Ecco L'Elfo: da Catania al miracolo rap VIDEO

Ecco L’Elfo: da Catania al miracolo rap VIDEO

"Il mio percorso? E’ stato un pò la voglia di continuare e di non fermarmi nonostante le difficoltà e tutti i muri che mi si presentavano davanti".
LA DOMENICA DI LIVESICILIA
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CATANIA. Sei nato a Catania nel ’90, quali sono i tuoi primi ricordi da bambino? Com’era la nostra città negli anni della tua adolescenza?

Il ricordo che ho di Catania nella mia adolescenza, nella mia infanzia, è di una Catania molto movimentata. Ricordo che piazza Teatro Massimo era il fulcro della movida, in tutto e per tutto. Era veramente pienissima e tutto si svolgeva là, praticamente.

  • Sei figlio del drammaturgo e giornalista Domenico Trischitta, quanto ha inciso secondo te il suo lavoro nella tua capacità di esprimerti con le parole?

Credo che mio padre abbia influenzato la mia vita senza nemmeno volerlo, nel senso che io non mi sono mai confrontato con mio padre per quanto riguarda l’arte, anzi sono sono sempre stato molto schivo nei confronti della mia famiglia per tantissimi motivi che comunque richiederebbero uno psicologo e non un’intervista. 
Quindi credo che abbia influenzato il mio percorso artistico il fatto stesso che io sia suo figlio, secondo me. In qualche modo credo che mi abbia trasmesso un pò la passione per l’arte e per la scrittura.

  • Nel 2003 ti avvicini alla cultura Hip Hop, grazie alla passione per il writing. Ci racconti com’è andata esattamente?

Io fin da piccolissimo ero molto attratto da tutto quello che poteva significare un simbolo di ribellione, diciamo. 
Ero già molto attratto dal discorso nell’hip hop.
Mi piaceva tantissimo tutta la cultura urban che poteva variare dalla break dance allo skate, quindi sono stato fin da subito attratto.
Da ragazzino mi ricordo che mi vestivo largo, esattamente come i miei idoli in America: baggy jeans, cappellino da baseball e  magliette super larghe. 

  • Che ricordo hai oggi del Double Damage e della collaborazione con Punch? Siete ancora amici?

Con Tano Punch siamo ancora amici, lo reputo ancora un fratello, e spesso e volentieri siamo piure  assieme, per bere qualche drink e non solo. Sono molto grato al percorso che ho fatto con i Double Damage, perché sicuramente è stato un tassello fondamentale per la mia crescita artistica. 
E’ anche bello tornare indietro nel tempo e vedere tutto quello che abbiamo fatto assieme, perché in un certo senso  è un po lo specchio di quello che ero prima e mi fa vedere  l’evoluzione da prima ad oggi.

  • il 2014 è l’anno del tuo esordio come solista con “L’Ignorapper”. Era l’inizio di un sogno o il proseguimento naturale ed inevitabile del tuo percorso? Come l’hai vissuto?

“L’Ignorapper” è stato un pò il mio trampolino di lancio, tra virgolette, nel mio percorso da solista. Anche prima in un certo io ero solista, perché sono sempre stato io il cantante dei Double Damage, Tano appunto si occupava di farmi le basi. Però era un rapporto talmente simbiotico che era come se fosse un gruppo vero e proprio. Non era per me una “roba” dove io facevo semplicemente il rap, era proprio un gioco di squadratra me elui. Quindi “L’Ignorapper” è stato poi una sorta di svezzamento per quanto riguarda il mio percorso artistico da solista.
E’ stato un pò la voglia di continuare e di non fermarmi nonostante le difficoltà e nonostante tutti i muri che mi si presentavano davanti.

  • Nei tuoi testi oltre a Catania, la vita dentro i quartieri, le sue regole, il senso di fratellanza e qualche “stoccata” ai colleghi, non manca mai un pensiero alle donne amate, anche solo per una notte. Per L’Elfo di oggi, e le sue nuove consapevolezze, le donne sono il “veleno” o l’”antidoto” di questa vita?

