dobbiamo guardare avanti rispetto a queste cose. È la settima o ottava volta che vengo qui. L’Italia è bella e grande, e cerco di venire qui quando posso”.

Poco prima di arrivare a Centrale, una emozionatissima signora chiede di poterlo vedere: “Ho questa fortuna, fatemelo salutare”. Il leader leghista la invita a sedere davanti a sé, e lei inizia a parlare dei suoi problemi. Deve andare al Caf a risolvere una questione burocratica, ma a bassa voce vuole ribadire a Salvini un concetto che le sta a cuore: “Quando eravamo noi italiani, a emigrare, lavoravamo ed eravamo persone perbene. Non come adesso, qui”. La signora indica un punto indefinito fuori dal finestrino, poi conclude: “Dobbiamo ricordarci che prima veniamo noi, e poi gli altri”.

Alla stazione Centrale di Palermo lo scenario si fa più consueto, con l’assalto dei giornalisti e le domande sulle alleanze: “Escudo alleanze a livello nazionale e locale con Renzi, Alfano, Gentiloni, Bersani, e farò di tutto perché sia in Sicilia che in Italia vinca il centrodestra. Il Movimento Cinque Stelle sta dimostrando tutta la sua incapacità dove amministra, ma è chiaro che se dovessi telefonare a qualcuno non lo farei né a Renzi né ad Alfano”. Una sfida, quella siciliana, che per Salvini è comunque un risultato: “La sola novità che gli elettori di centrodestra troveranno quest’anno in Sicilia è il nostro simbolo”. Ma il leader leghista è subito richiamato da persone che vogliono parlargli. Ci sono ferrovieri che gli dicono che hanno bisogno di più sicurezza, precari e disoccupati che chiedono “risposte concrete”, semplici passanti che lamentano “l’assedio” dei posteggiatori abusivi nel centro di Palermo. Salvini, di nuovo fermo in banchina, annuisce. “Messaggio ricevuto”, dice.  

 

 

 

 

 

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