(Roberto Puglisi) Qualche malumore traspare dalle chat, rigorosamente, private. Ma sono stati, comunque, giorni di festa per il Pd locale che ha accolto la sua segretaria, Elly Schlein, in un viaggio elettorale nell’Isola. Nessuno ha parlato siciliano, però. Non si è parlato dei nodi problematici, che sono tantissimi, di questo Partito democratico, capace di inanellare una sconfitta dietro l’altra. Non si è parlato del caso Chinnici, alias Caterina, ex candidata del centrosinistra alle regionali, oggi alla corte di Renato Schifani. Tutti argomenti tenuti in un forziere di silenzi. Da qui qualche malpancismo interno che non viene pubblicamente esternato. La compagna Elly è al comando e hai visto mai qualcuno che si mette di traverso al leader?
Festa e memoria
Cominciamo dalle annotazioni buone. Da quel clima di letizia popolare, cioè, che il Pd aveva dimenticato, essendo ormai il partito dell’assenza. Prove sovrabbondanti. Una candidata ‘invisibile’ all’ultima sfida per Palazzo d’Orleans – sì, sempre l’onorevole Chinnici – prima di materializzarsi nel campo avversario. Un partito che non ci mette la faccia, con la sua classe dirigente. Che ha sacrificato un gentiluomo come Franco Miceli, travolto dal ciclone Lagalla, a Palermo. L’affettuosa Elly Schlein – davvero lo è, in empatia e gentilezza – ha avuto lo stesso effetto ‘miracolosa comparsa’ di un autobus a Mondello. E chi se lo ricordava più? Perfino l’ormai celebre siparietto del succo di frutta alla pesca, accettato a casa di una signora, è stato una testimonianza di calore umano. I passaggi sulla memoria dei martiri di mafia, dal canto loro, sono stati tutti calibrati e opportuni.
Impegno e vaghezza
Tuttavia, non basta dire che la mafia è una cosa brutta per avere a disposizione un programma politico. Né è sufficiente polemizzare contro il governo, sui temi del lavoro, restando nell’impegno di una vaga opposizione. Ci vogliono idee, numeri e competenza. Qualità che la neo-segretaria – secondo i più fiduciosi – dimostrerà di possedere. Ed è sacrosanto difendere i diritti civili, ma sarebbe meglio farlo senza demonizzare coloro che, sinceramente e serenamente, vogliono discuterne, per valutare insieme cosa sia da proteggere, in senso assoluto, e cosa, invece, può diventare oggetto di un confronto su molte questioni al limite. Ci sono ferite da affrontare, come la paventata fuga dei moderati e i siparietti coprono i vuoti fino a un certo punto. Succo alla pesca? Meloni per dieci anni… Ecco la battuta ortofrutticola che si staglia con la chiarezza di una tagliente suggestione. Un po’ cattivella? Forse. Ma siamo sicuri che un simile ‘rischio’ non sia percepito da molti elettori del centrosinistra?
Il vasto carro del vincitore
La visita in Sicilia di Elly Schlein, infine, ha dimostrato, ancora una volta, quanto sia vasto il pianale del carro del vincitore. Il Pd dei compagni-coltelli, ribelle alle pacificazioni, innamorato dei rancori, si è ritrovato come una scolaresca gioiosa e disciplinata al cospetto della nuova preside. Sono scene che abbiamo osservato altre volte e non certo appannaggio esclusivo dei democratici. La Sicilia del centrosinistra rimane un rebus, un nodo intricatissimo. Si consiglia di regalare alla segretaria un vocabolario siculo-italiano, affinché riesca a riflettere meglio sulle sorti di una comunità derelitta e sulla specifica sintassi. Suggeriremmo, bonariamente e con il sorriso, un proverbio, tanto per cominciare: “‘U cani muzzica sempre ‘u cchiu spardatu”. Una porzione della storia delle ultime elezioni, in fondo, è racchiusa lì. L’invito implicito del motto? Il Pd deve attrezzarsi, se intende esorcizzare le peggiori profezie.