Enzo Ercolano positivo al Covid-19: scarcerato dopo la condanna a 12 anni - Live Sicilia

Enzo Ercolano positivo al Covid-19: scarcerato dopo la condanna a 12 anni

Accolta l'istanza della difesa. Alla base della decisione della Corte d'Appello "le condizioni di salute pregresse". Il profilo criminale.
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CATANIA – Enzo Ercolano, figlio del boss ormai defunto Pippo, è risultato positivo al Covid durante la detenzione nel carcere di Frosinone. Da qualche ora è tornato in libertà. La Corte d’Appello di Catania, che appena qualche giorno fa lo ha condannato a 12 anni di reclusione a conclusione del processo di secondo grado scaturito dall’inchiesta Caronte, ha accolto l’istanza di scarcerazione dei difensori, gli avvocati Francesco Antille e Valerio Spigarelli, disponendo la revoca della misura cautelare in carcere. La Pg ha dato parere favorevole, in considerazione delle condizioni di salute del detenuto, agli arresti domiciliari. 

“Le condizioni di salute dell’imputato – si legge nel provvedimento dei giudici d’appello – per specifica tipologia integrano, ad avviso di questa Corte, commorbilità idonee ad aumentare il rischio di compromissione delle funzioni respiratorie dell’imputato già affetto da Covid”.

Inoltre dai calcoli della Corte d’Appello i termini di custodia cautelare nei confronti di Enzo Augusto Ercolano, arrestato dal Ros nel 2014, scadono il prossimo 20 novembre.

Quindi i magistrati ritengono che “attesa la prossima scadenza del termine massimo di custodia cautelare la misura può essere revocata”. Da queste valutazioni, dunque, la Corte d’Appello ha ordinato l’immediata scarcerazione di quello che è ritenuto dagli inquirenti catanesi uno dei volti imprenditoriali di Cosa nostra etnea.

Soddisfatti Antille e Spigarelli della decisione: “Attendiamo rispettosamente le motivazioni della sentenza d’appello, ma siamo già pronti per il ricorso per Cassazione”, commentano. 

Ma chi è Enzo Ercolano? Dalle carte dell’inchiesta del Ros Caronte emergono rapporti imprenditoriali e criminali (anche con le ‘ndrine) a livelli altissimi. Da una parte infatti sarebbe l’erede del padre Pippo Ercolano che fondò l’azienda di trasporti Avimec poi confiscata nel 1997. E da quelle ceneri è nata la Geotrans, anch’essa finita nelle mani dello Stato.

L’azienda con il tempo è diventata uno dei simboli catanesi della lotta alla mafia: in uno degli uffici dove Enzo Ercolano lavorava c’è la foto di Borsellino e Falcone. Appena si fa ingresso, invece, c’è l’immagine di Pippo Fava, il giornalista assassinato dall’uomo d’onore Aldo Ercolano, fratello di Enzo. Sui rimorchi dei camion campeggia la scritta di AddioPizzo. 

La famiglia avrebbe voluto un destino diverso per Enzo. Un destino lontano dalle aule giudiziarie. Il pentito Santo La Causa racconta che Aldo gli avrebbe chiesto di tenere a bada il fratello. La madre Grazia Santapaola (sorella del padrino Nitto)  avrebbe voluto per Vincenzo si occupasse solo degli affari. Ma dalle carte giudiziarie che hanno portato alla condanna in appello sembrerebbe proprio che Enzo ha seguito le orme mafiose di papà Pippo e del fratello Aldo. 

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