Sono del parere che la donna sia veramente l’emblema della vita e lo dico davvero in senso molto filosofico, perché per me, per quanto mi riguarda, regalare un’emozione o avere in regalo un’emozione da parte di una donna, che può essere anche  una semplice notte, è qualcosa di magico.
Non è semplicemente un rapporto sessuale o un rapporto di complicità tra due persone, ma diventa secondo me veramente propria poesia e storia, che poi influisce molto sulla tua crescita personale. 
Reputo la donna veramente qualcosa in più.

  • Sempre nel 2014 ti guadagni di diritto e sul campo l’accesso al programma televisivo MTV Spit. Com’è stato, venendo da Catania, raggiungere un palcoscenico nazionale così prestigioso?

MTV Spit è stato un bellissimo traguardo per quanto riguarda la mia carriera. E’ stato il coronamento di tutta la fatica che ho fatto durante il mio percorso da freestyler. Per me il freestyle è stato super importante. E’ stata la prima disciplina che mi ha avvicinato in maniera seria al mondo del rap. 
Ricordo con tantissimo piacere i miei due titoli regionali.
Sono stato campione regionale per ben due volte, ed ogni volta che arrivo in finale in Italia sono arrivato come minimo in semifinale.
Quindi poi arrivare a passare tutte le selezioni successivamente per arrivare in un canale come MTV Spit,  che ricordo che guardavo da bambino, è stato veramente molto bello.

  • Il 2017 è considerato l’anno della tua consacrazione, grazie alla partecipazione alla IIª edizione del Mic Tyson- freestyle battle, organizzato dal rapper Nitro, dove batti MC del calibro di Debbit, Blnk e Posaman ed ottieni il secondo posto assoluto. E’ stato il riscatto di quel bambino che sognava con lo sguardo perso tra le strade di Catania e pensava che da grande avrebbe fatto grandi cose? 

Il mio percorso da freestyler arriva a mettere una coccarda, se possiamo dire, con il Mic Tyson, che è stata l’ennesima conferma che in Italia, per quanto riguarda il freestyle, ho dato il mio contributo, e chiunque sia cresciuto col freestyle ricorda L’Elfo che fa freestyle con molto affetto.
Quindi sì, sicuramente il Mic Tyson è stata una bellissima chiusura di carriera per quanto riguarda il freestyle, anche se io, vi dico la verità, non ho mai puntato ad essere un grande avversario.
Io ho sempre puntato in un certo senso a far uscire la mia vera natura, cioè a dimostrare di essere un grande artista. Quindi per quanto riguarda la discografia, per quanto riguarda ogni singola canzone.
Nonostante questo continuo ad amare il freestyle e credo che sia una disciplina magica.

  • Tu che sei nato in una città come Catania, credi nella possibilità di riscattarsi con le proprie scelte ed il proprio lavoro? Credi che sia possibile per tutti? “Pi tutti i carusi ri tutti i quatteri”?

Credo che Catania sia una sorta di “gabbia”, ed allo stesso tempo che sia una sorta di “prova” per ogni persona. 
Perché si sa che qui nel Sud Italia è tutto molto difficile. Anzi, nello specifico in Sicilia è molto più difficile, perché, se parliamo di arte, un posto come la Campania è sempre stato avanti anni luce. 
Per quanto riguarda le possibilità qui a Catania, prima prima che io facessi il miracolo con la mia musica, prima che fossi accettato anche in Italia nel mio piccolo, era veramente utopia pensare che un artista potesse diventare famoso o potesse guadagnare con la propria musica. 
Quindi amo ed odio Catania allo stesso tempo.

  • Non hai mai fatto mistero dei tuoi demoni interiori, e di quanto sia stato difficile cercare di tenerli a bada. Credi anche tu che le battaglie più difficili, nella vita, in realtà si combattano contro se stessi?

Credo che il nemico principale di ogni persona, o meglio di ogni persona come me, sia di fronte allo specchio. Sicuramente tutti i casini che ho in testa e tutto il mio caos interiore è una roba che mi ha fatto stare male, tantissime volte e tuttora mi fa stare male, ma è anche il mio punto di forza, perché io vivo un pò come se fossi un’araba fenice: mi piace crollare, in un certo senso come se fossi un pò masochista, per poi rialzarmii più forte di prima. 
Questo è il mio pregio ed  anche il mio difetto.


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