A poche settimane dall’intervista a Livesicilia di Paolo Guzzanti, riportiamo le dichiarazioni che Luciano Randazzo, avvocato, ci ha rilasciato sul mistero dell’omicidio Fragalà. Grande amico del penalista palermitano, Randazzo ha avuto da Fragalà un valido aiuto ai tempi in cui rappresentava la difesa della famiglia dei fratelli Mattei, bruciati vivi nella loro casa in una notte del 1973.
Ha avuto contatti con Fragalà negli ultimi mesi della sua vita?
“L’ultimo ricordo che ho di Enzo Fragalà risale al 2010, durante la presentazione del libro “BR esoteriche” di Ruggero Capone, quando entrambi venimmo invitati a parlare a Palazzo Ferraioli. Ricordo che stava bene, era tranquillo, ci appartammo un attimo come tra buoni amici avvocati. Parlammo, mi disse solo di avere qualche dispiacere a causa della mancata ricandidatura, ma alla fine non gli interessava più nulla, dal momento che già ricopriva l’incarico di Consigliere Comunale a Palermo”.
Nel periodo in cui lei rappresentava in tribunale la famiglia Mattei, Fragalà si interessò parecchio del caso.
“Fragalà mi aiutò tantissimo, e in quanto vicepresidente della commissione Mitrokhin mi fornì delle eccezionali documentazioni che io ho ritualmente depositato alla Procura della Repubblica di Roma, presso l’ufficio del pubblico ministero Monteleone, che allora si occupava di questo caso. Mi mandò atti, documenti, fatti, circostanze, molto dettagliate in merito al “Rogo di Primavalle” che seguivo in quel periodo in quanto legale della famiglia Mattei. Ci incontrammo nel suo ufficio in piazza San Silvestro e d’un tratto mi ritrovai per le mani delle piste investigative eccezionali. Per questo motivo venni anche convocato in Procura come persona informata dei fatti, da parte dell’attuale pm Tescaroli”.
Ci può sintetizzare queste piste investigative?
“In sostanza le piste riguardavano certe dichiarazioni che aveva reso un agente infiltrato, dell’ufficio affari riservati, all’interno di Potere Operaio, e riguardanti gli attentati precedenti il rogo. Prima di questo, infatti vi erano stati già diversi attentati, tra cui uno ai danni di un tabaccaio, a testimonianza che Primavalle non è fatto isolato ma è la fine di prodromi che avvengono precedentemente e dove nessuno ha indagato. Se lei va a verificare non esiste nessuna indagine nei confronti del tabaccaio al quale hanno bruciato il negozio”.
Per cosa è stato ucciso?
“Alla fine il povero Enzo Fragalà è stato ucciso, e non credo assolutamente, conoscendolo, da un suo cliente insoddisfatto, come ha sostenuto un certo percorso investigativo palermitano. Concordo in pieno con la chiave di lettura offerta da Guzzanti. Enzo era depositario di tanti segreti, dei più grossi segreti. Perché viene ucciso? Perché viene lasciato solo. Non aveva neppure la scorta, oggi pure l’ultimo deputato pluripregiudicato va in giro con le auto blu. Credo che Enzo avesse trovato il Grande Vecchio, a almeno c’era arrivato vicino, il burattinaio delle Brigate Rosse e i segreti delle infiltrazioni del KGB in Italia. Qualcuno ha ritenuto opportuno chiudere la partita”.
Cioè?
“Parliamoci chiaro, Achille Lollo, uno degli esecutori materiali del Rogo, sparisce aiutato dai servizi segreti e dall’apparato occulto del PCI. Grillo poi, altro corresponsabile, era fratello di un alto ufficiale dei carabinieri. Le faccio un nome: un certo Cicalini, era un comunista della prima ora, un ex partigiano che faceva parte di questo apparato clandestino del PCI. Costui aveva un ufficio a Botteghe Oscure e si occupava di far espatriare i terroristi non solo durante gli anni ’50, ma anche alla fine degli anni ’70 la struttura appare ancora operativa, tanto che Lollo Grillo e Clavo fuggono, vanno prima in Svezia, poi in Angola, dove Lollo diventa sergente maggiore dell’Esercito di Liberazione Angolana. E in quel periodo, nonostante fosse latitante e indagato per strage, diventa corrispondente della Rai. È Enzo a dirmi tutto questo. Il paradosso è che io sono stato sottoposto a due procedimenti penali per calunnia nei confronti di Morucci, Pace e Piperno, Lollo invece viene convocato quest’anno in Procura da uomo libero perché il reato è ormai caduto in prescrizione, e si avvale della facoltà di non rispondere, nessun procuratore della Repubblica ha mai spiccato ordini di custodia cautelare nei suoi confronti. Il fatto è che quegli anni devono essere cancellati, ma dall’altro devono essere ricordati a seconda delle circostanze”.
D’accordo, ma senza documenti restano solo parole.
“Mi lasci due giorni e le fornirò alcuni documenti ottenuti da Fragalà e riconducibili all’apparato segreto del vecchio PCI, che provvedeva alle procedure di espatriazione”.