PALERMO – Pietro Liga, condannato per mafia con sentenza definita, si era sentito offeso. L’onta delle parole pronunciate da un uomo d’onore della sua stessa famiglia mafiosa, quella di Bagheria, andava lavata. Con i piccioli, però.
La cronaca ci consegna la storia di una tentata estorsione singolare. In carcere, oltre a Liga, 49 anni, sono fine la moglie Rosa Costantino, 52 anni, e la figlia Maria, di 25. Tutto è avvenuto nel braccio “Libeccio” del carcere Pagliarelli di Palermo. Le richieste estorsive sarebbero andate avanti da agosto ad ottobre 2014 e cioè pochi mesi dopo che la vittima – si tratterebbe di un componete della famiglia Granà – era stata arrestata nel blitz dei carabinieri denominato Reset del giugno precedente. Ed è proprio nelle carte dell’ordinanza che Liga, raggiunto dallo stesso provvedimento nel carcere dove era rinchiuso dal 2013, ha letto le parole ritenute lesive della sua dignità di uomo d’onore, certificata da una sentenza di condanna a dieci anni e mezzo che adesso sta scontando a Tolmezzo.
E così, quando era ancora al Pagliarelli, Liga avrebbe avvicinato Granà nella cappella chiedendogli 20 mila euro. Se non avesse pagato sarebbero scattate le ritorsioni nei confronti de familiari. Insomma, un’estorsione in piena regola accompagnata dai tipici passaggi del repertorio di Cosa nostra, compreso lo “sconto”, proprio come si fa con imprenditori e commercianti. Imprenditore nel settore delle forniture edili, oltre che presunto mafioso, lo è anche la vittima. In questo caso la pretesa sarebbe scesa da 20 mila a 2 mila e 500 euro, che i parenti del detenuto avrebbero dovuto consegnare alla moglie e alla figlia di Liga, in base alle direttive ricevute durante i colloqui. Proprio i colloqui carcerari avrebbero rappresentato, più volte, l’occasione per avvicinare e fare pressioni sulla moglie del detenuto.
Le microspie, però, hanno registrato tutto e sono scattati gli arresti chiesti e ottenuti dai pubblici ministeri Francesco Mazzocco e Caterina Malagoli. Le indagini dei carabinieri del Comando provinciale e della compagnia di Bagheria fanno emergere due dati significati: la crisi economica dei clan che non risparmia gli stessi affiliati dalle richieste estorsive e il ruolo delle donne, sempre più operative oggi che gli uomini sono quasi tutti in cella.